Psicologia e razzismo

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Il 2021 è stato un anno molto importante per l’autorevole American Psychological Association (APA), l’associazione che raccoglie i cultori della psicologia scientifica nord-americana, perché in una serie di pronunciamenti ha riconosciuto le proprie gravi responsabilità nell’avere validato, sin dalle sue origini nella metà del 19° secolo, le tesi razziste a sostegno della superiorità dei maschi bianchi, a discriminazione delle comunità non-bianche: tesi basate, in particolare, sull’elaborazione del quoziente intellettivo.

Tali tesi hanno portato alla validazione e al sostegno delle politiche eugenetiche che hanno giustificato discriminazione, segregazione, persino sterilizzazione delle persone.

Il razzismo vi è definito «un sistema di strutturazione delle opportunità e di assegnazione di valori basato su tratti fenotipici associati alla razza quali colore della pelle e la struttura dei capelli. Tale sistema – che si applica dalle quotidiane relazioni interpersonali, alle opportunità di accesso a educazione, casa, lavoro ecc.- svantaggia le persone che appartengono ai gruppi sociali marginalizzati, danneggia la loro salute fisica e mentale mentre favorisce individui appartenenti ai gruppi razziali socialmente e politicamente dominanti e, alla fine, compromette le possibilità di sviluppo dell’intera società».

Quattro sono i livelli di razzismo descritti.

Il razzismo strutturale risultante dalle politiche, dalle leggi e dalle pratiche, producente disuguaglianze fondate sulla razza che si assommano e si prolungano nel tempo. Esso comprende anche il fallimento delle iniziative che portano a correggere norme e pratiche chiaramente razziste.

Il razzismo istituzionale risultante da politiche, pratiche, procedure delle istituzioni – quali scuola, assistenza sanitaria, applicazione delle leggi, sistema giudiziario – nelle quali vari gruppi razziali sono marginalizzati.

Il razzismo interpersonale che ha luogo quando individui appartenenti a gruppi sociali politicamente dominanti si comportano secondo modalità che sviliscono e danneggiano le persone che appartengono ad altri gruppi razziali.

Il razzismo interiorizzato che nasce dalla condivisione – dentro di sé e per sé – delle credenze, dei pregiudizi, degli stereotipi negativi sociali circa, ad esempio, corporeità e colore della pelle. Esso rafforza la percezione di superiorità del bianco e porta alla svalorizzazione di sé e delle proprie capacità di chi non lo è.

L’APA ha chiesto ufficialmente scusa alle popolazioni di colore per avere contribuito a promuoverne un’immagine negativa e per non essere riuscita, nei decenni, a sfidare e a contestare i razzismi e le discriminazioni e gerarchizzazioni fra i gruppi negli Stati Uniti.

Nel Regno d’Italia la costruzione della “nazione”, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, è stata caratterizzata dalla discriminazione razzista delle popolazioni del Meridione. Il Fascismo, inoltre, ha predicato la superiorità degli italiani tutti sugli altri popoli, nonché teorizzato e praticato il razzismo contro ebrei, rom, africani delle colonie ove diede il via a politiche di apartheid.

A quando qualche scusa in Italia?

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