Version française ci-dessous
Il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, papa Francesco ha pubblicato un’esortazione apostolica sulla crisi climatica, otto anni dopo la lettera enciclica Laudato si’. L’esortazione è un campanello d’allarme che sensibilizza ancora una volta sulla crisi ecologica che si sta diffondendo ogni giorno che passa.
In termini chiari e precisi, il pontefice espone la situazione per incoraggiare un’azione concreta, dopo un’amara valutazione della pigrizia e dell’incuria da parte di molti; e si pone il difficile ma salutare compito di dissuadere l’umanità dal processo suicida in cui si sta abbandonando.
La Laudate Deum si rivolge a tutti, dal più piccolo cittadino ai governi e agli organismi nazionali e internazionali. Resta da vedere se questo appello sarà accolto nel cuore delle persone. Francesco cita l’indifferenza e la mancanza di pragmatismo dei politici (34-36), la mancanza di informazione dei cittadini comuni (8) e lo scetticismo climatico di alcuni intellettuali (6).
Se sono poche le persone che, dopo aver letto questo messaggio, si muoveranno per agire, sono ancora meno le persone comuni che potranno accedervi. Certamente, scorrendo le righe della Laudate Deum, l’imminenza del pericolo che incombe sull’umanità e sull’intera creazione diventa evidente.
Di fronte alla complessità e alla posta in gioco globale del problema climatico, e all’inazione di chi detiene il potere, il cittadino medio può essere tentato di sottovalutare il proprio contributo, deducendo che solo le soluzioni governative sono appropriate. Può legittimamente chiedersi: «Quale impatto può avere la mia piccola idea e la mia piccola azione?». Un cristiano potrebbe anche chiedersi: «Perché la protezione della natura è diventata un dovere cristiano?».
***
Oltre alle esortazioni agli organismi internazionali e in particolare ai partecipanti alla COP28, che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre di quest’anno, e poiché «gli effetti del cambiamento climatico sono a carico dei più vulnerabili» (3), il papa invita tutti a contribuire al proprio livello, prescrivendo azioni concrete: ridurre gli sprechi, fare sforzi domestici per inquinare meno, consumare con moderazione.
Ma per realizzare questo cambiamento culturale ci sono dei prerequisiti. Informarsi sulla crisi ecologica sta diventando il primo dovere di tutti. L’informazione è necessaria per aumentare la consapevolezza del problema. Dobbiamo capire che se non facciamo nulla noi e le generazioni future soffriremo, perché «tutto è collegato e nessuno può salvarsi da solo» (19). Gli sforzi individuali nelle famiglie e nei quartieri sono importanti: anche se non sufficienti, sono essenziali per realizzare il necessario cambiamento culturale (69).
Se questo impegno è atteso da ogni persona di buona volontà, diventa un dovere per i cristiani poiché implica la difesa della vita e degli esseri viventi, e ancor più della dignità umana. Quindi, se ci atteniamo all’insegnamento del Vaticano II, secondo cui ogni atto che va contro la dignità umana o danneggia la vita è un male, potremmo plausibilmente parlare di peccato ecologico. È ora una sfida per il cristiano del nostro tempo «accompagnare questo cammino di riconciliazione con il mondo che ci accoglie, e abbellirlo con il suo contributo» (69).
***
Tuttavia, se questi sforzi personali non saranno integrati da decisioni politiche efficaci, la soluzione sarà più difficile se non impossibile. A tal fine, il papa chiede ancora una volta l’impegno civico e cristiano di tutti per spingere i governi ad agire. Se le richieste popolari vengono da tutto il mondo, come Francesco è convinto che accadrà, c’è speranza di salvezza ecologica. Un cristiano può quindi unirsi ai movimenti di cittadini che agiscono per costringere i governi nazionali e internazionali ad agire, e l’appello risuona in particolare per coloro che vivono nei paesi più inquinanti.
In definitiva, c’è da sperare che l’esortazione di papa Francesco trovi il favore sia dei singoli cittadini, per indurre un cambiamento culturale, sia dei politici, per prendere le decisioni necessarie. Forse i risultati non arriveranno domani, ma possiamo sperare di ottenerli a lungo termine. Non è escluso sognare che tutti siano in grado di ascoltare l’appello di san Francesco d’Assisi: «Lodate Dio creature».
Inno a Dio Creatore
Signore, quanto è bella l’opera delle tue mani!
