
Leggo con molto interesse gli articoli qualificati su SettimanaNews e altri siti/riviste teologiche, italiane e straniere, sul Concilio di Nicea. Trovo il Concilio stesso un evento di grande portata storica e teologica. Non c’è dubbio. Ma cosa dice a noi cristiani del XXI secolo?
Questo aspetto è molto meno chiaro. Dal punto di vista culturale, mi appassiona la ricostruzione del contesto, del clima, della portata del dibattito e dei protagonisti di allora. Certamente Nicea stabilisce una formula di fede che sarà fondamentale per i secoli a venire, una formula che ripetiamo ogni domenica al momento del Credo.
Il risultato finale, come sappiamo, si concluse con l’affermazione che Gesù è «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», contrastando così l’eresia ariana. Nei decenni successivi la questione rimase centrale nelle controversie teologiche, portando a nuovi sviluppi nei concili seguenti.
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Ricostruire sul piano storico-teologico, è interessante e appassionante. Ma poi? Intendo sviluppare una tesi in fondo semplice in base a una domanda: a che serve Nicea oggi?
Nicea era indispensabile allora, epoca in cui si doveva definire la teologia del cristianesimo, secondo le categorie della filosofia greca. Ma oggi? Se torniamo al Vangelo e alla predicazione di Gesù, sappiamo che ci sono un Padre, un Figlio, uno Spirito Santo. E ognuno interviene nella Storia. Se siano della stessa «sostanza» e quanto lo siano, non sposta molto la nostra fede. E forse non è molto importante.
Intendo dire che la riflessione teologica dovrebbe compiere un fondamentale passo in avanti. Cioè riconoscere che esiste una storia della teologia, che può e deve essere studiata e approfondita. Sapendo che ci sono categorie, concetti, idee, sviluppi, che appartengono al passato. Avevano senso in quell’epoca, non così oggi o molto meno. Chiederci cosa significhi «della stessa sostanza» non dice molto alle donne e agli uomini del XXI secolo.
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Dice molto di più cercare di capire quali possano essere i tratti salienti di un cristianesimo vissuto nei contesti difficili e drammatici del nostro tempo. La fede che «mi interpella» è questa, ritornando alla lettura del Vangelo secondo il quale abbiamo un Padre, un Figlio, uno Spirito Santo, senza stare a cercare di definire o capire cosa e quali rapporti abbiano secondo le categorie filosofiche greche. È una triplice realtà annunciata, e se la guardiamo ha un valore simbolico forte. I Padri conciliari avevano la necessità di chiarire, spiegare, teorizzare teologicamente.
Oggi, a mio avviso, abbiamo la necessità di conoscere e sapere, in un approccio storico-teologico-culturale, che ci conduca avanti. E “avanti” vuol dire tornare a leggere i Vangeli, gli Atti, le Lettere di Paolo, che parlano della vita quotidiana e dei problemi reali delle comunità, che sono gli stessi di sempre: annunciare, farsi capire, testimoniare. Con duemila anni in più di storia della cultura: sono quelli che abbiamo noi, una strumentazione interdisciplinare capace di approfondire sempre meglio il senso del messaggio “di senso” dell’uomo di Nazareth.






Teologia di NICEA = adeguamento alla filosofia allora dominante, il tardo neoplatonismo.
Oggi da aggiornare..
Tre persone uguali o procedenti (dal Padre ad Oriente o l’una dall’altra ad Occidente)?
Una contraddizione. O uguali o procedenti..
Ringrazio tutti e tutte le persone che hanno letto e commentato. L’intenzione dell’articolo era sollevare una questione ed un dibattito. Faccio (sommessamente) notare che il tema del significato di NIcea oggi, era stato trattato in un convegno internazionale di teologi (cattolici) riuniti in Germania addirittura già nel 1969. Le 4 relazioni fondamentali vennero pubblicate nel 1970 e in traduzione italiana nel 1986 (“La storia della cristologia primitiva”, Paideia, a cura di Bernhard Welte). Lo stesso Welte nell’introduzione poneva alcune questioni che vale la pena riprendere e rileggere.
Scriveva a proposito della necessità (1969!!!!) di un “ripensamento della teologia dogmatica”: “i molti sintomi del fatto che il messaggio dell’evangelo nella veste dei dogmi tramandati è diventato ampiamente incomprensibile per il mondo moderno e il suo linguaggio costringono a questo ripensamento”. E poco oltre: “Oggi infatti non è più evidente soltanto per gli specialisti in teologia che la Bibbia parla un linguaggio diverso da quello del dogma ecclesiale, da quello della dogmatica e di tutto ciò che da essa si deduce in fatto di dottrina ecclesiale. (…) Si solleva perciò a volte inespressa, ma anche a volte espressamente, la questione se il Gesù della Bibbia sia realmente lo stesso Gesù della Chiesa e del dogma”.
