Milano: Indetto un sinodo “minore”

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«Non ritenendo opportuno, in questo momento, convocare un sinodo diocesano (cann. 460-468), intendo riprendere l’antica tradizione ambrosiana di assemblee ecclesiali più agili e frequenti, nella forma dei sinodi minori… indico il sinodo minore sul tema “Chiesa dalle genti, responsabilità e prospettive. Linee diocesane per la pastorale”». Così si legge nel documento di indizione firmato dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, il 27 novembre 2017.

Perché questo sinodo è definito “minore”? Perché non tratterà tutti gli aspetti della vita della Chiesa, come accadde in quello precedente – il 47°,  indetto dall’allora arcivescovo di Milano, il card. Carlo Maria Martini e che durò due anni, dal 1993 al ‘95 – , ma un solo tema: vivere l’esperienza della carità nelle parrocchie ambrosiane, tutte sempre più multietniche.

Intervistato da Radio Marconi, l’arcivescovo Delpini è ritornato al sinodo del 1995 che aveva dedicato un numero alla “pastorale degli esteri”, intendendo per “esteri” gli “stranieri” che venivano nel nostro paese. Ecco – ha spiegato il presule – quell’idea va superata. Non si tratta di dedicare particolare attenzione ai cattolici che vengono da un’altra terra e da un’altra cultura, ma far sì che si trovino in una Chiesa «in cui tutti si sentano a casa propria», una Chiesa che «accolga ogni abitante cattolico di questo territorio come parte viva della comunità e della sua azione pastorale». “Chiesa dalle genti” (il titolo del sinodo) significa che «la Chiesa assume le culture dei popoli, le accoglie, le rispetta, le trasforma e diventa una comunità». Si tratta di accogliere e valorizzare «la ricchezza delle presenze».

Perché questa esperienza sinodale

Al centro di questo sinodo non saranno i fenomeni migratori in quanto tali o l’impegno della Chiesa per l’accoglienza, che è da sempre oggetto di impegno per la Chiesa. Il tema che invece sarà messo a fuoco da questo percorso riguarda l’esperienza dentro le 1.107 parrocchie della diocesi, la cui realtà è molto mutata in questi decenni anche per la presenza di cattolici provenienti da altre nazionalità, di lingue e culture diverse che però abitano la stessa comunità, sotto lo stesso campanile.

L’obiettivo è quello di evitare due rischi che si possono correre: da una parte, i cristiani non italiani costretti a vivere la propria fede e i sacramenti soltanto all’interno della propria comunità etnica o nazionale; dall’altra, quella di doversi adeguare a usi e costumi delle nostre parrocchie perdendo quel patrimonio di cultura e tradizione di cui sono portatori.

La domanda ideale che tutti – milanesi da più generazioni e “nuovi ambrosiani” – dovranno porsi è: «Come dobbiamo cambiare per essere anche oggi, insieme, discepoli del Signore e Chiesa delle genti?».

Don Luca Bressan, presidente della Commissione di coordinamento del sinodo, ha affermato che «lo scopo di questo cammino sinodale è eminentemente pastorale». L’esito del cammino sinodale «sarà una Chiesa maggiormente consapevole della propria cattolicità». Un sinodo che invita la Chiesa di Milano a restare fedele «alla sua identità ambrosiana» e che saprà trasmettere «serenità e capacità di futuro anche al resto del corpo sociale».

Entusiasta l’accoglienza del sinodo da parte del Consiglio pastorale diocesano di cui è segretaria Valentina Soncini. Un lungo applauso – ha raccontato la Soncini – ha accolto l’annuncio dato dall’arcivescovo. L’orizzonte che si prospetta è «una Chiesa inclusiva e nuova, capace di accogliere e di essere edificata dai credenti che vengono da tutte le parti del mondo…, una Chiesa in cammino che si incarna in Milano, cattolica, casa di comunione per la fede di chi arriva da altri paesi».

Raymond Bahati, 35 anni, congolese, da 16 anni in Italia, laureato in psicologia alla Cattolica, membro del Consiglio pastorale diocesano, ha parlato del sinodo come di «una mossa di luce che spegne il buio», di una iniziativa che «avrà una ricaduta anche civile», di un evento che «cambia la Chiesa, non soltanto quella di Milano».

Le tappe del cammino sinodale

Il sinodo sarà presentato alla diocesi dall’arcivescovo il 14 gennaio 2018, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Dal quel momento partirà la fase dell’ascolto durante la quale i presbiteri (nei decanati) e i fedeli (nei Consigli pastorali decanali e parrocchiali) porteranno la propria riflessione.

Al termine di questa fase, che si concluderà a Pasqua (1° aprile 2018), la Commissione raccoglierà i contributi nello strumento di lavoro. Sulla base di questo documento i Consigli pastorale e presbiteriale delineeranno le norme giuridiche, che saranno promulgate dall’arcivescovo. I lavori si concluderanno sabato 3 novembre 2018, vigilia della festa liturgica in onore di san Carlo Borromeo, pastore della chiesa ambrosiana che indisse i primi 11 sinodi diocesani.

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