Questo è ciò che esprime la sapienza umana,
La luminosità e lo splendore delle stelle del cielo,
Il mistero della notte e il suo grido silenzioso.Il mormorio delle canne canta di te,
È il tuo nome che tutti gli universi cantano,
Le grida degli uccelli riecheggiano nella tua gloria,
perché tu tieni le braccia aperte per tutti loro.Chi fa fiorire i gigli nei nostri campi
Se non tu, a cui appartiene l’intero universo!
Chi sei tu per fare degli uomini i tuoi figli
E affidare loro ciò che il mondo contiene!Tu sai come cambiano le stagioni,
Quelle ragioni nascoste che le nostre ragioni ignorano,
Tu, è per il tuo respiro che tutto esiste,
È per la tua volontà che tutto dura.Richiama l’uomo che rompe la bella Armonia
Che hai voluto nella tua immensa opera,
Affinché tutto ciò che esiste si intoni in una sinfonia
Per darti gloria in ogni tempo.
Chrétiens ou citoyens ordinaires face à la crise climatique
Une appropriation de l’exhortation apostolique « Laudate Deum » du Pape François
Le 04 Octobre dernier, en la fête de Saint François d’Assise, le Pape François a rendu publique une exhortation apostolique sur la crise climatique, huit ans après la lettre encyclique « Laudato Si ». Il s’agit d’une sonnette d’alarme pour sensibiliser une fois de plus sur la crise écologique qui se ramifie chaque jour qui passe. En termes clairs et précis, le Souverain Pontife expose la situation pour inciter aux actions concrètes après un constat amer sur le relâchement et l’insouciance des uns et des autres, et se donne la tache difficile mais salutaire de dissuader l’homme du processus suicidaire dans lequel elle se complait.
Laudate Deum lance un appel à tous, du plus petit citoyen aux gouvernants et aux instances nationales et internationales. Reste à savoir si cet appel aura bon accueil dans les cœurs. Et à François de mentionner l’indifférence et le manque de pragmatisme des hommes politiques (Cfr n° 34-36), le manque d’information chez les citoyens ordinaires ( Cfr n°8) et le climatoscepticisme de certains intellectuels (Cfr n° 6).
Si rares sont ceux qui, ayant lu ce message se mettront en mouvement pour agir, plus rares encore, parmi les hommes ordinaires, pourront y accéder. Certes, en parcourant les lignes de Laudate Deum, l’imminence du danger que courre l’humanité et toute la création devient très évidente. Face à complexité et aux enjeux globaux du problème climatique et à l’inaction de ceux qui ont le pouvoir, le citoyen lambda peut être tenté de sous-estimer son apport en déduisant que seules les solutions gouvernementales sont appropriées. Il peut ainsi légitimement se poser cette question : « Quel impact peuvent avoir ma petite idée et ma petite action ? » Par ailleurs, un chrétien peut aussi s’interroger : « Pourquoi la protection de la nature devient-elle un devoir chrétien ?
Mises à part les exhortations aux instances internationales et spécifiquement aux participants de la COP28 qui se va se tenir à Dubaï du 3O novembre au 12 décembre de l’année en cours, et parce que « les effets du changement climatique sont supportés par les plus vulnérables (n°3), le Pape en appelle aussi à la contribution de chacun, à son niveau en prescrivant des actions concrètes : la réduction des déchets, des efforts de ménage pou polluer moins, la consommation avec retenue. Mais pour arriver à ce changement culturel, il y a des préalables. S’informer sur la crise écologique devient le premier devoir pour chacun. Les informations sont nécessaires pour la prise de conscience du problème. Il s’agit de comprendre que si nous ne faisons rien, nous et les générations futures en souffrirons, car « tout est lié et personne ne se sauve seul » (n°19). Des efforts individuels en famille, dans les quartiers sont si importants qu’ils ne paraissent. Même s’ils ne suffisent pas, ils sont indispensables pour provoquer le changement culturel nécessaire (Cfr n°69).
Si cet engagement est attendu de toute personne de bonne volonté, il devient un devoir pour le chrétien puisqu’il s’agit de défendre la vie et le vivant et plus encore la dignité humaine. Ainsi, si l’on s’en tient à l’enseignement de Vatican II selon lequel est mauvais tout acte qui va à l’encontre de la dignité humaine ou porte atteinte à la vie, on parlerait plausiblement de péché écologique. C’est désormais un défis pour le chrétien de ce temps de « accompagner ce chemin de réconciliation avec le monde qui nous accueille, et à l’embellir de sa contribution » ( n°69).