Mi fermo qui; per chi vuole il libro citato è disponibile ancora. Aggiungo solo che Welte e quel convegno del 1969 non volevano certo decostruire la teologia. Penso che nel tornante della storia di oggi, con i conflitti e le crisi che viviamo, sia indispensabile guardare al patrimonio culturale trasmesso (teologico in questo caso), leggerlo nel contesto appropriato, vedere e capire come andare avanti in maniera sapiente e creativa. E che almeno si possano porre dei problemi e non lasciarli lì a giacere sotto il tappeto. Grazie.
Condivido pienamente la domanda che pone l’articolista e godo anche per la furbizia che l’ha determinata, quella di provocare e far riflettere tutti coloro che sono intervenuti per tentare di dare una risposta: quanto emerso può diventare la base di partenza per un nuovo articolo o per comprendere le ragioni della celebrazione del diciassettesimo centenario di Nicea I.
Vorrei anche che si tentasse di comprendere quante vittime ha creato quest’antico concilio, aldilà degli ariani, quante Chiese locali non sono state invitate a Nicea perché non appartenevano all’impero romano? Perché non professando la fede nicena sono state considerate eretiche? Il concilio ha creato anche divisione tra cristiani diversamente ortodossi (preniceni e niceni)? Ecco che l’ecumenismo ha da sempre e per sempre la sua grande importanza.
Sapete tutti una cosa? Dalle risposte di tanti valenti teologi traggo ispirazione per dirvi con le parole di san Paolo che potreste sapere tutte le lingue del mondo ma se non avete la carità non potete nemmeno dirvi cristiani. Circa poi le categorie della filosofia greca poi…
Il verbo si è fatto carne- il logos si è fatto materia …prese la terra soffio ecco l’umanità Gesù uomo vero materia tutti figli di Dio… tutte le culture nel tempo anno detto di Dio diversità di definizione e di funzione io penso si possa solo dire “io sono colui che fa essere” oltre nulla mistero enigma? Spirito(santo) anima soffio Trinità relazione di funzioni teo.sof. io riscoperta la metafisica strada difficile ci vuole coraggio oltre Nicea e si Renzo
Questo è l’arianesimo moderno. Banalizzare il cristianesimo a una dottrina sociale. Se Cristo non è Dio, il suo messaggio sì riduce ad una delle tante filosofie. Se I Concili sono cose del passato, perdiamo il senso della atemporalità della verità. È quindi lo Spirito con ci insegnerà ogni cosa come ci ha d’atto. Riprendere Nicea significa riprendere nella vita del Cristiano il legame tra kerygma e dogma.
Sono fondamentalmente d’ accordo con lei. Leggendo il titolo, pensavo di trovare una riflessione approfondita sulla utilità di Nicea oggi ma sono rimasto deluso: si salta a piè pari il problema dicendo che non è importante per i cristiani di oggi e questo è inaccettabile ad ogni livello. Tuttavia resta il problema di rendere intelligibile il dogma per i cristiani di oggi andando oltre le categorie della filosofia greca…
Oggi c’è bisogno di 10 100 1000 Nicea in un cristianesimo vuoto di spiritualità e sempre più orizzontale e massonico quindi etetico
Certo, poi molti anni fa uscì un libro dal titolo:” Gesù sapeva di essere Dio”?
Nicea nella società di oggi ? Tre persone in una equivalente sostanza che ci investe potrebbe anche significare che non si possono amare più gli animali domestici oppure gli animali nei parchi nazionali, il cane più del marito, del figlio della sorella etc.
Perché gli animali li puoi e li devi mangiare alla brace al forno od anche al sugo come cervi lepri e cinghiali , mentre gli esseri umani no perché sono ad immagine etc. etc.
Quindi, ricapitolando… I concili della Chiesa Indivisa sono solo storia della Teologia, e a noi cristiani di oggi che Cristo sia generato e non creato importa poco.
Non si comprendono le conseguenze ecumeniche di questa affermazione?
L’Arianesimo è ancora un grande pericolo per la fede, e indirettamente lo ha detto anche Papa Leone XIV nella sua prima omelia ai cardinali, mettendo in guardia dal considerare Gesù un Superuomo, o un grande profeta. O Egli è Dio coeterno e consustanziale al Padre e allo Spirito, oppure non ci salva.
Quindi Nicea serve ai cattolici del 2025? Si, è questo articolo ne è la conferma.
