Leone XIV, come Francesco: contro il colonialismo in America

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Francesco, il primo papa proveniente dall’America, chiese perdono per i «peccati» commessi dalla Chiesa nel benedire i conquistatori (coloro che avevano «conquistato» e non «scoperto») che, cinque secoli fa, giunsero in quelle terre e le macchiarono di sangue, fino a cancellare l’identità culturale di molti popoli originari.

Il suo successore, Leone XIV, secondo pontefice proveniente dal continente americano (nato negli Stati Uniti e adottivo del Perù), ha scritto in questi giorni un interessante messaggio giubilare rivolto ai rappresentanti di quegli stessi popoli indigeni (in spagnolo, lo scorso 16 ottobre − ndr) che ancora oggi resistono. Fedele al suo stile, meno veemente di quello di papa Bergoglio, riconosce che l’«evangelizzazione» dell’America ebbe «luci e ombre». Compiuta dalle «grandi potenze occupanti», portò con sé «ferite» per le quali questo Anno Santo della Speranza può rappresentare un «tempo prezioso per il perdono e per riconciliarci con la nostra stessa storia».

È evidente che, quando Prevost — come già Francesco — parla di «luci», si riferisce all’eredità culturale e spirituale che, dall’Europa, si radicò in America, dando vita a un’identità propria che, cinque secoli dopo, resta ancora viva. Neruda, Benedetti, García Márquez o Vargas Llosa hanno lasciato tonnellate di bellezza scritta in spagnolo. E se le tre caravelle di Colombo non fossero approdate a quel sorprendente destino (benché cercassero in realtà l’India), la Storia sarebbe stata molto diversa.

Ma, pur essendo vero tutto questo, il grande «perdono» deve essere chiesto per le volte in cui la «colonizzazione» si travestì da «evangelizzazione». Quando vennero annientate culture e interi popoli oggi scomparsi. Quando, invece di promuovere il meticciato e la giustizia sociale (in questo, altre nazioni portano una colpa ancor più grave della Spagna — e non lo dico per spirito patriottico), prevalse un assurdo senso di superiorità.

Vi furono profeti come Bartolomé de las Casas che alzarono la voce in difesa dei diritti degli «indios». Ma vi furono anche papi, vescovi e missionari che seguirono le orme di Alessandro VI, dividendo artificialmente l’America con una linea retta pensata unicamente per accontentare quelle «grandi potenze occupanti».

Fu allora che nacque la cosiddetta «Dottrina della scoperta», dalla quale la Chiesa, nel 2023, si è ufficialmente dissociata, ribadendo che non fa più parte del magistero pontificio. Probabilmente, alcuni si aspettavano da Prevost un passo indietro su questo punto. Ma, fedele al suo stile sobrio e misurato — anche se qualcuno finge di non capirlo — egli ci ha invitati ad abbracciare il perdono per le «ferite». Per un peccato. Per un male. Perché, e non poteva essere altrimenti, Leone XIV rifiuta il colonialismo in America. Che, del resto, ancora oggi sopravvive nelle mani di grandi interessi macroeconomici senza anima.


León XIV, como Francisco, rechaza el colonialismo en América

Miguel Ángel Malavia

Francisco, el primer papa de América, pidió “perdón” por los “pecados” cometidos por la Iglesia al bendecir a los conquistadores (que no ‘descubridores’) que hace cinco siglos llegaron a esa tierra y la tiñeron de sangre, hasta borrar la identidad cultural de muchos de sus pueblos originarios.

Su sucesor, León XIV, el segundo pontífice en llegar desde el continente americano (hijo nativo de Estados Unidos y adoptivo de Perú), ha escrito estos días un interesante mensaje jubilar dirigido a los representantes de esos mismos pueblos indígenas que aún sobreviven. Fiel a su estilo, es menos vehemente que Bergoglio, pero sostiene que la “evangelización” de América tuvo “luces y sombras”. Llevada a cabo por “las grandes potencias ocupantes”, estas últimas ocasionaron “heridas” para las que este Año Santo de la Esperanza puede suponer un “tiempo precioso para el perdón” y para “reconciliarnos con nuestra propia historia”.  

Parece evidente que, cuando Prevost, como hiciera Francisco, habla de “luces”, se refiere al legado cultural y espiritual que, desde Europa, se encarnó en América y sembró una identidad propia que, cinco siglos después, se mantiene vigente. Neruda, Benedetti, García Márquez o Vargas Llosa dejaron toneladas de belleza escrita en español. Y eso, si las tres carabelas de Colón no hubieran llegado a un sorprendente destino (ya sabemos que en realidad buscaban la India), hubiera dejado una Historia muy distinta.

Pero, siendo eso cierto, por lo que hay que pedir un gigantesco “perdón” es por las veces en que la ‘colonización’ se vistió de ‘evangelización’. Cuando se aniquilaron culturas y pueblos enteros que hoy no existen. Cuando no se impuso el mestizaje y la justicia social (ahí, otras naciones arrastran más culpa que la española, y no lo digo por ningún afán patriotero), sino un absurdo afán de superioridad.

Hubo profetas como Bartolomé de las Casas que clamaron en defensa de los derechos de “los indios”, sí. Pero también hubo papas, obispos y misioneros que siguieron la estela de Alejandro VI y dividieron artificialmente América con una línea recta que solo pretendía contentar a esas grandes potencias ocupantes”.

Ahí surgió la llamada ‘Doctrina del Descubrimiento’, por la que la Iglesia, en 2023, se retractó oficialmente e insistió en que ya no forma parte del magisterio pontificio. Seguramente, algunos esperaban de Prevost que diera un paso atrás en este sentido. Pero, fiel a su estilo sobrio y mesurado, aunque algunos no quieran enterarse, nos ha llamado a abrazar el “perdón” por unas “heridas”. Por un pecado. Por un mal. Porque, como no podía ser de otro modo, León XIV rechaza el colonialismo en América. Que, por cierto, aún pervive en manos de grandes intereses macroeconómicos sin alma.

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8 Commenti

  1. Maria 5 novembre 2025
  2. Carlos Freile 21 ottobre 2025
  3. Lucio Croce 21 ottobre 2025
  4. Giovanni Di Simone 21 ottobre 2025
  5. Giuseppe 21 ottobre 2025
  6. Pietro 20 ottobre 2025
  7. Angela 20 ottobre 2025
  8. Angela 20 ottobre 2025

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