Neanche la “bestia”, il potente ufficio stampa dell’ex ministro dell’interno, on. Matteo Salvini, poteva prevederlo. La denuncia per calunnia di un prete della periferia della diocesi milanese, don Alberto Vigorelli (81 anni), minaccia di ridicolizzare il leader della Lega. Anzitutto i fatti. A novembre del 2016, in una omelia domenicale a Mariano Comense (provincia di Como ma diocesi di Milano), il don commenta il vangelo (Mt 25, 31-46) e davanti alle parole sacre «ero straniero e mi avete accolto» esclama: «O siete cristiani o siete di Salvini».
L’interessato commenta: «Come si permette questo sacerdote di dare patenti di cristianità, insultando non solo me, ma milioni di italiani? Episodio vergognoso, stavolta non lasciamo perdere» (Ansa, 8-11-201&). Parte la denuncia e il 18 febbraio di quest’anno il giudice di pace di Como ascolta le parti. L’accusa propone una soluzione bonaria: «Se questo prete, che mi odia, chiederà scusa e devolverà 1.000 euro a una Onlus che si occupa dei disabili, pace fatta e amici come prima». Il don risponde: «Io non rinnego il Vangelo». Il suo avvocato, Oreste Dominioni: «Don Vigorelli ha predicato il Vangelo (ispirato dall’amore e non dall’odio) e per questo non può scusarsi». Il processo è aggiornato al 14 maggio.
I confratelli raccontano di un «prete di battaglia» fin dai primi mesi della sua ordinazione con il pericolo di esporsi «sopra il rigo», che paga la sua libertà di parola con un’emarginazione al tempo dell’arcivescovo Colombo. Campa facendo scuola e lavorando con gli scout. Diventa prete fidei donum in Africa e poi in America latina (Lima, Perù). Con Martini rientra a pieno titolo e il suo attuale vescovo, Mario Delpini, gli ha espresso la sua solidarietà.
Non si sa come potrà finire la vicenda giudiziaria. Le lettere del politico al card. Scola (allora ancora arcivescovo di Milano) e al card. Stella, prefetto della Congregazione del clero, non hanno prodotto censure di sorta. L’ossuto ed evangelico ottantunenne potrebbe avere la meglio. Mai sottovalutare i prevosti.
Fatelo sapere anche al cardinal Ruini…
articolo scritto correttamente, bravo Gabriele Passerini
al Capìtano càpitano inciampi