Sì , penso che la tesi sia condivisibile: se le tre Persone siano o meno della stessa “sostanza” non credo sia particolarmente importante per la fede di chi crede
Questo significa dire:
non è importante per la fede sapere se crediamo in un solo Dio o in tre Dei.
Non sapere se siamo figli di Abramo insieme ad Ebrei e Islamici oppure no.
Credo, umilmente, che ci si avventuri in una questione in cui anche i migliori cervelli umani, anche riuniti in un Concilio, non sono in grado di risovere definitivamente una questione del genere. Tutte le ipotesi che sono state fatte in duemila anni sono ipotesi di uomini e, come tali, soggette all’errore. Io mi sento cristiano a prescindere da simili questioni. Credo in un solo Dio, non mi interessa molto sapere in che rapporto sono le tre
Persone della Trinità
Invece Nicea a tale questione ha risposto per sempre: per i Cristiani c’è un solo e unico Dio. Chi non lo pensa e non lo afferma non è cristiano
Ottimo,da approfondire
Pessimo. Da rimuovere
Non sono d’accordo con la tesi di questo articolo. “sappiamo che ci sono un Padre, un Figlio, uno Spirito Santo. E ognuno interviene nella Storia. Se siano della stessa «sostanza» e quanto lo siano, non sposta molto la nostra fede. E forse non è molto importante”
Senza il chiarimento di Nicea-Costantinopoli il cristianesimo sarebbe un politeismo, che più o meno è l’opinione a riguardo degli Islamici. Dio è più uno che trino.
Riepilogando più succintamente: chi ha scritto questo articolo non è un teologo
La Grecia sarebbe antiquata? Eppure l’Occidente è legato al pensiero greco, c’è un cosmopolitismo greco, ci sono ancora greci. La Palestina degli ebrei e giudei assicura libertà dai contesti passati? Assolutamente impossibile, è questione logica.
Vi viene in aiuto un particolare: il Credo di Nicea è detto “Simbolo”. Il Credo, ma non la Trinità in sé stessa, che invece l’autore dell’articolo designifica.
In che senso dire di “sostanza” sarebbe un esercizio di troppo, sorpassato? La cultura non va separata dalla fede, il cristianesimo non è riservato solo a non dotti e a ignoranti, nella Bibbia ci sono anche discorsi ardui. Il lavoro teologico non è una elucubrazione.
Cosa significa in cristologia “sostanza”? Per il filologo essa indica qualcosa di sottostante (sub-stantia), però il teologo si riferisce al mistero di Dio e non si tratta di valutare qualcosa di materiale ma di considerare prima di tutto una dimensione. Adesso pare ormai assurdo occuparsene? Domandarsi cosa ci sia ‘sotto’ l’oggetto di fede è doveroso ed è giusto che vi sia chi pensi la cosa con rigorosità, altrimenti cosa ne sarebbe della cultura cristiana, dei destini della chiesa?
E che senso ha dire “Cristo” se il pensiero non sa di che cosa si tratti?
In qualità di Simbolo il Credo di Nicea ha una possibile lettura universalistica e una possibile interpretazione universale, non legate a una sola storia, quella della Cultura Ellenista e dell’Impero Romano. Certo questi sono i riferimenti, le coordinate e c’è anche tanto altro al mondo; ma per quale motivo sarebbero diventati estranei e a chi? E perché, se si è in altro, procedere senza un confronto con quel passato, senza capire?
Il Concilio e il Credo di Nicea non divergono ma l’interesse autentico del Concilio non era la biografia di Gesù. Questo disturba? Forse ricordare che Gesù di Nazareth fermava chi voleva adorarlo sarebbe contraddittorio, forse bisogna dire di provarci ogni volta e farsi fermare da Dio per mezzo del suo Rappresentante?
Se la sensibilità dei più è deviata, il concetto di Sostanza, ma anche l’idea di “Ipostasi” – che paiono inventare folli quelli e quelle che si presentano come degli innamorati di uno scomparso dal mondo – non sono una salutare doccia fredda?
Oggi le parole ‘sostanza’ e ‘persona’ hanno un significato molto diverso perciò le nostre preghiere non sono più trinitarie ma triteiste. Ok abbandonare le categorie filosofiche greche ma occorre sviluppare un modo alternativo di comprensione per non pregare solo come pappagalli
Condivido,grazie
Fatico a capire perché, una volta deciso di “demitizzare” la storia della teologia, Paolo o il Vangelo non debbano essere decostruiti con uguale radicalità. Questi discorsi potevano avere senso 100 anni fa ma oggi abbiamo tutti mangiato la mela decostruttivista, a quel punto il nocciolo da cui ripartire diventa una scelta come un’altra..