Geffré: il “cristianesimo dialogale”

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Claude GeffréIn data 9 febbraio si è spento, in ospedale a Parigi, dov’era solo da qualche giorno ricoverato, il teologo francese domenicano Claude Geffré.

Il teologo francese Claude Geffré (nato il 23 gennaio 1926 a Niort) è uno dei principali rappresentanti della teologia ermeneutica, illustrata e discussa nel libro Le christianisme au risque de l’interprétation (1983); ripresa e aggiornata in Croire et interpréter (2001), in edizione italiana Credere e interpretare. La svolta ermeneutica della teologia (“Giornale di Teologia 288”, Brescia 2002).

La filosofia non è più scienza dell’essere, com’era la filosofia classica; e neppure scienza della soggettività, com’era nel tempo della modernità. Nel tempo della postmodernità è diventata filosofia del linguaggio. Questo è avvenuto con la svolta linguistica, operata dal secondo Heidegger di In cammino verso il linguaggio (1959); dal secondo Wittgenstein delle Ricerche filosofiche (1953); da Verità e metodo (1960) di Gadamer. In questo nuovo orizzonte culturale la ragione teologica si fa ragione ermeneutica.

Il teologo domenicano si segnala per la pratica dell’ermeneutica teologica; ma anche per i suoi contributi ad una «teologia interreligiosa», che rappresenta un tentativo di superare non solo l’esclusivismo, ma anche l’inclusivismo, per proporre una posizione che va sotto il nome di «cristianesimo dialogale», o di «cristianesimo relazionale»: la soluzione del teologo francese ripensa l’unicità del Cristo (e del cristianesimo) in termini di relazionalità. È da citare qui la sua opera De Babel à Pentecôte. Essai de théologie interreligieuse (Paris 2006).

Claude Geffré, già docente all’Institut Catholique di Parigi, è stato anche membro del comitato direttivo della rivista internazionale di teologia Concilium, dove ha curato alcuni densi fascicoli su temi di teologia fondamentale: è da citare in particolare Concilium 6/1992: La Modernità in discussione.

Ero anche personalmente legato al teologo Geffré, in quanto aveva contribuito alla Festschrift che mi è stata donata nel 1996 con il titolo Cammino e visione. Un altro incontro è stata la comune partecipazione al Foro sociale mondiale, nel gennaio del 2003 a Porto Alegre (Brasile), dove dovevamo intervenire sulla problematica teologica in Europa. Era stato un incontro impegnativo, ma insieme festivo, che ci ha lasciato un bel ricordo comune dell’America Latina, come risulta anche dagli Atti, editi in lingua spagnola e in lingua inglese.

Nell’Antologia del Novecento teologico (BTC 155) cito di lui due testi. Uno sulla teologia ermeneutica, e il secondo sul dialogo interreligioso. Ed era veramente soddisfatto di questa doppia citazione, che rappresentano le ultime righe di una lunga bibliografia che ci ha lasciato. La sua opera rimane fonte di ispirazione, per fare uscire la teologia dal suo isolamento culturale. Riposi in pace.

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