Breviario biblico

di:

monti

Già monaco della Comunità di Bose, Ludwig Monti, nato a Forlì nel 1974, è un biblista e saggista ben conosciuto e apprezzato da molti lettori. Laureato in Lettere Classiche e addottorato in Ebraistica, attualmente insegna in un liceo a Milano. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni – tra cui un commento ai Salmi – e, insieme ad altri due biblisti, ha curato la Bibbia uscita in tre volumi per Einaudi nel 2021.

Il suo «breviario» (parola presente nel titolo del libro) intende accompagnare il lettore nella meditazione dei testi bilici distribuiti per ogni giorno dell’anno. Spezzoni di luce e di brace ardente, vogliono essere un canto al giorno e per ogni giorno, elevato al Dio della vita rivelatosi nella storia di Israele e in pienezza nel suo figlio Gesù Cristo.

Monti propone una breve citazione biblica, facendola seguire da un sintetico commento non più lungo di una pagina. Il libro vuol essere un invito al cammino, alla luce, alla vita.

Il salmo 56,14 propone il programma: «Per camminare davanti a Dio nella luce della vita», ma Monti intende laicamente proporre un itinerario percorribile anche ad ogni uomo che voglia essere pensoso e responsabile nella propria vita. Tutti possono e sono chiamati a camminare, a percorrere un cammino il più luminoso possibile, pieno di vita perché ricco di vita ricevuta e donata.

Chiamati alla vita, gli uomini sono invitati a rispondere con una vita fruttuosa, felice, debordando in bene ricevuto e donato. Il credente è sorretto dalla rivelazione di Dio e dal suo aiuto tramite la Parola attestata nella Bibbia e ricevuta anche sacramentalmente nel pane di vita che è Gesù Cristo.

Da gennaio ad aprile i testi biblici citati e commentati sono tratti dal Primo Testamento, mentre negli altri mesi ripercorrono il cammino neotestamentario dei Vangeli, delle Lettere degli Apostoli e dell’Apocalisse.

Monti confessa il suo debito di ispirazione e di insegnamento a D. Bonhöffer (citato varie volte), al card. G. Ravasi e a B. Maggioni per i suoi commenti biblici appropriati, segnati da semplicità e sapienza evangelica. Alcune citazioni di Seneca e di Nietzsche arricchiscono i commenti, accanto a spunti tratti dalla tradizione paratestamentaria, qumranica e rabbinica.

Il testo biblico è presentato secondo una traduzione personale, che talvolta corregge e migliora quella ufficiale CEI 2008 (cf. Mt 7,14: «Quanto stretta è la porta e tribolata la via che conduce alla vita»). Importante la traduzione di Mt 10,29: «Eppure nessuno di essi [= i passeri] cadrà a terra senza il Padre vostro». Non si allude a un Padre arbitro capriccioso del destino delle sue creature [= senza che il Padre vostro lo voglia]. Con queste parole Gesù «confida e ci aiuta a confidare nella presenza paterna di Dio anche nel cuore della sofferenza e persino della morte delle sue creature» (p. 239).

A p. 363 la citazione corretta è At 17,30-32.

Il cammino di Dio e dell’uomo

Ciò che mi ha colpito nella lettura del testo è la fedeltà fiduciosa dell’autore nei confronti della vita concreta dell’uomo sulla terra, vita segnata senz’altro da difficoltà, ferite e fallimenti, da peccati e da sbandamenti idolatrici, eppure da gustare come grande dono a cui essere grati e fedeli per poter mostrare che si tende verso il cielo. Non può gustare il cielo chi non è fedeli al cammino concreto che la vita ci pone innanzi come terreno da fecondare con il dono generoso di sé.

Chi ama Dio, la sua parola e il tessuto comunitario della Chiesa non può distanziarsi o trascurare la vita concreta degli uomini, specialmente dei più deboli e dei più poveri.

Secondo Monti, la Bibbia propone un cammino esaltante, strada vivente di luce che coniuga in sé iniziativa di grazia divina e risposta responsabile e amorosa da parte dell’uomo.

Dio chiama l’uomo all’esistenza e alla libertà. Lo pone in contesto umano e di vita da custodire e da coltivare, a partire da un rapporto responsabile nei confronti degli altri esseri umani.

Egli si rivela e chiama in particolare un uomo, Abramo, a lasciare il passato conosciuto e amato e a intraprendere un cammino verso una terra sconosciuta e un approfondimento della verità di sé stesso: «Va’ verso te stesso».

