Il grande freddo e la carità

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Se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce (dalle Omelie sul vangelo di Matteo di San Giovanni Crisostomo).

Le persone – per lo più uomini ma anche donne – che oggi si ritrovano senza un tetto sul capo nella città di siberiana di Omsk – circa un milione e duecentomila abitanti – sono per strada per tante sventurate ragioni.

Tra le persone che io conosco ricordo chi è stato raggirato dai truffatori dopo aver accumulato grandi debiti, chi ha perso il lavoro a causa di una forza maggiore ovvero per propria negligenza, chi è uscito di prigione ed è rimasto solo e senza nulla, chi ha visto la propria casa distrutta dal fuoco di un incendio che ha mandato in cenere e fumo tutti i beni posseduti e i documenti.

Ciò che io vedo probabilmente non è diverso da quanto si può osservare in tutte le grandi città del mondo: il numero delle persone senza dimora continua ad allargarsi a dismisura. Secondo le stime ufficiali in Omsk il numero ha raggiunto circa le 3.500 unità, ma l’entità effettiva è sicuramente superiore.

Sicuramente non in tutte le città del mondo le condizioni ambientali sono così dure come ad Omsk. È particolarmente difficile sopravvivere a meno trenta gradi centigradi – con punte sino a meno quaranta – come è avvenuto, ad esempio, nell’inverno scorso.

Le persone che ho incontrato sono riuscite a sopravvivere passando il tempo aggrappate ai grandi tubi dell’acqua – caldissima – del teleriscaldamento cittadino: tubi a cui viene strappata parte della coibentazione per avvertire il calore. È una prassi di sopravvivenza ma è molto pericolosa. Quest’anno ho visto persone ustionate e, insieme, congelate nelle varie parti del corpo. Le gelate sono state prolungate e perciò sono aumentati i casi.

La Caritas cattolica di Omsk assiste i senzatetto nella strada portando i pasti caldi e i vestiti e prestando loro le cure mediche essenziali. In sede offriamo l’opportunità di fare la doccia, di lavare i vestiti e di stare in compagnia in un posto caldo. Ma non siamo in grado di offrire l’ospitalità notturna. Per questo bisogno, di per sé, c’è un alloggio – un dormitorio – statale, ma non è di facile raggiungimento ed accesso: si trova ai margini della città e i senza dimora devono essere in grado di attestare la condizione di necessità. Anche per ragioni di convivenza, ci vanno solo poche persone rispetto a tutte coloro che abbisognano.

In città operano alcuni altri centri di riabilitazione gestiti da organizzazioni pubbliche e private: queste ultime sono di matrice religiosa protestante. Ma anche in questi centri non è facile avere accesso per il pernottamento.

In ragione, dunque, delle ancora più dure condizioni climatiche della fine dell’inverno, abbiamo adattato uno stanzone della sede – già adibito alla conservazione delle verdure – a spazio ricreativo, almeno per il giorno, per i senzatetto: questi, dopo aver fatto la doccia, radersi e curarsi i capelli, lavarsi i vestiti, hanno potuto soffermarsi per bere un thè caldo, giocare al tavolo e soprattutto parlare un poco di sé con le suore di San Vincenzo de’ Paoli.

Questi – ci rendiamo ben conto – sono solo piccoli segni dinnanzi alla grandezza dei bisogni e dei problemi, soprattutto i problemi più intimi delle persone. Le incoraggiamo a cercare di cambiare vita per emanciparsi da situazioni di tale necessità. Ma pochi, in realtà, ce la fanno.

Storie di vita

Vorrei – per gli amici italiani – testimoniare brevemente qualche storia che ho conosciuto recentemente.

  • Arthur – ad esempio – è giunto ad Omsk dal Kazakistan.  Quando è venuto la prima volta a radersi e a fare la doccia nella sede della Caritas, nessuno avrebbe detto che fosse un senzatetto. Eppure, sebbene sia ancora giovane, non è stato in grado di trovarsi un lavoro e, di conseguenza, sono venuti meno i suoi soldi ed è rimasto senza riparo e senza cibo.
  • Alexander è nato 65 anni fa nella nostra città.  Era sposato.  A causa del lavoro all’aperto, al freddo, era spesso ammalato.  Aveva l’asma e i dolori articolari, specie all’anca. Abbisognava di un intervento chirurgico. Senza regolare lavoro non ha avuto la possibilità di ottenere un congedo per malattia.  Si è sottoposto tuttavia all’intervento ottenendo un prestito che poi non è riuscito ad onorare. Si è indebitato oltremodo. Ora riceve una pensione di vecchiaia di minimo importo e lavora informalmente, come può. Ha tra le mani 4.500 rubli al mese (circa 50 euro).  Con questa cifra non ce la fa neppure a pagarsi le medicine e il cibo.  Gli amici gli hanno parlato della nostra organizzazione: ora viene a pranzo alla nostra mensa Caritas ogni giorno.
  • Tatjana ha 35 anni.  È rimasta incinta dell’uomo con cui vive in un vecchio alloggio di fortuna.  Soffre di dipendenza da alcool e fuma molto.  Mi dice: “voglio tenere il bambino. Non berrò. Sono felice!”
  • Svitlana è una madre single che ha perso il lavoro. Ha una figlia di 7 anni che a settembre deve andare a scuola. Non aveva cibo a sufficienza. Qualcuno le ha detto che nella strada, dietro la stazione ferroviaria, avrebbe trovato qualcuno disponibile ad aiutarla. Le abbiamo portato la razione alimentare, le abbiamo dato i vestiti, l’abbiamo invitata alla Caritas. Abbiamo visto scendere dagli occhi di Sveta lacrime di gioia. Speriamo in un cambiamento della sua situazione.
  • Papà Vitali viene a cena in sede Caritas con i suoi due adolescenti. La situazione è difficile. Il padre non ha lavoro. Li aiutava la nonna con la pensione, ma è morta poco tempo fa. I ragazzi stanno cercando di trovare un lavoro almeno part-time, ma senza successo. Dopo ogni cena vengono da me a ringraziare personalmente. Mi commuovono.

Le persone di cui ho scritto sono in genere battezzate, ortodosse. Non sempre sappiamo bene del loro orientamento religioso. Ma, naturalmente, non ci importa. Noi vediamo in questi poveri la figura di Cristo, come ci ha insegnato San Giovanni Crisostomo. Insieme ai loro bisogni corporali queste persone portano i loro bisogni spirituali.

La carità per i poveri è importante quanto la liturgia. Ogni settimana uno dei nostri sacerdoti si unisce agli operatori e alle suore per rivolgere loro un breve sermone, una preghiera, una benedizione, una parola personale. Ogni pasto sulla strada inizia con una preghiera. Questo è molto gradito. È molto bello.

  • Tatjana Trofimova è amministratrice della Caritas cattolica di Omsk. La ringraziamo per questa sua sentita testimonianza.
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