Il mondo mistico dell’ebraismo

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copertinaUn libro affascinante quello scritto da Daniela Leoni, docente di Letteratura yiddish all’ISSR «Ferrini» di Modena. Non si entra in un mondo di pensieri assurdi, magici, strampalati e avulsi dalla realtà, ma in un mondo mistico di ricerca, di accoglienza e di comunicazione col Divino, compito dell’uomo di ogni tempo, (anche di colui che pensa di farne a meno).

Già in alcuni tratti dei midrashim e nel Talmud il pensiero ebraico si è sempre interessato fin dall’inizio del suo percorso nel I-II secolo del mistero della creazione (confluito poi negli scritti circa l’Opera della creazione/Maaseh Bereshit) e quello dell’incontro mistico con Dio (Opera del carro/Maser Merkavah). Del mondo divino, racchiuso in un grande palazzo, se ne meditano le misure e se ne percorrono le varie stanze (letteratura delle Hekhalot = “palazzi”). Nella “Misura della statura/Shiur qomah” (VII-VIII sec.) si contempla la grandezza della divinità.

Col Sefer ha-Bahir, opera anonima comparsa nella Francia meridionale nel 1185, compare la prima opera dalla Cabala (= Qabbalah, in ebraico, “Ricezione”), che specula sul valore delle lettere dell’alfabeto (con le quali Dio creò il mondo) e sul simbolismo delle vocali. Emerge il metodo ermeneutico della ghematria (che sfrutta il valore numerico delle lettere) e il notarikon (ogni lettera di una parola è considerata a sua volta come la lettera iniziale di un’altra parola).

Fra il VI e VII secolo compare in Palestina il Sefer Jezirah (“Libro della creazione/formazione”) che getta le basi per le riflessioni teosofiche circa le sfera delle emanazioni divine (sefirot) e le trentadue vie segrete della saggezza che reggono l’armonia dell’universo. Nella creazione Dio si serve delle dieci sefirot e delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. La presenza del male è spiegata in questo periodo come un processo grammaticale.

Lo Zohar (“Libro dello splendore”, 1270) è un commento alla Torah che riprede molte di queste idee. Dio è l’infinito, il Senza-fine (En Sof), da cui emanano le dieci sefirot, che permettono una comunicazione tra il divino e il mondo egli uomini, rappresentando le modalità operative di Dio nel mondo. Il male viene concepito come un prodotto ineliminabile del processo vitale delle sefirot, che trae origine dalla rottura dell’equilibrio fra due misure/sefirot, quella della giustizia e quella della misericordia. Un processo tensionale che è visto addirittura all’interno stesso di Dio.

Dopo l’espulsione degli ebrei dal Portogallo (1492), la cittadina di Safed, nella Galilea settentrionale al confine con il Libano, diventa il centro del misticismo ebraico, della fioritura della Cabala, con importanti maestri che si susseguono: R. Josef Caro (1488-1575, autore del trattato giuridico-morale dello Shulkhan Aruk = Tavola Imbandita), Salomon Alkabetz (ca. 1505-1584, autore del famoso inno di accoglienza del Sabato Lekah Dodi) e Mosè Cordovero (1522-1570), che compose La palma di Debora, un trattato che pose le basi della Cabala nella sua impostazione etica.

Safed costituiva un ambiente mistico che cercava, con intensa vita etica, l’imitatio Dei e combatteva il peccato con pratiche penitenziali anche inusuali e drammatiche. I cabalisti professavano la dottrina della trasmigrazione delle anime, ma non la reincarnazione, come invece fu fatto nei secoli successivi.

Isaac Luria (Gerusalemme 1534 – Safed 1572) fu il più grande cabalista di ogni tempo, colui che organizzò il pensiero in modo sistematico. Dio si contrasse (zimzum) per dar spazio alla creazione. Dall’En Sof emanano dieci sefirot, vasi/kelim che contengono ciascuno un’emanazione divina, livelli di presenza o modalità operativa dell’En Sof. È possibile visualizzare anche graficamente in uno splendido albero l’insieme delle sefirot (con sistemazioni diverse lungo i secoli), le quali sono pensate ciascuna in collegamento anche con le membra del corpo umano.