L’uomo biblico non è un’isola, ma è sempre innestato in una storia di popolo, che dalla schiavitù è chiamato alla liberazione tramite la rinuncia all’idolatria di sé stesso e delle cose penultime che gli si presentano ogni giorno.

Dio si rivela nella storia di Israele come un partner di alleanza che intende fare del suo popolo un seme di testimonianza dell’amore di Dio verso l’intera umanità. Dio suscita e segue gli uomini che chiama a suo speciale servizio, perché siano strumenti di liberazione, di speranza e di solidarietà.

Egli si rivela in parole e opere, ma anche tramite la sapienza e il cammino non sempre lineare della riflessione umana, specialmente di fronte all’enigma del dolore e della morte.

I salmi rilanciano schegge di supplica, di lode, di lamento e di ringraziamento. «In te è [, o Signore,] la fonte della vita, nella tua luce vediamo la luce» (Sal 36,10). «O Dio, … il tuo amore vale più della vita», confessa il Sal 63.2.4. Il cuore va condotto alla sapienza, ma si invoca Dio: «Vieni a cercare il tuo servo» (cf. Sal 119,176). La ricchezza e i suoi pericoli punteggiano tutto il testo biblico. Ma la sapienza di Dio è maggiore della ricchezza (cf. Sap 8,5).

Accompagnamento alla carne dell’uomo

Straripante nella Bibbia è il tema del peccato e del perdono divino. Stupenda l’affermazione di Sap 11,26: «Tu risparmi tutte le cose, perché sono tue, o Signore, amante della vita». Monti afferma che aveva ragione F. Nietzsche nel dire: «Dio è morto: lo ha ucciso la sua compassione per gli uomini» (cit. alle pp. 149-150).

Con il suo grido, secondo Monti, Giobbe esprime una speranza terrena: «egli si augura che, prima della sua morte, nella sua vita Dio venga a restaurare il diritto» (p. 131).

Bellissima la storia di fedeltà di Rut alla suocera Noemi al di là di ogni confine religioso o etnico. «Sembrerà banale ma va ribadito: è l’amore che si manifesta in decisioni e atti conseguenti a renderci umani, fino alla morte, e a manifestare chi è il nostro Dio» (p. 135).

Se l’Amata afferma che «forte come la morte è l’amore», Gesù risorto manifesterà alla Maddalena e ai suoi condiscepoli che l’Amore è più forte della morte.

L’accompagnamento pedagogico di Dio non abbandona mai l’uomo a sé stesso, ma lo illumina con criteri di discernimento perché scelga liberamente, senza costrizioni, vie di libertà sempre più aliene da egoismi, vizi, bersagli mancati.

Il cammino del popolo di Israele, come lo sarà anche quello vissuto dai discepoli di Gesù Cristo, è fondato su un passato di liberazione, una proiezione verso un futuro di promessa di vita piena («eterna»), radicato in un presente di responsabilità nel vivere e nel condividere il bene accompagnati da Cristo e dal suo Spirito.

Sia nel Primo che nel Nuovo Testamento scorrono davanti agli occhi del lettore testi che annunciano chiamata, elezione, liberazione, promessa, alleanza, perdono, sponsalità. Dio si rivela pienamente nel suo Figlio Gesù, Verbo fatto carne umana. In lui Dio Padre mostra concretamente il suo volto amoroso, compassionevole e tenero, soprattutto verso i poveri e i peccatori. In lui appare in pienezza la grazia più grande che incorpora e invera la grazia del Primo Testamento.

Nel suo Figlio, Dio si immerge completamente nell’umano. Nel Figlio Gesù Cristo, Dio chiama l’uomo alla sequela, all’uscita da sé stesso, alla estroflessione del proprio cuore.

I segni operati da Gesù e i suoi insegnamenti, parabolici o meno, toccano la carne dell’uomo, gli fanno pregustare la vita piena di Dio che si attuerà solo nel Regno dei cieli, ma che si può iniziare a pregustare già sulla terra, in quella vita che è già «eterna» e non soltanto «futura».

«Nella tradizione giovannea – afferma Monti – la sintesi di tutta la vita cristiana è “credere nell’amore” (cf. 1Gv 4,16), cioè nella vita. Avere vita in nome di Gesù è credere nella sua vita, aderire al suo amore, alla sua vita, lasciando che sia lui a colmare i vuoti di adesione, a vincere ogni paura. Questo diventa per noi un credere nella nostra vita: sapendo che il Signore risorto è la nostra vita, potenza che può rimetterci al mondo» (p. 345).