Cependant, si ces efforts personnels ne sont pas complétés par de décisions politiques efficaces, la solution se fera plus difficile voire impossible. A cet effet, le Pape en appelle encore à l’engagement citoyen et chrétien de tous pour pousser les gouvernements à agir. Si des revendications populaires émergent de partout dans le monde, et François en est convaincu, l’espérance du salut écologique serait permis. Un chrétien peut donc intégrer des mouvements citoyens qui agissent dans le cadre de contraindre l’action gouvernementale nationale et internationale, et l’appel résonne fort pour ceux qui vivent dans les pays les plus pollueurs.
Somme toute, il est souhaitable que l’exhortation du Pape François trouve une bonne terre aussi bien chez les individus, pour un changement culturel, que chez les décideurs en vue des décisions conséquentes. Si les résultats ne seront pas là demain, on peut les espérer sur le long terme. Il n’est pas interdit de rêver que tous les hommes pourront adhérer à l’appel de Saint François d’Assise : « louez Dieu pour ces créatures ».
Hymne à Dieu Créateur
Seigneur, combien est beau l’ouvrage de tes mains !
C’est ce qu’expriment la sagesse des humains,
L’éclat et la splendeur des astres des cieux,
Le mystère de la nuit et son cri silencieux.C’est toi que chante le murmure des roseaux,
C’est ton nom que scandent tous les univers,
C’est ta gloire que résonne les cris des oiseaux,
Car toi, pour eux tous, tu gardes les bras ouverts.Qui fait fleurir, dans nos champs les lys
Sinon toi à qui seul tout l’univers appartient !
Qui es-tu pour faire des hommes tes fils
Et leur confier ce que le monde contient !Tu sais comment s’altenent les saisons,
Ces raisons cachées qu’ignorent nos raisons,
Toi, c’est par ton souffle que tout existe,
C’est de ton bon vouloir que tout subsiste.Reprends l’homme qui brise la belle Harmonie
Que tu voulus dans ton immense ouvrage,
Que tout ce qui existe s’accordent en symphonie
Pour te rendre gloire dans tous les âges.
@Anima errante 29 novembre 2023
Lei, al solito, supera la volontà di cercare dialogo costruttivo tentando di porre all’angolo il suo interlocutore quando l’opinione dell’altro diverge dalla sua. Democratico. Io non accuso, “ad ufo”, nessuno; semplicemente dico che ci sono altri studi, compresi quelli del professor Prodi, che era un esimio accademico, i quali recitano diversamente dalla vulgata; sono studi, quelli di Prodi, assieme ad altri accademici che hanno insegnato o lavorato al MIT, a Cambridge, ed hanno pubblicato non nel giornalino parrocchiale o rionale, rigorosi quanto altri, ma che hanno atteggiamenti prudenziali. Possiamo o non possiamo dire che non tutti gli accademici sono allineati. Possiamo o non possiamo avere dubbi. Il pensiero unico, anche in ambito scientifico, ha fatto morti nella storia e rallentato processi di crescita, semmai alimentato processi giuridici iniqui. Personalmente di dubbi ne ho molti e devo dire che provo una certa pena per chi manifesta un affidamento cieco alle vulgate; fatico a credere in Dio, figuri lei se credo alla vulgata del complesso militare-industriale. Il mio si può vedere come un approccio nichilista, se vogliamo, ma preferisco crederlo pragmaticamente realista. Ciò detto non mi metterei a questionare di scienze con lei, che si esprime su tutti i terreni, con la sua modalità da “maestrina”; le garantisco che ho una formazione scientifica molto solida, proprio per questo non mi accontento del primo link scaricato dalla rete, magari usando il santone Google a guidare il proprio processo esplorativo e conoscitivo, e non ho la pretesa in questa agorà di entrare in dettagli tecnici e comparativi che questa condizione non consente. Non usi solo Google per cercare puntelli ad i suoi punti di vista, provi a seguire un consiglio; potrebbe scoprire un mondo più vasto.
scusi, lei tenta di rigirare la frittata e fare la pittima
1) parte dicendo che gli studi dei climatologi non sono riproducibili
2) le dico che la riproducibilità dei dati è un criterio che viene applicato dappertutto, e le posto dei link a degli studi per dimostrare che gli studiosi sono estremamente aperti sui dati che usano per garantire ai pari di fare verifiche
3) lei piange perchè l’ho contraddetta con prove
praticamente io sarei poco democratico perchè tento di portare cose concrete?
