Perché la voce di Mattarella spaventa Putin (e non solo)

di:
matterella

(Photo Michele Nucci / LaPresse)

Ha meravigliato molti la furibonda reazione della portavoce del ministro degli Esteri russo, Marija Zacharova, al discorso tenuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 5 febbraio scorso a Marsiglia, nel ricevere il dottorato honoris causa da quella Università (cf. il discorso di Mattarella su SettimanaNews).

In quella occasione Mattarella ha rievocato le vicende che, negli anni Trenta del secolo scorso, portarono alla seconda guerra mondiale. In primo luogo, «l’accentuarsi di un clima di conflitto, anziché di cooperazione», con «un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute». Così, «a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista». «Fu questo», ha spiegato, «il progetto del Terzo Reich in Europa».

Il discorso di Mattarella e la reazione di Mosca

Non si è trattato, però, solo di una lezione di storia. Ne è scaturito anche un riferimento al presente: «L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Da qui un monito, evidentemente rivolto agli odierni fautori della pace ad ogni costo:

«Le politiche di appeasement adottate dalle potenze europee nei confronti dei fautori di queste dinamiche furono testimonianza di un tentativo vano di contenere ambizioni distruttive di simile portata: emblematico rimane l’Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l’annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia. Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto».

A fare scattare la reazione della portavoce russa è stato il paragone del progetto del Terzo Reich tedesco con l’aggressione russa all’Ucraina: «È strano e folle», ha detto, «sentire invenzioni così blasfeme dal presidente dell’Italia, un Paese che sa in prima persona cosa sia veramente il fascismo», ricordando che durante la Seconda guerra mondiale la Russia è stata sottoposta a «un attacco mostruoso da parte della Germania di Hitler».

Due giorni dopo la Zacharova è tornata sul discorso di Mattarella, affermando che esso «non può essere lasciato senza conseguenze» e sottolineando che a pronunciarlo è stato il «presidente di un Paese che storicamente è stato proprio tra quelli che hanno attaccato» la Russia.

Le «conseguenze» si sono viste il giorno dopo, quando si sono verificati vari attacchi informatici contro alcuni siti italiani di aeroporti e servizi finanziari, rivendicati da hacker filorussi proprio come ritorsione al discorso del presidente della Repubblica.

Già ai primi di gennaio la Zacharova aveva escluso che l’Italia potesse avere un ruolo di mediazione nel processo di pace, essendo tra gli Stati che «hanno assunto una posizione antirussa inequivocabile e molto aggressiva, sostenendo il sanguinario regime di Kyiv, e fornendo una sostanziale assistenza militare».

Da parte di Mosca non c’è mai stato, però, un attacco specifico nei confronti di rappresentanti istituzionali del nostro Paese. Perciò colpisce il fatto che ora il bersaglio sia il nostro presidente, per un discorso peraltro – come è nella logica della sua funzione – senza immediate ricadute politiche. È dunque nella sua analisi che dev’essere cercata la spiegazione di questa aggressione verbale.

«Invenzioni blasfeme»

A incuriosire gli osservatori è stato l’uso, da parte della Zacharowa, di un aggettivo che ha a che fare con la sfera religiosa, quando ha parlato di «invenzioni blasfeme», «bestemmie». Per capirlo, bisogna riandare alla motivazione con cui Putin, all’indomani dell’avvio della «operazione speciale», ha ritenuto di giustificarla: «Non rinuncerò mai alla convinzione che i russi e gli ucraini sono un solo popolo, anche se alcuni degli abitanti dell’Ucraina sono stati intimiditi, molti sono stati ingannati dalla propaganda nazista e nazionalista».

Alla base dell’attacco, dunque, veniva posta una «mistica» del popolo russo, che ha anche un risvolto religioso. Poco prima il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, aveva dichiarato che «l’Ucraina non è alla periferia della nostra Chiesa. Noi chiamiamo Kiev la madre di tutte le città russe. Kiev è la nostra Gerusalemme. L’ortodossia russa comincia da lì. È per noi impossibile abbandonare questa relazione storica e spirituale».

Sullo sfondo, dunque, c’è una visione che ha le sue radici nella storia dell’impero zarista e che esalta la «santa Madre Russia» come un’entità al tempo stesso politica e religiosa, sacralizzando il potere politico. È la formula del rapporto tra Chiesa e Stato che gli storici hanno chiamato cesaro-papismo, risalente addirittura all’impero bizantino, in cui il sovrano è anche il vero capo della comunità cristiana e ha una rilevanza sacra. L’ultimo zar, Nicola II, è stato ufficialmente elevato all’onore degli altari ed è un santo della Chiesa ortodossa.

«Autocrazia, ortodossia, nazionalità» è il motto che fin dal tempo degli zar ha dominato la mentalità russa, in contrapposizione a quello della rivoluzione francese «Liberté, égalité, fraternité». Si capisce perché fin dall’inizio di questa guerra il patriarca di Mosca Kirill si sia schierato senza riserve con Putin. La fusione tra la dimensione temporale e quella religiosa portava a tradurre questo legame in una rivendicazione politica.