L’autore del Quarto Vangelo chiude la sua postfazione affermando di aver scritto «perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate vita nel suo nome» (cf. Gv 20,31). Commenta Monti: «Non dobbiamo fare sforzi, ma restare svegli per accogliere il Signore che viene e dice: “Vita a voi! Credete nella vita!”. Perché solo dei credenti nella vita sono anche credenti cristiani, persone che hanno fiducia e passione per la vita. Che ricevono e sanno donare il tesoro inestimabile di Cristo e del suo amore: la vita» (ivi).

Il cuore dell’uomo e «Quelli della Via»

Il cuore dell’uomo è un abisso, inconoscibile e spesso inguaribile. Ma Gesù intende raggiungerlo con la forza debole della condivisione amorosa che giunge fino all’assunzione libera di una morte tragica vissuta da innocente, in modo altruistico, tra spasmi di solitudine e slanci di affidamento al Padre. La sua fedeltà al progetto d’amore del Padre gli farà vincere la morte e permetterà che lo Spirito che lo inabita possa essere effuso nel cuore degli uomini aperti a lui, facendoli diventare figli nel Figlio.

I personaggi dei vangeli offrono esempi concreti di fede fiduciosa, sequela generosa, tradimenti sconcertanti, slanci d’amore riconoscenti, in cui il perdono precede e accompagna circolarmente l’amore dimostrato verso Gesù.

Gesù affronta liberamente la sua morte approntata in modo ingiurioso dagli uomini e con lui che grida il suo sentirsi abbandonato dal Padre, anche noi possiamo stare «davanti a Dio, senza Dio» (cf. l’intensa citazione di D. Bonhöffer alle pp. 206-207. Il titolo Resistenza e resa secondo Monti va meglio tradotto con Resistenza e sottomissione).

A ogni uomo è offerta la possibilità del riscatto da una vita ristretta nelle prospettive e angusta nell’amore. Ai vizi e ai percorsi interrotti, sono contrapposti, per grazia, il dono di poter vivere nella fede, nella speranza e nella carità.

La vita della comunità dei discepoli della «Via» dimostra, al di là delle immancabili fragilità, la possibilità di vivere i doni più diversi donati da Dio Padre, dal Figlio Gesù Cristo e dallo Spirito Santo in modo costruttivo, inclusivo, corresponsabile. Le difficoltà incontrate nel vivere la vita di fede possono essere superate grazie al dono della Parola, della fede, della speranza, della perseveranza.

Secondo la testimonianza degli Atti degli Apostoli, tutti i discepoli di Gesù – «Quelli della Via» – erano un cuor solo e un’anima sola, «facevano comunità» (traduzione di Monti per il epi to auto di At 2,44). Il loro cammino, secondo il progetto geografico e teologico di At 1,8 è segnato dalla testimonianza circa Gesù, tutto quello che lui ha annunciato e tutti i fatti che lo hanno riguardato (cf. Lc 24,48 [lett. «queste cose» e non «questo»] e At 1,8).

La salvezza è destinata a tutte le genti, e la parola di Dio ha la sua potenza propria, che però va accompagnata dalla parrhesia/franchezza dei testimoni di Gesù. Per mezzo di Gesù Cristo giungono all’uomo il perdono di Dio, la riconciliazione, la speranza, la maturità quale traguardo che, dalle tribolazioni, passa attraverso la pazienza. Dio manifesta una «scandalosa simultaneità» fra l’indegnità peccaminosa dell’uomo e il suo amore riconciliatore tramite la morte redentrice di Cristo.

Il progetto di Dio è insondabile e inesplorabile, ma a Dio va reso un culto ragionevole conforme alla natura razionale dell’uomo (così per Monti va tradotto Rm 12,1 seguendo il suggerimento di R. Penna). Cristo risorto rende certa la nostra risurrezione, non vane la nostra fede e la predicazione dei credenti.

Carismi, lingua e libertà

Il frutto dello Spirito del Cristo Signore risorto fiorisce in una corolla di manifestazioni del cuore umano che coprono tutti gli aspetti della vita bisognosi di cura, custodia e attenzione (cf. Gal 5).

Il gioiello d’elogio all’amore di 1Cor 13 si incastona nel discorso sui diversi carismi donati dalla Trinità emergendo come esaltazione dell’unico elemento indispensabile alla vita ecclesiale e meno, come realtà duratura e immarcescibile anche nella vita piena e definitiva del Regno, cioè la vita perenne con il Signore risorto.

