Erdö: Congresso eucaristico internazionale

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intervista

– Card. Erdö, lei ha fortemente voluto il viaggio di papa Francesco, nonostante lo spostamento di date dal 2020 al 2021. C’è stato un momento di cui pensava di dover rinunciare?

Rinunciare a che cosa? Il Congresso eucaristico internazionale è un evento dell’intera Chiesa. È stato il santo padre a decidere che il prossimo IEC (International Eucaristic Congress) avrà luogo a Budapest. Lui personalmente ha reso noto questo con un video messaggio a Cebu City nelle Isole Filippine, e lo abbiamo visto con immensa gioia.

Non solo gli ungheresi, ma anche tutti coloro che erano presenti. La sua partecipazione personale potrà essere un grande segno di speranza dopo quasi due anni di chiusura, paura ed isolamento per la pandemia. Preparando il Congresso abbiamo pregato e preghiamo tuttora dopo le messe domenicali, perché questo grande incontro possa portare un rinnovamento spirituale. Sappiamo bene che dipendiamo dalla Provvidenza divina. La Segreteria del Congresso ha elaborato diversi progetti per diverse situazioni.

Orizzonti

Cosa attende dal Congresso eucaristico per l’Ungheria? E per l’Europa?

Incontrare Gesù Cristo! La grazia della riconciliazione sia nella nostra società sia in Europa che ha tanto bisogno di speranza. Certo che non si tratta di una manifestazione “trionfalista”, ma piuttosto di un invito con cuore aperto verso tutti.

Già durante la preparazione del Congresso abbiamo fatto una magnifica esperienza di dialogo con i bisognosi, con le diverse organizzazioni della Caritas, ma anche con il mondo scientifico e culturale. Con la collaborazione di numerosi professori di teologia di varie confessioni cristiane e di altre comunità religiose, nonché di diversi settori della vita scientifica “profana”, abbiamo organizzato un convegno su “Fede, scienza e società” che per la pandemia non poteva radunarsi l’anno scorso, ma il testo delle conferenze è stato pubblicato in ungherese, in inglese e, per una certa parte, anche in italiano. Aspettiamo dal Congresso, quindi, anche l’intensificazione del dialogo in tutta la società.

Quale memoria si conserva del precedente Congresso, quello del 1938? Quali differenze con l’oggi?

Nel 1938 il Congresso eucaristico internazionale di Budapest, con il card. Eugenio Pacelli come legato pontificio, si è svolto in un’atmosfera di paure e di tensioni. Si sentiva già l’avvicinarsi della guerra mondiale. Dalla Germania non potevano venire né fedeli, né delegazioni. L’inno del Congresso era un bel canto, una preghiera per la pace e per l’unità dei popoli e delle nazioni.

Tale canto è diventato così popolare nella Chiesa che anche durante la santa messa di papa Francesco a Csíksomlyó (Sumuleu) in Romania, nel 2019, tutta la folla lo ha cantato. Anche se oggi le angosce sono un po’ diverse, rimane sempre attuale che tutti i popoli, tutta l’umanità, ha ricevuto da Dio l’invito ad essere uniti in amore fraterno. Gesù Cristo, presente tra di noi e in noi nell’eucaristia è la luce dei popoli. La Chiesa ha ricevuto il mandato di continuare la sua opera nella storia.

Incroci

Come coinvolgere gli ungheresi che vivono da decenni negli stati vicini come la Romania?

Durante gli anni della preparazione abbiamo portato in giro un simbolo del Congresso eucaristico per tutta l’Ungheria e anche nei paesi vicini. Abbiamo visitato diocesi e parrocchie, dove siamo stati invitati dal vescovo e dal parroco. Si tratta di una croce, alta tre metri e mezzo, con le reliquie “dei santi ungheresi”.

