La fraternità, questione di (nuovo) stile

di:
Fraternità

Christoph Theobald, Fraternità

Qual è in estrema sintesi «il nuovo stile della Chiesa secondo papa Francesco»? Per il teologo Christoph Theobald non ci sono dubbi: è la “fraternità” e lo spiega nel suo ultimo saggio per le edizioni Qiqajon (collana Sympathetica) che raccoglie alcuni interventi in diverse sedi accademiche.

Ed è il priore di Bose, Enzo Bianchi, autore della prefazione che indica fin dalle prime battute come «lo stile cristiano non sia una questione di forme, bensì di contenuto e annuncio, quindi al contempo dottrinale e pastorale». Un dato che emerge con evidenza dal Nuovo Testamento, «dove gli insegnamenti di Gesù sul “come” vivere i comandamenti di Dio e sul “perché” osservarli sono di gran lunga più numerosi e insistenti di quelli che si limitano ad enunciarli».

Perché allora proprio la fraternità diventa chiave di lettura di un nuovo stile evangelizzatore? Ad essere precisi, Theobald parla addirittura di «mistica della sorellanza e fratellanza» e deriva la sua convinzione dalle parole e dai gesti di Bergoglio e ancor più dai suoi scritti, l’Evangelii gaudium e la Laudato si’.

L’eredità di Paolo VI

A 40 anni dall’Evangelii nuntiandi (EN) di Paolo VI – il testo più citato da EG – il modello sembra essere questo, pur in presenza di alcune differenze storiche e teologiche: la proposta di un principio di interpretazione. «Qui ho scelto di proporre alcune linee che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo» (EG 17).  Con la sua riconosciuta capacità didattica l’autore – nato a Colonia, religioso della Compagnia di Gesù, docente di teologia fondamentale al Centro Sèvres di Parigi, anche musicista e musicologo – analizza in maniera sistematica il testo dell’esortazione alla ricerca dei nuclei fondanti che individua nei problemi ermeneutici dell’annuncio, nel discernimento dei segni dei tempi, nella concezione di Chiesa che questo annuncio comporta e sulla visione del mondo in cui esso si inserisce. Punto decisivo, per Theobald, è che, una volta operato il discernimento, il centro del testo verta sull’annuncio del Vangelo della misericordia e sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione, intrinsecamente legata al vangelo stesso. «Il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri» (EG 177).

Il nuovo stile evangelizzatore, però, non può instaurarsi senza una trasformazione della Chiesa (una riforma come condizione di credibilità dell’annuncio) in direzione missionaria, quella che ormai è conosciuta con l’espressione di «Chiesa in uscita»: è l’indicazione precisa di Paolo VI in EN, ma è soprattutto a livello di destinatari privilegiati, i poveri, che si riscontrano le affinità, anche se la Chiesa dei poveri si riconoscerà solo nell’America Latina di Medellín, substrato del papa argentino. Tra le differenze si registrano invece la ricerca sulle motivazioni della missione, individuato essenzialmente tra la gioia (senza la quale le istituzioni ecclesiali rischiano il disseccamento) e l’uscita, e il criterio regolatore del nuovo stile: contro una «concezione monolitica della dottrina» assumono un’importanza decisiva il sensus fidelium, la visione plurale del popolo di Dio e delle società insieme alla promozione delle diverse espressioni della vita cristiana.

La fraternità mistica

«Il modo di relazionarci con gli altri, che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa» (EG 93) scrive Bergoglio: «vale la pena di studiare per una volta a fondo questo programma» indica Theobald nella convinzione che «fratellanza e sorellanza mistiche e contemplative sembrano essere ovvie per una Chiesa che viva a partire dal doppio comandamento dell’amore». Perché allora papa Francesco lo spiega a più riprese? Perché in tutta evidenza non è affatto così, complici l’individualismo morboso del mondo contemporaneo.

Ed è allora anche nell’enciclica Laudato si’ che si insiste sulla pluralità delle relazioni, con noi stessi, con gli altri, con la terra e con Dio. In particolare la relazione con la terra colpevolmente trascurata nella modernità implica la necessità di «prendere sul serio la connessione causale tra la fraternità ferita e la distruzione dell’ambiente».

Cosa rappresenta allora la fraternità? È una «questione di stile», afferma Theobald, un concetto che ricorre 22 volte nella EG e 18 nella LS. Uno stile nuovo per la Chiesa, cui è richiesto «attento ascolto, da parte di chi annuncia e del magistero, delle molteplici forme di espressione del senso della fede» rinunciando a «costringere in un rigido edificio dottrinale». Un nuovo stile per i cristiani tutti cui è affidata la responsabilità di una questione centrale come la coesione della società e il modo di trattare gli altri: il profugo, il richiedente asilo, il musulmano, la terra che ci accoglie.

E un nuovo stile diventa necessario anche per la teologia, chiamata ad «attivare il potenziale critico-contemplativo» conclude Theobald.

Christoph Theobald, Fraternità. Il nuovo stile della Chiesa di papa Francesco, Qiqajon, Magnano (BI), 2016, pp. 96  € 8,50.

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