No a una tecnologia senz’anima

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Le immagini parlano. Il 10 gennaio la dichiarazione di intenti su un uso etico dell’intelligenza artificiale – la “Rome Call for AI Ethics”, promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita – è stata firmata da un rappresentante del mondo ebraico e da un rappresentante del mondo musulmano.

Alla cerimonia – in realtà un vero e proprio convegno, compresa l’udienza con papa Francesco – erano presenti i primi firmatari del 2020: il presidente di Microsoft Brad Smith, il vicepresidente mondiale di IBM Dario Gil e il capo economista Maximo Torero Cullen per la FAO.

Insieme per un unico messaggio

Le immagini parlano: nello scenario suggestivo della Casina Pio IV, quasi in cima al Colle Vaticano, sono arrivati esponenti religiosi musulmani, ebrei, cattolici ed esponenti di primissimo piano dell’industria tecnologicamente più avanzata oggi al mondo. Gli uni di fronte agli altri, nella sala delle conferenze della Pontificia Accademia delle Scienze, proprio vicino all’archivio che contiene le opere di Galileo Galilei.

In realtà, non c’era contrapposizione, bensì convergenza, per sottolineare un unico messaggio: l’importanza di una tecnologia al servizio di tutta l’umanità. Per il benessere, per il miglioramento, non per il controllo o la sopraffazione.

Un’iniziativa in linea con quell’esigenza di fraternità universale che non è solo l’annuncio utopico di Fratelli tutti, ma la realizzazione concreta, una via possibile per tutta l’umanità. Anzi, l’unica via possibile oggi di fronte alle sfide inedite del futuro.

Lo sceicco Shaykh Abdallah Bin Bayyah, presidente del Forum per la Pace di Abu Dhabi e presidente del Consiglio emiratino per la Sharia Fatwa, ha detto chiaramente, nel suo intervento, che «i comandamenti e le leggi ispirate alla religione, nel loro promuovere il benessere, devono assicurare che lo sviluppo tecnologico sia guidato da princìpi etici che tutelino la dignità umana e, soprattutto, la vita nel suo insieme».

Sulla stessa linea, le frasi del Rabbino capo Eliezer Simha Weisz, del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele, sull’importanza di una tecnologia guidata dalla sapienza umana, strumento e non fine, e dunque da utilizzare a favore, sempre, del bene comune e sotto il controllo umano.

Per il mondo cattolico, l’uso della scienza e della tecnologia a favore del bene comune è un dato acquisito da quasi 150 anni di sviluppo della Dottrina Sociale. Però oggi le possibilità davvero inedite che la scienza e la tecnologia mettono a disposizione, hanno prodotto una presa di coscienza mondiale sull’importanza di una convergenza tra “intelligenze”.

L’importanza di una visione umanistica

Il mondo industriale più avanzato si rende conto che, senza una visione umanistica, lo sviluppo scientifico e tecnologico non va avanti, anzi impoverisce l’umanità.

Mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha ricordato, su questo tema, il primo colloquio che ha avuto, nel 2019, con il presidente di Microsoft, Brad Smith, a Richmond, nella sede principale della multinazionale: «Vede, mons. Paglia, qui da noi abbiamo costruito una vera città della scienza, con esperti di altissimo livello e profilo, ingegneri, scienziati, informatici. Però – ha proseguito Brad Smith – ci rendiamo conto che questo impegno che portiamo avanti nel digitale ha bisogno di una visione etica. Ha bisogno di un supporto dal punto di vista della riflessione umanistica. Altrimenti avremo sì una tecnologia di altissimo livello, ma senza anima».

Ecco la parola chiave: anima, che oggi la Pontificia Accademia per la Vita ritraduce in visione umanistica. E ha ispirato la “Rome Call for AI Ethics” del 2020 a Roma, al termine dell’Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita di quell’anno, dedicata proprio all’intelligenza artificiale.

L’etica, nell’intelligenza artificiale, nella visione della “Rome Call”, deve promuovere un’antropologia digitale, con tre coordinate fondamentali: l’etica, l’educazione e il diritto.

I primi firmatari sono stati Microsoft, IBM, FAO e governo italiano. Nonostante lo “stop” imposto dalla pandemia, la Pontificia Accademia per la Vita ha lavorato attraverso la Fondazione “Renaissance”, per allargare la platea dei firmatari.

Non è un caso se la Fondazione si chiama “Renaissance”. Anzi, per essere esatti: “RenAIssance”. Perché siamo dentro un “rinascimento” scientifico che, attraverso le tecnologie collegate all’intelligenza artificiale, può portare tutta l’umanità verso un progresso condiviso oppure farla sprofondare in una barbarie tecnologica fatta di controllo, ipersorveglianza, aumento delle disparità.

È una frontiera e, al tempo stesso, un punto di svolta per tutta l’umanità. Soltanto una visione etica di ampio respiro, una visione umanistica larga, un’alleanza fra i saperi scientifici, può portare ad un rinascimento di benessere, salute, progresso sociale ed umano, culturale.

In questo senso, le religioni hanno un ruolo fondamentale a favore dell’umano, dei diritti umani, della libertà, della vita. Come ha detto papa Francesco: «Vi invito a proseguire con audacia e discernimento, alla ricerca delle vie che conducono a un coinvolgimento sempre più ampio di tutti coloro che hanno a cuore il bene della famiglia umana. Invoco su di voi la benedizione di Dio: Dio benedica tutti, perché il vostro cammino possa svolgersi con serenità e pace, in spirito di collaborazione».

Resta impressa un’immagine sbalorditiva: esponenti religiosi, imprenditori, scienziati, tutti insieme, una platea multiculturale convergente su un unico obiettivo: l’umanità, la casa comune.

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