Preparando questa croce, che è stata benedetta da papa Francesco a Roma, è diventato chiaro che la testimonianza dei santi cristiani è comune. Nelle nostre terre hanno vissuto e dato la loro vita per il vangelo: italiani, tedeschi, ungheresi, slovacchi, polacchi, romeni, croati e altri, specialmente i molti martiri del ventesimo secolo! Il loro sangue unisce i popoli e contribuisce alla riconciliazione anche tra credenti e non credenti nelle nostre società. Così speriamo di purificare la nostra memoria alla luce della misericordia. Nei paesi vicini, fedeli e sacerdoti di lingua ungherese, ma anche altri, si preparano con gioia all’incontro eucaristico e pregano per questo grande evento.

Durante tutto questo periodo abbiamo organizzato adorazioni internazionali in certi giorni per via internet. Il prossimo appuntamento di adorazione globale avrà luogo il 5 giugno 2021.

Quale spazio ci sarà per le minoranze, come quelle dei rom?

Per la minoranza rom la nostra conferenza episcopale ha accettato la traduzione dell’ordinario della messa in lingua “romani”. I loro musicisti, alcuni dei quali sono docenti dell’Accademia di Musica hanno composto una bella messa, per un pomeriggio è prevista anche una ricca presentazione più popolare della loro cultura. Ma anche altre minoranze avranno occasione di contribuire alle liturgie e ai programmi culturali.

Come guardano al congresso le altre confessioni cristiane?

Ai convegni che preparavano il Congresso eucaristico negli anni precedenti hanno tenuto preziose conferenze rabbini, vescovi protestanti, specialisti di diverse Chiese ortodosse (del Patriarcato ecumenico, della Chiesa ortodossa russa, di quella romena e di quella serba); quindi, già nella preparazione si sentiva un’atmosfera di apertura e di amicizia. Anche nel programma del convegno scientifico che organizzeremo nei giorni che precedono l’apertura del Congresso sono previste conferenze di relatori “ecumenici”.

Alcune Chiese hanno partecipato anche alle mostre d’arte sacra organizzate su temi eucaristici. Per i programmi della settimana del Congresso eucaristico sono pure cordialmente invitati ospiti “ecumenici”. Sono sicuro che le altre confessioni cristiane, ma anche la comunità ebraica, una delle più importanti in Europa, stanno aspettando con entusiasmo l’incontro con il santo padre.

Quale sarà il rapporto con l’amministrazione statale e come giudica le dure critiche al populismo dell’attuale governo?

Nel 1938 l’Ungheria ha già organizzato il Congresso eucaristico internazionale. A quel tempo, il nostro Paese, sia in Vaticano sia nel mondo cattolico, ottenne uno speciale enorme riconoscimento per il modo in cui si svolse l’evento. Anche ora, ci stiamo preparando per qualcosa di simile. Nell’atmosfera tesa dell’epoca di allora, gli organizzatori hanno prestato particolare attenzione a non sollevare questioni politiche nel caso del Congresso e ciò è stato realizzato con successo.

La cooperazione con il governo e con la leadership della capitale è, allora come ora, è essenziale per la realizzazione dell’evento mondiale. Come nel 1938, così nel 2021, il Congresso non è un evento politico, ma religioso. La Chiesa cattolica ungherese ha chiesto alla Santa Sede di organizzare l’evento. Abbiamo quindi preso contatto con il governo dopo che il papa ha accettato la richiesta, poiché ci sono una serie di passaggi nell’attuazione di un evento di questa portata – come le questioni di sicurezza, i luoghi, la fornitura di risorse finanziarie –, in cui il coordinamento e il lavoro congiunto sono inevitabili. A settembre ci stiamo preparando per la confessione della nostra fede.

Nel quadro del Congresso, durante gli eventi e i programmi, ovviamente, ci sforziamo anche di presentare la nostra cultura, il patrimonio spirituale, il meraviglioso paese e la capitale, ma al centro di questa settimana c’è l’eucaristia, Cristo vivente.

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