Un corpo oltre ogni possesso

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dms2

Come è possibile – si chiede Maria Maddalena al sepolcro – che quel corpo che si è messo nelle mie mani – hoc est corpus meum – ora mi sia sottratto?

Come è possibile che quel Maestro che ha detto “prendete questo sono io” ora non sia più disponibile? Dov’è ora il suo corpo? Come è possibile che quel Dio che in Gesù si è fatto presente, ora sembri così assente? Come è possibile che il mio pastore, il mio scudo, la mia roccia mi lasci sola, in balìa della morte? Come è possibile che quel Signore così vicino adesso sembri così lontano?

Io non capisco – dice Maria – come sia possibile vivere senza di lui; dopo aver sperimentato la sua vicinanza, il suo amore, non so come sia possibile ora andare avanti senza di lui, senza il suo corpo. Chi ha portato via il suo corpo, chi lo ha rubato? Chi me lo può restituire?

Eppure, non riesce, Maria, a staccarsi dal sepolcro: nulla è più come prima, non sente più la sua vicinanza ma non può vivere senza di lui. E per questo attende, aspetta all’ingresso del sepolcro.

E quando si volta ed entra trova due messaggeri. Quel sepolcro vuoto inizia a parlare, ha qualcosa da dire proprio a lei: “donna perché piangi, chi cerchi?” Si tratta di voltarsi, di guardare meglio, di vedere oltre le lacrime. E anche di fronte allo sconosciuto lei si volta ancora, fino a quando si sente chiamata per nome: “Maria!”

Sente il suo nome, una parola intraducibile, pronunciato da una voce inconfondibile, come solo il suo Maestro sapeva dire. Perché in quel nome, in quella parola, c’è tutta la sua vita, c’è la sua storia, che nessuno come il Maestro sapeva conoscere e nessuno come lui sapeva amare. Nessuno pronunciava quel nome come lui, nessuno l’aveva chiamata così! In quel nome pronunciato con amore, Maria sente che di nuovo il suo Signore le è vicino.

Vicino e insieme irraggiungibile, presente anche se non più come prima. La sua vicinanza non annulla la distanza che sempre ci separa e ci unisce. Il suo corpo ora è “intangibile”: “non mi toccare”, le dice, “non mi trattenere”, perché è così che vuole l’amore. Chi ama conosce questo paradosso di vicinanza e distanza, di prossimità irraggiungibile: il nome è intraducibile, perché dicendo la singolarità di un corpo, ne custodisce l’alterità. Il corpo è intangibile, perché, mentre si fa vicino, proprio nella sua prossimità, tiene a distanza, è un corpo che mentre ci tocca è già oltre, è un corpo che parte.

“Non mi trattenere – dice Gesù – perché io salgo al Padre”. Maria vorrebbe toccare e trattenere il corpo del suo Signore, perché sempre l’amore ha la tentazione di non lasciare andare, di possedere. Ma Gesù lo impedisce: “Noli me tangere”, “non mi trattenere, non volerlo neppure”, perché questo corpo che ti è stato così vicino, lo è nella sua distanza, nella sua inviolabilità e intangibilità.

Perché è così che ci si vuole bene tra gli amanti: ci si ama perché l’altro è inesauribile, è sempre da capo da cercare e da scoprire. Proprio mentre lo tocchi, percepisci che non puoi possederlo, che rimane irraggiungibile. Quanto più ti è vicino e tanto più sembra lontano.

La verità e l’amore ci toccano tenendoci a distanza. Lo stesso corpo che si è messo nelle nostre mani – hoc est corpus meum – che si è fatto pane da mangiare, proprio quel corpo così vicino è anche un corpo che non possiamo trattenere – Noli me tangere –: non pensare di possedermi; e quando mi hai mangiato sono già oltre, sono di nuovo da cercare e da scoprire, e quando mi hai toccato sono già partito. Non puoi essere sazio di me, devi di nuovo cercarmi e partire.

Il Signore risorto, che si fa vicino con il suo corpo intangibile, si rivela come colui che parte verso il Padre; e così Maria deve anche lei partire: “va dai miei fratelli”, lì potrai di nuovo trovare la mia presenza. Ogni volta che possiamo mangiare il suo corpo, non siamo per questo mai sazi di lui, e possiamo solo cercarlo di nuovo andando in cerca di lui nei fratelli con cui vivere insieme una vita nuova.

Nel corpo dei fratelli e delle sorelle, nel corpo dei poveri e dei piccoli, il corpo del Risorto torna a farsi vicino e lo potremo ancora toccare, e lasciarci da lui toccare, e chiamare sempre e ancora per nome.

L’incontro con il corpo del Risorto è così: egli ci lascia il suo corpo – hoc est corpus meum – lo consegna nelle nostre mani, e insieme il suo corpo è presso il Padre – Noli me tangere – è colui che parte e ci chiede di cercarlo nel volto di ogni uomo e di ogni donna ai quali vuole farsi vicino proprio in noi che siamo già ora parte di quel suo corpo risorto.

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