comunque invece di scrivere pensieri mi posti questi fantomatici studi del professor Prodi sul cabiamento climatico , perchè a parte delle lettere a riviste scientifiche come questa https://www.researchgate.net/publication/257868331_Earth's_climate_as_a_problem_in_physics fatico a trovarne
saluti
di Prodi c’è anche questo https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-021-02243-9?fbclid=IwAR0sShAK5FKJH_TTPJAR4DFiaPvgq4GaZpo3WoFjevhM0WoZqKk9f_KVYX8
che è è stato ritirato per falle metodologiche https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-023-04386-3
i motivi sono spiegati qui https://illuminem.com/illuminemvoices/global-warming-canceled-not-really e in tanti altri posti
Devo dire che in parte condivido la posizione del Sig. Mazzoldi. E’ come dice: ci sono studi importanti, pubblicati su riviste scientifiche, che non recitando la vulgata sono cancellati dalla comunicazione mainstream ed ignorati da parte della comunità scientifica, quella più vicina ad i poteri. Il de cujus professor Prodi era certamente una delle voci fuori dal coro. Sta di fatto che il cambiamento climatico è innegabile, ma non è questo il punto. Il punto è che, ferma restando un’attività antropica chiaramente impattante, questa si assomma in modo innegabile alle ciclicità naturali in una complessissima equazione la cui soluzione non è banale. Tali cicli, peraltro, non li comprendiamo, e perché non abbiamo dati sufficientemente antichi, precisi, significativi (non consideriamo come verbo quelli imprecisi della seconda metà del XIX secolo e della prima metà del XX), e perché gli stessi cicli, anche avessimo dati di decine di migliaia di anni, dovremmo considerarli non perfettamente ripetibili e dovremmo elaborarli consapevoli di dover applicare approssimazione o dover lavorare statisticamente: la terra rallenta la sua rotazione sull’asse, il moto conico varia, la distribuzione del campo magnetico varia, il sole muta propri parametri. Insomma, c’è poco da fare, nulla è stabile e determinabile in modo assoluto, ce ne dobbiamo fare una ragione. Tanto più è ridicolo immaginare che con la nostra scarsa comprensione della complessità si possa stabilire se l’attività umana sia con certezza il fattore unico che interviene sulla variazione di parametri osservati in un lasso temporale insignificante. Ci vuole moderazione nelle opinioni, nelle valutazioni, nei costumi. L’attività antropica va moderata a prescindere, ma da qui ad assurgerla a fattore unico di un cambiamento osservato nel battito di un ciglio credo ci voglia coraggio, più che scienza. Basta banalizzare ed appiattire tutto su un’unica teoria che per giunta non può essere realmente dimostrata secondo veri criteri scientifici, per poi parallelamente tarpare qualsiasi altra teoria confinandola all’infnatilismo quando va bene, al complottismo quando va peggio. Sembra di essere al tempo di Galileo. Basta!
Ma scusi, lei crede veramente che gli studiosi non abbiano testato le ipotesi che il cambiamento climatico attuale abbiano cause solamente naturali?
Non sa che attraverso fonti indirette (dendrocronologia, studio delle atmosfere imprigionate nei ghiacciai antichi, studio dei sedimenti etc) non si sia ricostruita con una certa affidabilità la variabilità antica delle temperature?
Mi stupirei se affermasse di avere un profilo di studio scientifico, senza offesa, ben s’intende; le sue affermazioni mi sarebbero doppiamente curiose. Dendrocronologia, interessante! Diecimila anni di osservazione? Qualcuno in più? Facciamo ventimila, per stare larghi. Questo per lei è un dato sostanziale? Lo ritiene peraltro preciso? Che livello di confidenza ha? Non parliamo delle atmosfere imprigionate, lì si aprirebbe un capitolo pieno di necessarie puntualizzazioni. Abbiamo dettagli sui campionamenti e quindi relativi alla raccolta di questi dati? Ovvero possiamo con certezza matematica, perché solo questa ha valore scientifico, il resto sono ciarle, esser totalmente certi che i campioni siano stati presi nei medesimi luoghi, alle medesime condizioni, siano stati misurati con medesimi strumenti aventi medesima sensibilità, processati con medesimi criteri matematici, gestendo in modo sistematico gli errori con medesimi criteri, etc.. prima di esser comparati? Di studi con questo grado di vera scientificità non ne conosco, spero sia un mio limite; di dati ce ne sono a bizzeffe, ma mi pare nel caso specifico vengano piegati sulla teoria e non, come dovrebbero, vice versa. In ogni caso devo ripetermi su un punto logico che credo inconfutabile, sul quale bisogna intendersi. Le ciclicità del pianeta non sono monolitiche, cambiano, è acclarato, e noi non sappiamo prevedere come (non sappiamo prevedere un terremoto, le previsioni meteorologiche sono ragionevolmente affidabili fino ai tre giorni, etc… curioso millantare di prevedere fatti ben più complessi); pertanto anche avendo dati certamente affidabili, cosa che non abbiamo, tali da definire cicli del passato, non potremmo desumerne teorie sufficientemente credibili per tentare di sovrapporre i cicli definiti da quei dati con quelli osservati oggi, poiché una eventuale discrepanza comparativa tra i cicli passati e presenti potrebbe dipendere dall’attività antropica come dal verificarsi di condizioni sistemiche indipendenti dall’uomo, ma mai verificatesi in precedenza. Non possiamo saperlo. Spero di essermi spiegato.
