
Lucian Dinca, docente alla Facoltà teologica di Bucarest, scrive per noi sulle recenti elezioni presidenziali (18 maggio) che hanno visto la vittoria del democratico e filo-europeo Nicușor Dan. L’approccio simpatetico e politico di Lucian Dinca suggerisce un accenno alla posizione della Chiesa ortodossa romena. Il Sinodo ha ripetuto l’11 maggio la posizione di neutralità assoluta della comunità cristiano-ortodossa nella disputa politica («La Chiesa ortodossa romena riafferma chiaramente la propria neutralità durante le campagne elettorali, distanziandosi da ogni atto di politica di partito ed evitando di implicarsi a sostegno dell’uno e dell’altro candidato»). L’invito a partecipare al voto emerge dall’esibita pubblicità del gesto elettorale da parte del patriarca Daniele. La condivisibile neutralità si espone, in mancanza di argomentazioni magisteriali adeguate nella difesa dei fondamenti etici della democrazia, al sospetto di una afasia disponibile ad ogni forma di potere. D’altro canto, nel caso specifico, anche la Chiesa è attraversata dalla divisione della società e dalle sue pulsioni anti-sistema. Non sono casuali le censure che il sinodo ha sancito il 6 febbraio «contro coloro che hanno violato la disciplina canonica e statutaria». La censura ha colpito il vescovo Teodosio di Tomis che nel dicembre scorso ha sponsorizzato la candidatura di Călin Georgescu parlando di lui come il «messaggero di Dio» e di Putin come «uomo di riconciliazione». La seconda censura ha riguardato il vescovo Petronio di Sãlaj, accusato assieme al suo vicario di appropriazione indebita (si parla di 3 milioni di lei sottratti alla diocesi e di falsificazione di documenti). Casi emblematici di corruzione e di esposizione anti-democratica che attraversano il corpo ecclesiastico nel suo insieme. Da questo punto di vita l’affermata “neutralità” costituisce un argine a derive politiche e comportamentali più gravi (cf. qui su SettimanaNews).
Da qualche mese, la Romania era entrata nel buio totale della politica a causa di un uomo carismatico, Călin Georgescu, estremista di destra, pro-Putin e anti-Europa, che ha convinto più di due milioni di romeni a votarlo nel primo scrutino per le elezioni presidenziale, il 24 novembre 2024, uscendo così il primo dei 14 candidati.
La Corte costituzionale ha trovato molte irregolarità nelle procedure della campagna elettorale del candidato. Compreso l’intervento dei servizi segreti russi decisi a promuovere l’estremismo di Georgescu. La Corte ha deciso di annullare il previsto ballottaggio. Per cinque mesi è rimasto in carica il presidente Klaus Johannis. Successivamente, un po’ forzato del contesto politico critico nel quale si trovava il paese, ha dovuto dimettersi dall’incarico e i partiti della coalizione di governo hanno nominato un presidente per interim nella persona di Ilie Bolojan, con la responsabilità di rappresentare il paese sulla scena politica internazionale e organizzare nuove elezioni presidenziali.
Undici candidati sono stati accettati e sono entrati nella competizione dopo che le due candidature di estremisti, Călin Georgescu e Diana Șoșoacă, sono state rifiutate dall’ufficio elettorale centrale. La data elettorale per la prima votazione è stata fissata per il 4 maggio. Tra i candidati, spicca un discepolo di Georgescu, George Simion, fondatore del partito AUR (Alleanza per l’unità dei romeni), un estremista come il suo mentore, Georgescu. Si è presentato con un programma elettorale enfatico e irrealistico, ma che ha convinto il 42% del elettorato romeno, mentre il secondo, Nicușor Dan, il sindaco di Bucarest, con un orientamento espressamente pro-europeo e democratico, ne ha ottenuto solo il 20%.
Sono seguite due settimane davvero incredibili: d’una parte, i romeni avevano la scelta tra un democratico pro-europeo e un estremista di destra e putiniano, gravato dall’interdizione di mettere i piedi in certi Paesi, come l’Ucraina, la Moldavia e i Paesi più vicini alla Romania.
Per fortuna, dopo un incredibile sforzo della classe intellettuale e dopo una maratona di interviste alle televisioni – sempre con una sedia vuota per l’assenza di Simion, che era certo di vincere il secondo turno –, Nicușor Dan è uscito vincitore e sarà il futuro presidente per cinque anni.
Chi è Nicușor Dan?
