I cattolici e il voto

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La tornata elettorale per il rinnovo del Senato e della Camera dei deputati presenta più di un profilo poco frequentati nei media. Ci sollecitano, come cattolici, a non astenerci dal voto.

Perché andare in massa alle urne per compiere le proprie scelte meditate, sulla base della legge elettorale che, alla Camera, prevede l’elezione del 75% dei deputati con collegi uninominali e il 25% con sistema proporzionale mentre, al Senato, i tre quarti dei seggi vengono assegnati col sistema maggioritario, in collegi uninominali, e, per il restante quarto dei seggi, si applica il metodo proporzionale ai gruppi di candidati collegati?

Tra i tanti motivi, mi piace qui suggerirne due.

La parola ai giovani

In primo luogo, è ai giovani che sollecito a guardare, perché queste elezioni registreranno il loro nuovo protagonismo: infatti, già a diciott’anni compiuti, essi possono esprimere il voto anche per il Senato.

Ragazze e ragazzi carissimi, siete circa 3,8 milioni quelli che voterete per la prima volta per il Senato della Repubblica (il 9% al Sud). Essendo voi parte integrante della Next Generation EU, dovete farci conoscere il vostro orientamento politico. Noi, antica generazione, non possiamo limitarci a caricarvi addosso il peso di un debito, ben sapendo che l’Italia spende già quasi cinque volte i fondi che il PNRR metterà a disposizione nel corso di sei anni.

Carissimi giovani, vogliamo perciò ascoltarvi di più, vogliamo apprendere da voi uno sguardo ancora innocente sul mondo, sulla realtà, sugli altri. Vogliamo imitare il vostro gusto per la verità. Vogliamo ammirare in voi l’atteggiamento di perdono gratuito, offerto all’altro anche se non richiesto da parte di coloro che ci hanno offesi, sopraffatti, violentati, emarginati, ignorati.

La nostra Italia, nell’orizzonte dell’Occidente, potrebbe essere descritta come posta di fronte ad un nuovo “vaso di Pandora”, dinanzi al quale occorre esprimere, come nel mito classico, speranza e meraviglia, e insieme temere la diffusione di qualche elemento rischioso e irreparabile che, indipendentemente dal bilanciamento delle forze in gioco, potrebbe ledere i diritti fondamentali custoditi nel “vaso costituzionale”.

Ecco perché, alla vigilia di una tornata elettorale, i giovani devono dialogare sempre più con le problematiche etiche, sociali e bioetiche ed esprimere le loro scelte.

Sono dinanzi altrettante frontiere sul piano medico, genetico e biotecnologico, le cui conseguenze sociali, politiche e giuridiche non possono essere mai trascurate, se è vero – come comincia ad essere vero – che al valore della vita da tutelare si va sostituendo, come nuovo valore quello della vita/merce, controllata e avviata dai soli mercati, con le loro ferree leggi, e peraltro da parte di chi ancora possiede e custodisce riservatamente le conoscenze per sé e per i potenti della terra.

Un mondo da risanare

In secondo luogo, inviterei a tener presente che il disinteresse, la non-scelta o la mancata partecipazione finirebbero per fare il gioco dei poteri occulti, dei figli della zizzania.

I credenti, di fronte al bivio rappresentato da ogni scelta elettorale, si chiedono come ri-diventare sale e luce del contesto sociale, culturale e politico.

La violenza e il terrorismo mietono
in silenzio le loro vittime:
dove sono il sale e la luce del mondo?
La scuola è disgregata,
si rompe il dialogo tra gli studenti:
dove sono il sale e la luce del mondo?
Le porte delle case si chiudono,
c’è diffidenza, paura, rifiuto:
dove sono il sale e la luce del mondo?
C’è l’ingiustizia, l’inganno, la corruzione, la sopraffazione:
dove sono il sale e la luce del mondo?

Non bisogna mai smettere di riflettere sul mistero d’iniquità quali sono il peccato e il delitto di ’ndrangheta, di camorra e di mafia e non solo. Bisogna continuare a chiedersi: cosa fare, anche attraverso il nostro voto meditato?

Il Vangelo ci ha dato la risposta con la parabola della zizzania, riportato da Matteo, ma anche dal vangelo apocrifo di Tommaso (ritrovato nel 1945 nei famosi testi di Nag Hammadi), che contrappongono il buon seme alle erbacce asfissianti.

È, questo, il tema perenne della lotta tra il bene e il male, anche in campo politico. Tema che riguarda la vita della società e anche della Chiesa: chi ha il cuore buono, semina parole e gesti di bene; chi invece ha il cuore perverso, semina erbacce, cioè falsità, illegalità, eresia, ma anche delinquenza, corruzione, sopraffazione, disperazione, sfiducia nei pubblici poteri, disfattismo.

Si resta allibiti di fronte ai tentativi di donne e uomini di ’ndrangheta di insinuarsi non soltanto nei comportamenti elettorali, ma anche nelle pratiche e devozioni religiose, di chiedere di fungere da padrini nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, di esercitare una sorta di pubblico riconoscimento di autorevolezza.

Come ritrovare la normalità, anche attraverso la nostra meditata partecipazione elettorale? «La cosa più difficile non è essere dei fenomeni o degli eroi. La cosa più difficile è essere normali», scriveva in un suo libro qualche anno fa la rockstar Vasco Rossi. Parole che mi sono rimaste impresse.

Se il mondo non avesse bisogno di martiri, di fenomeni e di eroi, sarebbe il paradiso terrestre. Un luogo popolato di gente con senso civico, impegnata a compiere ogni giorno il proprio dovere, magari con tanti sacrifici, nutrendo ideali di moralità e di probità.

Sembra utopia, ma questo mondo è esistito. Esiste. Potrebbe esistere. È abitato da gente che non cerca e non ha la gloria dei riflettori e la fama della mondanità. Sono i tanti uomini e donne che quotidianamente, nel silenzio e nel sacrificio, pur se invisibili, si vestono da timidi eroi della normalità. Proprio come don Giuseppe Puglisi, ucciso dai clan il 15 settembre del 1993, nel giorno del suo 56° compleanno.

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