TotalEnergies è la vittima di un’ingiusta caccia alle streghe? La domanda è legittima. Gli studenti della École polytechnique (Università di Parigi Sud, Saclay – ndr), insieme alle associazioni ambientaliste, hanno appena vinto la battaglia che per due anni li ha opposti alla compagnia petrolifera francese. TotalEnergies ha deciso alla fine di non stabilirsi nel campus della prestigiosa scuola di Saclay.
Gli oppositori del progetto erano preoccupati di una prossimità che ritenevano potesse condizionare la libertà dei ricercatori e influenzare gli studenti. Non vedevano di buon occhi che Total venisse a fare «mercato» di materia grigia, a finanziare progetti, senza offrire alcuna garanzia di neutralità.
Finisce così il tentativo di creare un’alleanza tra il genio imprenditoriale e la ricerca nello stesso luogo allo scopo di avanzare insieme nella transizione energetica. E favorire di conseguenza anche la transizione del gruppo industriale francese, che deve ora affrontare le sfide climatiche.
Khmer verdi?
Non dovremmo rammaricarci di questo risultato, che si traduce in una dichiarazione di fallimento e nella impossibilità di lavorare insieme? Precisamente. Gli studenti della X (soprannome della École polytechnique – ndr) non sono degli «Khmer verdi», né degli Amish, e neppure dei dolci sognatori. Sono ingegneri con un cervello piuttosto buono, la cui carriera accademica dimostra che sono pronti a svolgere pienamente il loro ruolo nella società e non a ritirarsi dal mondo in comunità chiuse al progresso.
Si sa anche che la stragrande maggioranza dei dirigenti della Total è passata per il Polytechnique, e che i legami tra la scuola militare e il gigante francese non hanno bisogno di essere provati. Finanziariamente, il gruppo aveva i mezzi per realizzare le sue ambizioni, e argomenti robusti per reclutare ad alto livello e promettere dei buoni progetti di ricerca. Perché allora questa opposizione?
Questa «vittoria» di Davide contro il Golia petrolifero dice senza dubbio molto sulla determinazione di una generazione che sta arrivando ad assumere responsabilità e alla quale «non la si fa». I giovani oppositori non hanno portato TotalEnergies a processo per stregoneria. Semplicemente, consapevoli della grave situazione climatica – dopo tutto, sono loro che ne saranno colpiti – hanno preso in parola la Total. Hanno studiato gli argomenti, approfondito gli studi e controllato i numeri. E i conti non tornavano. Anche se l’azienda giura che si sta rivolgendo alle energie rinnovabili, il 75% della sua attività resta ancora concentrato sui combustibili fossili.
Tutti gli esperti del clima lo affermano ormai all’unisono: è imperativo decarbonizzare in modo massiccio. Da questo punto di vista, l’impegno di Total è apparso agli studenti del Polytechnique timido, né ambizioso né proattivo, simile più a una forma di greenwashing che a una reale convinzione di cambiamento. E questo proprio mentre la compagnia annunciava un altro anno record per i suoi risultati finanziari.
Patrick Pouyanné non li ha convinti
Si possono giudicare questi studenti intransigenti, o utopisti. Ma nessuno può accusarli di non conoscere i dossier. Quel che è certo è che la difesa dell’amministratore delegato di Total, Patrick Pouyanné, che si è rifugiato dietro il consumatore e il suo bisogno di benzina, non li ha convinti. Troppo facile, non c’è dubbio, nascondersi dietro una domanda che si è ampiamente contribuito a creare e a rendere stabile, ritardando la mobilità elettrica … Anche le sue dichiarazioni a favore delle nuove fonti di energia non sono state sufficienti.
I giovani d’oggi non chiedono solo parole, ma anche azioni. Se le aziende vogliono convincere quelli che sono al contempo i loro futuri dipendenti, ma anche i loro futuri clienti, devono prendere sul serio queste richieste e avviare un cambiamento profondo. Evidentemente, c’è ancora della strada da fare.
- Dal sito della rivista La Croix (qui l’originale francese), 4 febbraio 2022.