Il suo commento denota una totale ignoranza di come funziona l’attività di campionamento, di analisi in laboratorio, di elaborazione dei dati etc. esistono protocolli rigorosi che devono essere rispettati, tutte le operazioni compiute devono essere registrate, tutte le metodiche spiegate. Questo per garantire trasparenza e permettere di verificare la riproducibilità dei dati. E questo vale DAPPERTUTTO, dal laboratorino più sfigato fino ai massimi livelli. Strano che lei non lo sappia, visto che crede che ognuno possa fare quello che gli pare e non esistano enti terzi che controllano anche le mutande dei tecnici di laboratorio (ACCREDIA, quanto mi hai fatto penare!). Forse è ignorante ma affabulatore
Comunque io in 5 minuti ho trovato tre studi che spiegano nel dettaglio tecniche usate:
https://essd.copernicus.org/articles/11/473/2019/
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1029/98JD00923
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1029/2006GL026152
Lei quanti millisecondi ha speso a cercare?
Le replico soltanto ora perché la mia attività primaria non è quella del commentatore-opinionista all’interno di qualche blog; purtroppo o per fortuna ho parecchie cose di cui occuparmi. Al solito, come in altre occasioni, si manifesta sgarbato ed attacca la persona quando non ha altra via. Parallelamente tira fuori qualche link a sostegno delle sue tesi, prendendo la sua fonte come unica, incontrovertibile, certa. Questo giochetto non funziona. Chiaramente non si cade nel suo tranello, ben noto a chi maneggia un po’ di comunicazione. Le ribadisco la questione logica del commento precedente, alla quale lei, così come molti probabilmente più competenti di lei e di me messi assieme, non possono rispondere che superficialmente, perché risposta profonda non c’è. Poi possiamo raccontarci di conoscere tutto, di avere la certezza nelle tasche e tutte queste belle cose.
Scusi lei ha accusato a ufo quelli che si occupano di queste cose di non badare alla riproducibilità dei dati e dei risultati, criterio che garantisce la maggiore accuratezza possibile ai modelli di cui lei non si fida.
E almeno io ho tirato fuori qualche studio a supporto delle tesi che sostengo, lei solo ragionamenti che lasciano trasparire scarsa conoscenza di come avvenga la ricerca scientifica
E le richiedo: crede veramente che i climatologi non abbiano testato le ipotesi che il cambiamento climatico dipenda solamente o prevalentemente da forzanti non antropiche?
Cara Sig.a Lode io sono cristiano peccatore ma mi informo studio e mi confronto cosa che lei non fa’. Il Prof. Paolo Prodi con un altro migliaio di studiosi del clima hanno prima mandato una petizione a Mattarella, ignorata, poi sfidato l accademia dei Lincei ad un confronto su questo tema. Risposta:” Negata.” Pure il documento dell’ ICCP dell’ ONU è stato contestato dagli studiosi di cui si fa il nome perché hanno riscontrato l alterazione dei loro studi per giungere ad una tesi precostituite. Ricorda tanto il metodo ” sinodale.” Quindi quella del cambiamento climatico non è una tesi avvalorata dalla scienza ma dal creatore stesso visto che essi esistono da quando esiste la terra. Un altro discorso è l inquinamento ma anche qui noi in Europa non abbiamo nulla da rimproverarci mentre Cina , India , Usa invece si. Come cristiano cattolico difendo la vita quella dei bambini abortiti per salvare il mondo!!! Bergoglio ha sbagliato in pieno. Dovrebbe salvare le anime non il verme solitario delle Dolomiti. Grazie
cercando di trovare senso in questo delirio, le dico che il confronto scientifico non si fa tramite dibattiti pubblici (in cui gli affabulatori prevalgono con trucchi tipo il Gish Gallop) ma attraverso la pubblicazione di studi revisionati da pari su riviste scientifiche
e lettaralmente l’IPCC (non ICCP) si basa sulla letteratura attualmente esistente