Cristo ci ha liberati per la libertà. E la libertà non è libertinaggio ma servizio reciproco tra fratelli (cf. Gal 5,1.13).

Gesù Cristo è anche la nostra pace, colui che dei due grandi blocchi religiosi del mondo antico ha fatto un’unica realtà, un uomo nuovo, distruggendo in se stesso l’inimicizia, con la sua croce (e risurrezione).

Per il credente, come per Paolo, il vivere è Cristo, in quanto Cristo vive in lui tramite la potenza dello Spirito.

Il credente vive il lavoro della fede, la fatica dell’amore e la pazienza della speranza (cf. 1Ts 1,2-3). Per questo non teme la venuta «ladresca» di Gesù. In lui, infatti, si è manifestata la bontà e l’amore di Dio per gli uomini da parte di Dio salvatore (cf. 2Tt 3,4-5).

Il credente in Gesù è liberato dalla paura della morte, origine di ogni sbandamento esistenziale degli uomini. Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede, possiamo correre con perseveranza la gara/lotta (agon) che ci attende (cf. Eb 12,1-2). Occorre però tenere a bada la lingua e seguire la legge di libertà, vivendo nei fatti ciò che si proclama a parole. Con la tradizione rabbinica si può dire: Essa non è scolpita (charut) sulle tavole ma è cherut, libertà sulle tavole.

Occorre sentire in grande (cf. Gc 5,7-8), rendendo a chi lo chiede la ragione della speranza che è nel credente, senza volerla imporre.

Vita d’amore e di fede

La vita d’amore divino ricevuta per grazia, toccata e palpata dai primi discepoli nella carne del Verbo incarnato, richiede di essere inverata in un amore concreto verso gli uomini ben visibili sulla terra, volto del Cristo anche se non riconosciuto coscientemente.

Chi ama come Dio, con la sua forza, vive nella luce, nella verità, spezza le catene dell’oscurità e della menzogna che intendono trattenere l’uomo nella falsità riguardo alla propria dignità e al proprio destino di gloria.

Colui che «in principio» chiamò l’uomo e tutta la realtà alla vita, si manifestò nell’«in principio» del Figlio e si rivelerà come fonte di luce, acqua di vita, sposo ardente della Chiesa che cammina come fidanzata nelle difficoltà della storia verso uno sposalizio che abbraccia la novità di cieli nuovi e terra nuova promessi dai profeti e riaffermati nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Essa si chiude con l’invocazione della sposa e del lettore perché il Signore Gesù venga e venga presto. La risposta dello sposo è pronta: «Ecco, verrò presto». E la comunità invoca: «Vieni Signore!».

Allora la storia, già inizialmente «eterna», entrerà nella sua verità ultima. Si celebreranno le nozze fra l’Agnello e l’umanità rinnovata per grazia, discendente dal cielo e, nello stesso tempo, ascendente dalle fatiche della storia. Finirà anche il tempo, assorbito dalla luce della vita divina che abbraccia tutti i popoli. E Dio sarà tutto in tutti.

Efficace la citazione di D. Bonhoeffer: «Il cristiano non ha sempre l’ultima via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nell’eterno, come chi crede nei miti della redenzione, ma deve assaporare fino in fondo la vita terrena come ha fatto Cristo… L’aldiquà non deve essere soppresso prematuramente… Cristo afferra l’uomo al centro della sua vita» (cit. a p. 443). Qui si gioca il Vangelo eterno, chiosa Monti commentando 1Pt 1,24-25.

Nel frattempo, dove abita Dio? Non può essere rinchiuso in templi edificati dall’uomo, utili per radunare la comunità ma senza presunzione di rinchiudere Dio nel «partito di Dio».

Nella conclusione, Monti e il filosofo Silvano Petrosino sottolineano infatti come i disegni di Davide e del suo profeta siano sconfessati e corretti in prospettive nuove.

Dio non abita templi ma crea casati, discendenza. Abita fra gli uomini, sempre in cammino, sotto le tende vagabonde, alla ricerca di sentieri di luce e di vita per tutti.

Il breviario di L. Monti è davvero un ricco compagno di viaggio per la preghiera e la riflessione anche per l’uomo di oggi, bisognoso di camminare nella luce della vita.

  • LUDWIG MONTI, Camminare nella luce della vita. Breviario biblico. Prefazione del card. Gianfranco Ravasi, Ed. San Paolo, Cinisello B. (MI) 2022, pp. 478, € 20,00, ISBN 9788892229945
Print Friendly, PDF & Email
Tags:

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto