Vultum Dei quærere

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La vita monastica contemplativa femminile ha ora un nuovo riferimento ispirante e giuridico. A 66 anni dalla precedente costituzione apostolica (Sponsa Christi, di Pio XII) esce «Cercare il volto di Dio» (Vultum Dei quærere), firmata il 29 giugno e pubblicata il 22 luglio. 36 numeri di testo e una parte dispositiva di 14 articoli compongono il documento. È uno dei frutti dell’anno della vita consacrata (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016).

I riferimenti essenziali ripercorrono il magistero conciliare e post-conciliare: il legame col battesimo, la specificità della consacrazione, la fondazione cristologica e il riferimento trinitario. Emerge la sensibilità del magistero di Francesco in alcuni tratti esortativi, non di maniera. «Care sorelle contemplative, che ne sarebbe senza di voi della Chiesa e di quanti vivono nelle periferie dell’umano e operano negli avamposti dell’evangelizzazione?» (n. 6); «Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi, come fari che illuminano il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo … Non privateci di questa vostra partecipazione alla costruzione di un mondo più umano e quindi anche più evangelico» ( n. 36).

Sono 12 le tessere che compongono il mosaico. La formazione e il discernimento vocazionale accompagnano la «configurazione al Signore Gesù», attraverso una sapiente opera formativa e un lavoro quotidiano sulla vita comune. Senza cedere alla tentazione del numero e dell’efficienza, e, in particolare promuovendo la collaborazione fra i monasteri in ordine alle formatrici e alla formazione permanente. «Si deve assolutamente evitare il reclutamento di candidate da altri paesi con l’unico fine di salvaguardare la sopravvivenza del monastero» (art. 6). La preghiera è centrale per alimentare la contemplazione, in particolare quella di intercessione. Ma non deve diventare un ripiegamento su se stesse. Fondamentale è il riferimento alla Parola, la cui interpretazione non è individualistica. La preziosa pratica della lectio divina va aperta a ministri e laici. L’eucaristia e il sacramento della riconciliazione hanno da sempre un particolare rilievo e vanno celebrate con adeguata cura. La vita fraterna è un «riflesso del modo di essere e donarsi di Dio» (n. 25) e comporta un continuo processo di crescita. Si è costruttori di comunità e non soltanto fruitori.

Un tema delicato è quello dell’autonomia dei monasteri. Da un lato riconfermata e dall’altro corretta con l’imperativo della riaffermazione o dell’avvio di confederazioni che evitino i pericoli di un’autoreferenzialità malata. La parte dispositiva indica criteri precisi: un numero minimo di sorelle, la vitalità della comunità, la capacità formativa, la dimensione liturgica e fraterna, l’inserimento nella Chiesa locale, la possibilità di sussistenza, la struttura adeguata. La spinta alla federazione dei monasteri, per territorio o per carisma, è fortemente accentuata. Nuovi accenti anche sulla clausura. Stante le attuali quattro note – quella comune a tutta la vita consacrata, quella monastica (con possibilità di accoglienza e ministero), quella costituzionale (in ragione del proprio diritto interno) e papale (senza compiti esterni di apostolato) – si apre ora la possibilità di una scelta rinnovata o diversa rispetto alla propria consuetudine. Il lavoro è indicato come compito di tutte, anche nel caso di monasteri che abbiano rendite sufficienti per vivere. Più prevedibile, l’insistenza sul silenzio, che non deve essere sterile e vuoto. I mezzi di comunicazione sono ormai parte della percezione della realtà, ma vanno gestiti con discernimento prudente. Infine, l’ascesi. Senza di essa la mondanizzazione è in agguato anche nel monastero più custodito.

I temi e le disposizioni di maggiore aggiornamento riguardano, oltre alla Parola, all’eucaristia, al silenzio e al lavoro, le questioni relative alla formazione e alla formatrici, l’insistenza sulla vita comune e su un’autorità che valorizzi le sorelle, il rapporto fra autonomia dei monasteri e le confederazioni, il rinnovamento della clausura e il riferimento ai media. La dimensione femminile è espressamente ricordata sia in ordine alla quantità (la grande maggioranza dei monasteri è femminile), sia in ordine al rapporto coi monasteri maschili quando appartengono allo stesso carisma.

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