Così, all’indomani dell’«operazione speciale», il patriarca l’ha definita «metafisica», rivendicando il diritto di stare «dalla parte della luce e della parola divina» contro il peccato, cioè contro quella società del consumo e dell’eccesso, delle false libertà di chi vive senza Dio, che è l’Occidente. Più recentemente, lo stesso Kirill è arrivato a definire quella ucraina una «guerra santa», affermando che morire in essa combattendo «lava via tutti i peccati commessi».

Il discorso di Mattarella smaschera la vera natura dell’invasione russa definendola, in analogia con quelle della Germania nazista, una «guerra di conquista», frutto del «criterio della dominazione». Da qui l’accusa di «blasfemia» rivolta a nostro presidente dalla Zacharova, a difesa di un’ideologia pseudo-religiosa, che, in realtà, prima della guerra, non ha impedito alla Russia di Putin di diventare il paradiso degli oligarchi e di un capitalismo senza freni (allo stesso Kirill viene attribuito un patrimonio di quattro miliardi di dollari e uno stile di vita di estremo lusso).

Oggi come negli anni Trenta?

Eppure sarebbe riduttivo limitare lo sguardo a questo aspetto del discorso di Mattarella. Alla luce degli sviluppi della situazione politica internazionale, dopo l’insediamento di Donald Trump, esso acquista un significato più complessivo che appare tremendamente realistico.

Fra le cause che portarono alla seconda guerra mondiale, il nostro presidente menzionava la «spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze», «un cupo rialzarsi del nazionalismo», «allarmanti tendenze al riarmo», il prevalere della «logica delle sfere di influenza», l’abbandono, da parte di diversi Stati, della Società delle Nazioni, l’organismo sovranazionale creato per garantire la pacifica soluzione delle controversie internazionali. «La Germania, con Hitler Cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L’Italia uscì nel 1937».

Proprio per evitare nuovi disastri, spiegava Mattarella, dopo la seconda guerra mondiale «nacque quel complesso sistema di organismi internazionali con al centro le Nazioni Unite, la prima vera organizzazione universale della storia umana, che, seppur tra luci e ombre, ha perseguito per ottant’anni l’obiettivo primario della pace mondiale, della crescita e diffusione della prosperità, della soluzione pacifica delle controversie».

Oggi, a fronte di questa «articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale», osservava il presidente, «si riaffaccia, tuttavia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di “sfere di influenza”, all’origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione ha combattuto». Così come la tendenza all’«abbandono degli organismi internazionali». Senza parlare dell’emergere «di figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche».

Ma, a questo punto, il paragone con la crisi degli anni Trenta e con le logiche della Germania nazista purtroppo non riguarda solo Putin. Viene alla mente il modo in cui oggi USA e Russia stanno trattando la soluzione della crisi ucraina, escludendo il Paese interessato – proprio come, nella conferenza di Monaco del 1938, fu esclusa la Cecoslovacchia – e procedendo nella logica della spartizione delle rispettive sfere d’influenza lasciando fuori dal gioco tutti gli altri legittimi interlocutori.

Così come vengono alla mente l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS e dal Consiglio ONU dei diritti umani, l’abbandono del trattato sul clima, le sanzioni imposte alla Corte Penale Internazionale.

E il riferimento ai «neo-feudatari» che «aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica» non può non richiamare al pensiero il ruolo di Musk, partner inseparabile di Trump nel fissare la nuova linea politica.

Il tema dell’Europa

Altrettanto lucido e attuale, nel discorso di Mattarella, il riferimento al futuro del nostro continente:

«L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”? Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”».

Sono parole che suonano oggi come una sfida alla Russia di Putin, ma anche all’America di Trump e di Musk, e a tutti i sovranisti che – a partire dal nostro vice-premier Salvini, da sempre fan di Putin e ora anche di Trump –, non hanno mai amato l’idea che l’Europa passi dall’attuale limbo di frammentazione a una vera unità politica.

Si capisce, dunque, perché la Zacharova se la sia presa con questo discorso di Mattarella. È un piccolo squarcio nella tela che il suo Paese sta tessendo, ormai in sintonia con l’America trumpiana e con le destre di tutto il mondo (e, ancora una volta, anche con i neonazisti, a conferma del parallelo fatto dal nostro presidente). Uno squarcio che però può allargarsi, se persone di buona volontà si impegneranno per farlo.

Print Friendly, PDF & Email

13 Commenti

  1. Angela 28 febbraio 2025
  2. Giampaolo Sevieri 27 febbraio 2025
    • Mihajlo 27 febbraio 2025
  3. Lorenzo M. 27 febbraio 2025
    • Pietro 27 febbraio 2025
      • Lorenzo M. 28 febbraio 2025
        • Mattia Ferrari 2 marzo 2025
  4. Giovanni Di Simone 26 febbraio 2025
    • Mihajlo 26 febbraio 2025
  5. Gian Piero 26 febbraio 2025
    • Antonio N. 27 febbraio 2025
  6. Saverio Gpallav 26 febbraio 2025
    • Pietro 26 febbraio 2025

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto