Laudato si’ compie 5 anni

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«Dio attraverso la sua creazione non manifesta solo ciò che è visibile e temporale, ma anche ciò che è invisibile ed eterno»[1]. Con queste parole santa Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, ci fa parte della sua esperienza sensibile della presenza di Dio nel mondo e in tutte le cose[2]. L’esperienza della mistica benedettina trova eco nella frase che Gesù risorto rivolge agli apostoli: «Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mt 16,15).

La redenzione non riguarda solo le donne e gli uomini, ma tutta la creazione. Lo esperisce san Francesco che parla con gli uccelli e ammansisce il lupo, rendendo evidente che la vita spirituale contiene il desiderio della comunione con il creato.

Per sant’Ignazio di Loyola, «la sua consolazione più grande era guardare il cielo e le stelle; li contemplava spesso e per lungo tempo, perché da questo gli nasceva dentro un fortissimo impulso a servire nostro Signore».

Le dimore dei consacrati confermano che la vita spirituale beneficia della presenza della natura. Nel passato, ma anche oggi, gli eremiti vivono in luoghi isolati, dove la contemplazione del creato aiuta e conduce verso quella del Creatore[3]. Ogni convento ha il suo giardino e ogni monastero necessita di un chiostro attraverso il quale guardare le stelle e volgere in alto il proprio sguardo[4].

Il giardino è il primo luogo dove Adamo ed Eva sono stati posti al principio della creazione, e nel giardino della Gerusalemme celeste troveremo ristoro[5].

L’enciclica Laudato si’, che racconta la bellezza della casa comune e le responsabilità sociali della sua cura, compie cinque anni durante la pandemia, tempo in cui è diventato evidente che «tutto è collegato» (LS 91). A causa del confinamento, è cresciuto il desiderio di stare nella natura.

Un modo per celebrare il primo quinquennale del documento papale potrebbe essere quello di pregare nella e con la natura – opportunità che viene incontro anche alla necessità di gestire con nuove modalità gli spazi liturgici. Riportiamo tre esempi.

Il primo è la messa Laudato si’ promossa dal Movimento cattolico globale per il clima GCCM. Si tratta di celebrazioni eucaristiche organizzate dai circoli Laudato si’ GCCM in ambienti naturali (cf. SettimanaNews). Grazie alla sacra liturgia, alla condivisione fraterna e al contesto naturale, le messe Laudato si’ offrono la possibilità di contemplare in un unico insieme il mistero dell’esistenza umana che «si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra» (LS 66)[6].

Il secondo esempio nasce da un ricordo di oltre vent’anni fa. Una mattina all’alba sulla spiagga di Gioiosa Ionica, terra bellissima ed anche ferita, il vescovo, Giancarlo Bregantini, insieme ai fedeli si trovarono per celebrare le lodi con il sole nascente (alla preghiera corale si aggiunse poi, per chi voleva, il bagno in mare). Lo incontrai subito dopo l’evento, ancora pervaso dalla bellezza. Il vescovo ci salutò con il racconto di quelle lodi al Creatore e divenne un esempio di pastore che conduce alla contemplazione le sue pecore.

Il terzo esempio è la living chapel ideata dal musicista Julian Darius Revie in occasione dei primi 5 anni della Laudato si’ e progettata dall’arch. Gillean Denny (realizzata grazie al contributo del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, la FAO, il GCCM e altre istituzioni).

Si tratta di un’installazione artistica con elementi architettonici, musicali e naturali realizzati con criteri di ecologia integrale ed elementi di sostenibilità circolare (le piante che la costituiscono a fine installazione creeranno nuove aree verdi. Il sistema idrico che produce la musica e annaffia le piante usa acque di riciclo mosse con energia solare autoprodotta). In questi giorni è esposta all’orto botanico di Roma. La living chapel con il linguaggio dell’arte contemporanea offre un percorso di spiritualità ecologica.

Questo tempo più di altri ci invita alla contemplazione della creazione. Singoli e comunità, sollecitati dagli eventi, siamo chiamati attraverso la cura della casa comune che è visibile e temporale, a celebrare con creatività ciò che è invisibile ed eterno.


[1] Nicht nur das Sichtbare und Zeitliche tut Gott durch seine Schöpfung kund, sondern auch das Unsichtbare und Ewige». Hildegard von Bingen Scivias I.3.1 (traduzione di Giusy Spriano). Si veda anche Salvadori S. (2019) Hildegard von Bingen. Viaggio nelle immagini, Milano, Skira.

[2] «L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero» (LS 233).

[3] Fischer E. (2012), Eremiti, ed. Castelvecchi.

[4] Osservatore Romano.

[5] Sonnet J.P. sj, “Ogni coppia è un giardino”, Civiltà Cattolica, Quaderno 4067, pag. 444–454, Anno 2019, Volume IV.

[6] Per approfondire il tema delle tre relazioni strettamente connesse si veda Rossi De Gasperis F., Carfagna A. (1998-2003),Prendi il libro e mangia!, 4 volumi. Bologna: EDB.

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