Ma chi e Nicușor Dan? Nasce a Făgăraș, una piccola città vicina a Brașov, il 20 dicembre 1969. Segue gli studi nella sua città mostrando inclinazioni verso la matematica e la fisica. Durante il gli anni di liceo ha partecipato due volte all’Olimpiade internazionale di matematica (1987, 1988), ottenendo la medaglia d’oro. A 18 anni si trasferisce nella capitale per studiare matematica all’università di Bucarest. Nel 1992 ottiene una borsa di studio in Francia e prosegue gli studi alla Scuola Normale superiore di Parigi. Vince un master all’università Parigi XI e Parigi XIII, con un dottorato finale in matematica.
Tornato in Romania nasce in lui il desiderio di contribuire al cambiamento profondo del suo Paese. Fonda la Scuola Normale superiore di Bucarest nel quadro dell’Istituto di matematica dell’Accademia romena. Diventa professore e ricercatore nell’Istituto.
Fonda nel 1998 l’associazione «Giovani per l’azione civica» che raccoglie consensi fra i giovani motivati ad impegnarsi per il rinnovamento della Romania. Nel 2006 fonda il movimento «Salviamo Bucarest» per opporsi alle demolizioni incontrollate delle case considerate patrimonio storico della capitale e così impedire l’illegale sperequazione immobiliare che metteva a rischio i parchi cittadini. Nel 2008 pubblica un rapporto da titolo «Bucarest, una catastrofe urbanistica», con l’accurata analisi dei problemi e le possibili soluzioni. Per due volte tenta di farsi eleggere a sindaco come candidato indipendente, senza riuscirsi. Ce la fa al terzo tentativo nel 2020 contro un candidato forte del partito al potere in quel momento, Gabriela Firea, del PDS (Partito Social Democratico). Viene sostenuto dal partito da lui fondato, l’USR (Unione per salvare la Romania).
Il suo programma politico è di lavorare perché i giovani restino nella loro città per lo sviluppo economico, demografico e urbanistico. Si dichiara apertamente a sostegno della trasparenza nelle grandi decisioni, nelle aste, nei compensi dei professionisti e del personale amministrativo.
Nel suo camino politico è sostenuto dalle grandi personalità della cultura e dell’intelligenza come anche dai più importanti giornalisti del Paese: Aesndrei Pleșu, Cristian Preda, Andrei Pippidi, Andrei Crăciun, Constantin Munteanu. Presentano Nicușor come una figura che davvero si preoccupa dei cittadini e governa senza interessi personali. Nel 2024 vince un secondo mandato come sindaco di Bucarest e subito annuncia un referendum locale per ottenere più sovvenzioni per la città capitale di Bucarest con l’intenzione di promuovere nuove strategie per lo sviluppo della città.
Candidato improbabile e vincente
Il suo realismo politico e le sue relazioni con i cittadini lo hanno portato a candidarsi alla presidenza della Repubblica (marzo 2025) come candidato indipendente. Nel suo programma indica tre grandi sfide per il futuro: la corruzione e il funzionamento delle istituzioni, la mancanza di indirizzo chiaro e condiviso per il Paese, la divisione nella società e la spinta anti-sistema.
Ritiene che il presidente debba conoscere bene i meccanismi amministrativi per dare stabilità alla politica e fare funzionare gli strumenti giuridici. Nello stesso tempo, dovrebbe saper riconoscere le competenze professionali attive nel settore privato e pubblico e nella diaspora per ottenere insieme una politica efficace e restaurare il dialogo fra i gruppi socio-culturali sul territorio della Romania, sottolineando i valori unificanti, resistendo alle esasperazioni che impediscono il dialogo.
Il programma è sotto lo slogan «Romania onesta» e si specifica in 60 punti su cui impegna il suo mandato. L’indirizzo copre più aree di interesse: la politica interna (riforma amministrativa, economica, sanitaria, educativa, mediatica, ambientale, sociale e della giustizia, per una maggiore uguaglianza); la politica estere e la sicurezza (i rapporti con la Moldavia con la sua ampia presenza di romeni e la diaspora).
Al primo turno elettorale è risultato il secondo per i voti ricevuti e nel secondo turno (18 maggio) ha vinto con il 7% di voti in più del suo competitore. Nicușor Dan è entrato così nella storia come il primo presidente indipendente della Romania da 35 anni.
Matematico e sposo
Nella sua dimensione privata il nuovo presidente romeno vive da oltre 20 anni con la compagna Mirabela in un appartamento che hanno in affitto a Bucarest. Hanno una bimba (2016) e un bimbo (2022). La sua compagna di vita è molto discreta e defilata, ma ha condiviso i progetti politici di Nicușor. Da giovane si è impegnata nel rinnovamento del paese dopo la stagione comunista, è attiva in organismi non governativi e ha partecipato alla fondazione del partito. Molto ammirati come coppia, hanno annunciato che si sposeranno a breve.





