Due petizioni contro la violenza di genere

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«Mentre i teologi portano avanti il dialogo nel campo dottrinale, voi continuate a cercare con insistenza occasioni per incontrarvi, conoscervi meglio, pregare insieme e offrire il vostro aiuto gli uni agli altri e a tutti coloro che sono nel bisogno. Così, liberi da ogni pregiudizio e fidandovi solo del Vangelo di Gesù Cristo, che annuncia la pace e la riconciliazione, sarete veri protagonisti di una nuova stagione di questo cammino, che, con l’aiuto di Dio, condurrà alla piena comunione».

Sono parole rivolte il 13 ottobre da papa Francesco al termine del suo incontro con i partecipanti al pellegrinaggio dei luterani. Discorso iniziato con un grazie reso a Dio «perché oggi, luterani e cattolici, stiamo camminando sulla via che va dal conflitto alla comunione. Abbiamo percorso insieme già un importante tratto di strada. Lungo il cammino proviamo sentimenti contrastanti: dolore per la divisione che ancora esiste tra noi, ma anche gioia per la fraternità già ritrovata». E proseguito nel prendere atto che «nel metterci a servizio dei più bisognosi, sperimentiamo di essere già uniti: è la misericordia di Dio che ci unisce».

Uomini e donne contro la violenza di genere

Una preziosa occasione per sperimentare «di essere già uniti» e per «cercare con insistenza occasioni» di preghiera, di incontri e di offerte di aiuto «a tutti coloro che sono nel bisogno» è l’iniziativa lanciata dalla Federazione donne evangeliche in Italia (F.D.E.I.) per prevenire e contrastare la violenza di genere.

Si tratta di una raccolta di firme, che verranno consegnate prima del 25 novembre («Giornata internazionale contro la violenza sulle donne») al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Due petizioni contro la violenza di genere, una firmata dagli uomini e l’altra sottoscritta dalle donne, con una comune richiesta al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il testo pensato per le donne esprime l’impegno a «non subire passivamente atti di violenza fisica, psicologica, sociale e religiosa che colpiscano noi stesse e le altre donne» e a «operare perché cresca in noi stesse e nelle altre donne la piena consapevolezza della nostra dignità». Quello per gli uomini invece impegna a «non esercitare e non tollerare alcun atto di violenza fisica, psicologica, sociale e religiosa contro le donne» e ad «operare affinché sia rispettata la dignità femminile in ogni ambito di nostra competenza e conoscenza».

Entrambi impegnano a «vivere, diffondere e sviluppare una cultura basata sulla parità di genere che si ispiri a legalità, diritto e solidarietà».

Inoltre, tutti e due si concludono con un appello al Dipartimento per le pari opportunità affinché si adoperi perché «siano superati tutti gli ostacoli di ordine burocratico per far arrivare ai centri antiviolenza già esistenti i fondi ad essi destinati»; venga agevolata «la fondazione di centri antiviolenza in ogni Regione d’Italia per proteggere un numero sempre maggiore di donne e minori a rischio, offrendo loro una migliore qualità di vita»; siano avviati «servizi e interventi sul territorio, mirati alla prevenzione, che abbiano come target specifico gli uomini»; venga facilitato il reinserimento socio-lavorativo delle vittime.

La raccolta di firme è aperta a tutti. Sul portale Change.org è possibile sottoscrivere le dichiarazioni di impegno fino al 20 novembre prossimo, perché, come detto, l’intenzione delle organizzatrici è quella di consegnare le firme al Dipartimento pari opportunità in una data quanto più prossima possibile alla «Giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

Le due petizioni sono disponibili anche online ai seguenti link.

Impegno/petizione DONNE.

Impegno/petizione UOMINI.

Perché sostenere questa petizione

Per Dora Bognandi, presidente della Federazione donne evangeliche in Italia, tre sono i motivi che hanno spinto le organizzatrici a lanciare la petizione.

In primo luogo, è importante che singole persone si assumano la responsabilità di operare fattivamente per prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne.

In secondo luogo, perché non si combatte la violenza senza impegnarsi in un’operazione spirituale e culturale che modifichi il modo di rapportarsi nei confronti della donna.

In terzo luogo, perché questa battaglia va combattuta insieme: donne e uomini.

Motivazioni globalmente condivisibili. La violenza di genere, infatti, ha una portata generale ineludibile. Chiama singole persone e istituzioni all’assunzione di responsabilità in merito alle strategie di policy e alle azioni da intraprendere per la sua prevenzione e il suo contrasto. E guarda anche agli autori della violenza per concretizzare azioni volte al superamento di quegli stereotipi e pregiudizi in cui affonda le sue radici una cultura patriarcale e androcentrica che è alla base di comportamenti generatori di violenza.

Nel solco dell’appello ecumenico alle Chiese cristiane

L’iniziativa della Federazione delle donne evangeliche in Italia mi sembra che sia profondamente coerente con l’Appello alle Chiese cristiane contro la violenza alle donne firmato il 9 marzo dello scorso anno presso la sede del Senato della Repubblica da autorevoli rappresentanti di dieci Chiese cristiane presenti in Italia.[1]

L’Appello in questione, richiamato da papa Francesco il 22 giugno 2015 in occasione della visita al tempio valdese di Torino, conteneva anche questa affermazione: «Le comunità cristiane in Italia sentono urgente la necessità di impegnarsi in prima persona per un’azione educativa e pastorale profonda e rinnovata che, da un lato, aiuti la parte maschile dell’umanità a liberarsi dalla spinta a commettere violenza sulle donne e, dall’altro, sostenga la dignità della donna, i suoi diritti e il suo ruolo nel privato delle relazioni sentimentali e di famiglia, nell’ambito della comunità cristiana, così come nei luoghi di lavoro e più in generale nella società».

Firmare le due petizioni, diffonderne il contenuto e soprattutto impegnarsi, donne e uomini di diverse confessioni cristiane, nei relativi termini significa, tra l’altro, costruire quel genere di «ecumenismo che si fa in cammino», lavorando per i tanti uomini e le tante donne che soffrono ingiustizie.[2]


[1] Cf. Sett. n. 11 del 15 marzo 2015, n. 13 del 29 marzo 2015 e n. 14 del 12 aprile 2015.
[2] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alla conferenza dei segretari del “Christian Worl Communions” (12 ottobre 2016).

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2 Commenti

  1. Stefano S 27 ottobre 2016
    • Marco 3 novembre 2016

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