Un triangolo superiore raccoglie le tre sefirot superiori: Keter elijon, “la suprema corona” della divinità (cranio), Kohmah, la “sapienza” (cervello), Binah, “l’intelletto” (cuore). Le altre sono disposte da Luria lungo tre linee verticali, con le sefirot che si rapportano vicendevolmente dal lato sinistro (quello della severità) a quello destro (quello della bontà). A partire dall’alto troviamo a destra Chesed, “bontà” (braccio destro) a cui si rapporta a sinistra Gevurah, “forza” o Din, “giudizio” (braccio sinistro); scendendo, a destra si trova Nezach, “stabile durata” (gamba destra) e a sinistra Hod, “maestà di Dio” (gamba sinistra). Al centro, a partire dall’alto, troviamo Tiferet, la “bellezza” o Rachamim (il corpo), la “misericordia”; Yesod, il “fondamento” di tutte le forze attive e generanti di Dio (fine del corpo), sotto la quale si trova Malkut, la “regalità” (nello Zoahar è la Shekinah, la “Torah orale”) pensata collegata con la bocca. Uno schema grafico poteva essere riportato utilmente anche nel libro.

Dopo il primo capitolo del libro – «I “segreti della creazione” nel pensiero mistico-esoterico del ebraismo (pp. 5-54), che ripercorre la storia del pensiero cabalistico che abbiamo riassunto finora –, Leoni presenta nel capitolo 2 la “Trascendenza e immanenza di Dio nella mistica ebraica e nella Cabala” (pp. 55-134), parlando di Dio (altro e inconoscibile) o En Sof, delle sefirot quali modalità operative del Dio trascendente, della Shekinah, cioè di “un’abitazione” di Dio in mezzo al suo popolo (collegata alla misteriosa presenza dell’altra parte, cioè “il male”) per concludere con la descrizione delle presenze angeliche nella mistica. Esse vedono la preponderanza di Metratron, figura angelica che introduce alla presenza di Dio. Si accenna anche a una misteriosa presenza di due poteri in cielo.

Occorre ricordare che, attraverso la sua vita spirituale e l’opera di bene, l’uomo può concorrere alla redenzione- riparazione/tikkun del mondo rovinato dalla presenza al male. La presenza del male, spiegata in molte maniere nel corso della storia del misticismo ebraico, è dovuta alla rottura delle sfere/vasi/kelim (shevirat ha-kelim). Il male è addirittura pensato a tratti come il rivestimento, la “buccia” del bene, con un ruolo “provvidenziale” perché l’uomo scelga il bene.

Col capitolo 3, “Il golem e la Cabala pratica” (pp. 135-158), si entra non più nella Cabala come pensiero teosofico e religioso ma nella commistione con la magia (Cabala pratica). Si insiste sul significato simbolico e gnoseologico dell’alfabeto ebraico e sulla conoscenza “ergetica” di Dio. Maestri cabalistici hanno la possibilità di creare un uomo nuovo dal golem (impasto di argilla) in cui infondere lo spirito tramite l’immissione di lettere dell’alfabeto nella bocca.

La presenza misteriosa del golem si affianca a quella del dibbuk, di cui Leoni parla nell’ultimo capitolo (pp. 159-176). Negli ultimi stadi della Cabala si ammette la trasmigrazione delle anime. Il dibbuk è lo spirito di una persona umana che non è riuscita a raggiungere la perfezione a cui era stata destinata da Dio e che trasmigra in un’altra persona a cercare il suo perfezionamento. Se ne impossessa e parla con la propria voce. Se non la trova vaga fra i due mondi come “anima in pena”. Oltre un aspetto di desiderio amoroso (descritto e messo in scena nel 1918 dall’opera teatrale di Sholem An-Ski, Il dibbuk, che ebbe grande successo e che fu ripresa in altre opere artistiche e romanzi), a volte esso assume una valenza negativa, maligna, di seduzione, che entra a possedere in modo particolare le donne.

C’è chi ha visto nei milioni di morti nella Shoah un enorme dibbuk che vaga nel mondo, in cerca del completamento della loro vita e dei disegni da loro sognati ma che non hanno mai potuto portare a compimento.

Un breve bibliografia (pp. 177-81) completa questo prezioso volume, che introduce in un mondo non sempre conosciuto, talvolta irriso, ma di vitale importanza per apprezzare – anche solo per contrasto – la cultura ebraica, il fenomeno del chassidismo del sec. XVIII e le correnti del pensiero mistico dell’ebraismo contemporaneo.

Daniela Leoni, La Cabala. Il mondo mistico dell’ebraismo, EDB, Bologna 2019, pp. 184, € 17,00.

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