
Eleonora Calza, 27 anni, milanese, ha studiato scienze politiche e ottenuto una Laurea magistrale in Diritto umanitario. Conosciuto il progetto della associazione Maisons des Enfants (MA.D.E.) in Madagascar, dal 2023 si occupa di accoglienza e sostegno di mamme e bambini in situazioni di grave difficoltà nella capitale Antananarivo. Di seguito risponde ad alcune nostre domande dopo il suo rientro nel Paese africano, a poche settimane dalle proteste promosse da Generazione Z, il cambio di Governo, l’avvento di militari al potere.
- Gentilissima Eleonora, di cosa si è occupata in Madagascar?
Ho fatto un primo anno di servizio civile internazionale in Madagascar con MA.D.E.: mi sono legata all’associazione e alle persone di questo meraviglioso Paese. Dal settembre del 2024 sto qui come rappresentante dell’associazione e responsabile di uno dei due Centri operativi in Antananarivo.
- Di cosa si tratta?
Il primo Centro, la Maison de Famille, è residenziale per minori in stato di abbandono: significa che i bambini, privi di cure parentali, ci vengono affidati dalla polizia e dal tribunale dei minori; si tratta di bambini neonati da 0 a 3 anni, principalmente. La capacità di accoglienza è di 15 bimbi, ma a volte siamo costrette a superare questo limite. Alcuni di questi bimbi arrivano a noi già con segni di maltrattamento, dopo pochi giorni di vita; altri in stato di grave malnutrizione.
Il mio lavoro, con le colleghe e i colleghi, è prima di tutto mettere in atto interventi “salva vita” e, in seguito, prenderci cura di questi bambini: cercare di lenire, innanzi tutto, il trauma dell’abbandono con l’affetto, poi intervenire con programmi socioeducativi che possano aprire percorsi di vita dignitosi per ciascuno di loro.
L’altro Centro, il Mère Enfant, è diurno e svolge quelle attività che cercano di prevenire l’abbandono minorile: si trova in uno dei quartieri più difficili della città, una sorta di bidonville a cielo aperto, dove la popolazione vive senza acqua, elettricità e servizi igienici. È davvero il punto di riferimento dei più poveri: 600 persone circa – tra donne e bambini – lo frequentano.
- Vuole descrivere queste attività?
Svolgiamo un programma di contrasto della malnutrizione infantile; poi abbiamo un ambulatorio per le cure mediche di base; paghiamo le tasse scolastiche a 230 bambini, dalle elementari alle università, e apriamo tutti i giorni una sala per lo studio; abbiamo attivato anche un programma di alfabetizzazione informatica.
Stiamo gestendo un progetto di formazione professionale finanziato dalla Conferenza episcopale italiana per 250 donne e giovani da inserire nel mondo del lavoro. Inoltre, offriamo il pasto quotidiano dell’anno scolastico in corso a 5.100 bambini di 8 scuole primarie.
L’obiettivo di tutte le attività è prevenire l’abbandono dei minori e fare in modo che i nuclei familiari – che molto spesso sono monoparentali, cioè mamma-bambini – riescano a conseguire l’autonomia e una vita dignitosa.
- Come si sostengono i Centri e le attività?
I nostri finanziamenti dall’Italia provengono dall’8 per mille della Chiesa valdese, dal 5 per mille dell’IRPEF, dalla Conferenza episcopale italiana, da alcune Fondazioni private, oltre che dalle donazioni di un nucleo di famiglie italiane affezionate a MA.D.E.. Siamo sostenuti anche dall’Ambasciata di Francia, da alcune fondazioni locali in Madagascar e dalla Unione dei Buddisti Italiani.
- Cosa è accaduto in Madagascar il 14 ottobre scorso?
A fine settembre sono rientrata in Italia, pochi giorni prima che scoppiassero le prime manifestazioni. Sono tornata il 23 ottobre. Ho seguito, quindi, la fase acuta della crisi politica del Madagascar dall’Italia, ma in comunicazione costante con gli amici e i colleghi che erano e che sono ancora qui.
In quei giorni la situazione si è mostrata confusa e incerta, anche per il nostro personale e per le nostre attività, che abbiamo comunque continuato, anche se, per qualche giorno, abbiamo dovuto sospendere i servizi del Centro diurno.
- Cosa ha portato alle proteste e ai disordini?
Da tempo si avvertiva il malcontento della società, era “nell’aria”. Da quando sono qui sento persone lamentarsi della situazione generale e avverto il loro desiderio di cambiare le cose.
La circostanza che ha determinato la cosiddetta Generazione Z del Madagascar a riversarsi nelle strade per protestare è stata l’ulteriore taglio nelle erogazioni di corrente elettrica e acqua potabile, sia nella capitale che in tutto il Paese. Nella capitale, in tutti i quartieri, le sospensioni dell’energia sono all’ordine del giorno: ci sono quartieri in cui l’elettricità e l’acqua non arrivano per niente. E in grandissima parte del Paese i collegamenti elettrici non ci sono proprio.
Da questa circostanza Generazione Z – organizzatasi in movimento – ha alzato tante altre e importanti rivendicazioni riguardanti i diritti fondamentali: ad esempio, il diritto all’educazione, poiché in Madagascar anche la scuola pubblica è a pagamento e quindi non tutti o pochi se la possono permettere; anche le famiglie che mandano i bambini a scuola non hanno i soldi per mantenerli, perché a scuola non ci sono le mense e non si mangia.
Generazione Z ha rivendicato inoltre il diritto alla salute: la sanità pubblica in sostanza non esiste; tutto è a pagamento. Chiede poi opportunità di lavoro per i giovani. E che sia messo fine al sistema di corruzione che è radicato a tutti i livelli di organizzazione del Paese!
- Dopo il cambio di governo, cosa si nota?
I sentimenti della popolazione nei riguardi del nuovo governo – con un presidente e un primo ministro militari – sono di “prova”: Generazione Z dice che siamo in un “tempo di prova”, appunto, per vedere se questo governo ascolta e rispetta le aspirazioni espresse dalle manifestazioni. Confidiamo che la nuova amministrazione operi un significativo cambiamento, che porti a migliori condizioni di vita per il popolo malgascio.
- Ma il clima sociale com’è?
La città di Antananarivo ora è calma. Non ci sono manifestazioni. La situazione è abbastanza tranquilla, almeno all’apparenza. La vita è ripresa regolarmente con l’attesa e la speranza di un cambiamento.
- Lei resta in Madagascar?
Sono tornata proprio per continuare le attività. Ora sto cercando di conoscere i nuovi ministri per dialogare con loro per quanto ci è necessario procedere. Anche noi siamo prudenti e stiamo a vedere quello che succede. Ma siamo qui per continuare ad occuparci dei poveri, delle mamme e dei bambini.
È possibile Sostenere MADE in molti modi: con una piccola donazione mensile si può garantire a un bambino l’accesso ai programmi del centro e garantire loro pasti, studio e un luogo che li protegge dalla strada (Maisons Des Enfants IBAN: IT 42 C 02008 05319 000101873736). Il sostegno a distanza (cf. https://www.mademada.org/adozioni.html). È possibile decidere di destinare il 5xMille a Maisons Des Enfants (CF 97667180588). A breve sarà lanciata una campagna raccolta fondi per Natale destinata a sostenere programmi di lotta alla malnutrizione. Si possono seguire i progetti sui canali social e YouTube e sul sito web.





