Torino: La Parola sul cuore

di:
torino

L’opera di Morphos che illustra la lettera pastorale 2025-2026 del vescovo di Torino Roberto Repole

«Credo che la questione che stiamo affrontando, quella della trasmissione della fede, ci obblighi anzitutto a guardare con onestà, con coraggio, ma anche con fiducia il tempo che stiamo vivendo, il mondo in cui siamo immersi e dunque l’umanità che condividiamo con le nostre sorelle e i fratelli a cui vorremmo offrire il Vangelo. Perché, se non ci mettiamo nell’ottica dei destinatari, probabilmente non abbiamo la piattaforma di fondo per trasmettere il Vangelo».

Così il card. Roberto Repole commenta il lavoro di dialogo e di scambio al termine della Convocazione diocesana del 18 ottobre 2025, evento che, dal 2024, riunisce le comunità diocesane di Torino e Susa in un unico appuntamento, e che è stata occasione di approfondimento della nuova Lettera pastorale La Parola sul cuore. Lettera sulla trasmissione della fede.

Trasmettere la fede

Il tema è urgente, come lo è stato per ogni epoca. La Lettera si apre con quello che si definisce un avvio “folgorante”, le parole di 1Gv 1,1.3, originale rispetto agli altri testi neotestamentari: nessun indirizzo di saluto, un mittente comunitario, un destinatario comunitario.

L’urgenza di comunicare l’esperienza vissuta mette al primo posto i testimoni, perché il fine sia la comunione, in un circolo profondo: «chi riceve l’annuncio partecipa della vita di coloro che lo trasmettono e diventa con essi una “cosa sola”; nel contempo, gli annunciatori e i destinatari dell’annuncio prendono parte alla vita stessa, eterna, di Dio». L’esito di queste nuove relazioni è visibile non nei numeri, ma nella gioia.

La presentazione di questo testo diventa riferimento per rileggere il cambiamento in atto, che, da tempo, mette in discussione i dispositivi di trasmissione della fede di cui sono attrezzate le comunità cristiane.

Le parole di Giovanni aiutano a riscoprire la dinamica di sempre, alla quale ogni esperienza di Chiesa è a servizio, quella tra il dono gratuito di Dio e la libertà di chi oggi abita questi spazi e questi tempi. «Dobbiamo prendere coscienza del fatto che solo un annuncio del Vangelo che provenga da comunità di testimoni autentici è in grado di intrecciare la vita delle donne e degli uomini di questo nostro tempo».

Essere “testimoni autentici”

Che cosa intende il cardinale per “testimoni autentici”? Nella convocazione già citata del 18 ottobre, così chiarisce l’espressione: «A me sembra che l’aspetto fondamentale sia mostrare che la nostra umanità non è un’umanità perfetta. Continuo a ribadire quello che ho scritto nella Lettera: se c’è un posto in cui i peccatori possono essere accolti, questa è la Chiesa. E non dobbiamo demonizzarci a vicenda, guardando l’uno il peccato dell’altro, perché non avremmo capito niente della Chiesa. Non ci è chiesto di essere dei cristiani perfetti, però dei testimoni credibili che la nostra umanità è veramente in via di trasfigurazione. Perché è un’umanità abitata dallo Spirito del Risorto».

Rendere visibile nei contesti di vita ordinaria la qualità umana che nasce dal Risorto: ecco la sfida attorno a cui ruota la trasmissione della fede. Ciò che vale per i singoli, vale per le comunità cristiane, chiamate, quindi, a rimettere al centro di ogni attività il servizio alla fede, cioè l’attenzione all’azione che Dio sta realizzando nel cuore delle persone.

Si invita, pertanto, ad una formazione, in varie modalità (sono nominate le catechesi per giovani e adulti tenute da mons. Repole, così come il tirocinio di pratica pastorale per i nuovi ministeri istituiti). L’obiettivo è quello di offrire una formazione non solamente fatta di contenuti teologici ma, accanto ad essi, capace anche di riconoscere e di valorizzare le competenze umane di chi partecipa.

Particolare attenzione è data ai giovani, a cui si invita a dare priorità, rendendo la pastorale giovanile lo spettro attraverso il quale vedere ogni ambito pastorale. Per questo, occorre investire risorse anche su di essi, e poi sugli adulti, non solamente sui bambini. Inoltre, diventa un segno particolarmente interessante la presenza crescente di catecumeni adulti.

Una verifica delle strutture

La Lettera si conclude con una constatazione che va oltre i metodi e le tecniche, e fa inclusione con l’apertura: «Si impone oggi una riflessione sulle nostre strutture anche nel senso di cogliere sempre più lucidamente che esse sono al servizio dell’annuncio del Vangelo e non all’inverso. Talvolta siamo così preoccupati per la sussistenza delle nostre comunità parrocchiali o dei nostri gruppi che accostiamo le persone con lo scopo di mantenerli in vita. Questo approccio strumentale e interessato non può comunicare il Vangelo, perché ne è una smentita in atto. Le persone non possono cogliere la gratuità dell’amore di Dio che si è comunicato in Cristo e ci raggiunge nella forza dello Spirito, quando hanno il sentore di essere accostate con secondi fini. Anche per questo siamo chiamati a ristrutturare le parrocchie che abbiamo ereditato, perché restino comunità vive, preoccupate non di auto-preservarsi, ma di vivere con gioia di Cristo e di accogliere con libertà qualunque persona vi si accosti. Dobbiamo avere noi stessi più fiducia nel Vangelo: al punto da essere liberi di domandarci quali delle nostre strutture sono utili alla sua trasmissione e quali hanno fatto il loro tempo, possono trasformarsi e, in qualche caso, persino cessare di esistere».

Nell’intervento alla Convocazione diocesana, il cardinale offre due piste di azione.

La prima, riguarda l’ascolto dei giovani, che non può essere pensato solamente sulle spalle di preti, suore e religiosi, per ovvi motivi, ma forse «questa è un’opportunità per domandarci se dentro le nostre comunità cristiane ci sia qualcuno che ha il carisma di un accompagnamento spirituale personalizzato».

In secondo luogo, va riconosciuta una nuova via per la quale si accede all’esperienza ecclesiale: «se nel passato la struttura, potremmo dire, della trasmissione della fede avveniva fondamentalmente così, cioè qualcuno diventava credente e poi operava da credente nella comunità e a servizio degli altri, oggi può essere che l’accesso alla fede avvenga con il binario inverso, cioè dei giovani che in un contesto così individualista sono sempre anche più spersonalizzati, hanno la necessità di essere riconosciuti in quello che possono offrire e a volte questa è la porta d’ingresso».

Anche se non è nominata esplicitamente, la Lettera lascia intravedere una ricerca di reciprocità, senza la quale non può darsi la gioia di cui si parla all’inizio; è questa ricerca, mai conclusa, che può aiutare le comunità cristiane a trasmettere – ma anche a ricevere – la fede in forme nuove.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto