Fra i «danni collaterali» del consenso acritico di Cirillo alla guerra di aggressione di Putin all’Ucraina vi è la cancellazione de I fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa?
Le contraddizioni su alcuni punti del testo approvato dal concilio dei vescovi nel 2000 sono l’anticipo della rimozione di un documento fortemente voluto dall’allora patriarca Alessio II?
La dialettica fra il testo russo e quello approvato dalle Chiese ortodosse dopo il concilio di Creta (2016) – Per la vita del mondo. Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa (gennaio 2020) – si risolverà in una reciproca negazione?
Domande legittime viste le contraddizioni, le modifiche e le dimenticanze dell’attuale dirigenza ortodossa russa verso alcuni punti specifici come la guerra, il rapporto Chiesa-stato, il nazionalismo e il patriottismo. Elementi che trainano l’evacuazione del nocciolo del testo e cioè la revisione del rapporto «sinfonico» fra Chiesa e stato, la negazione di uno spazio dialettico fra religione e politica, la fine di un dialogo in materia fra tradizione cattolica e ortodossia slava.
La guerra diventa giusta
Si può partire dalla contraddizione più evidente che riguarda la legittimità della guerra. Nel capitolo terzo (Chiesa e stato) al n. 8 si ricordano molti ambiti di collaborazione fra Chiesa e stato. Se ne enumerano 16. Ma si richiamano anche tre casi in cui i ministri del culto e le strutture ecclesiastiche non possono dare il proprio consenso allo stato: coinvolgersi nella lotta politica e far parte delle inchieste dei servizi segreti che richiedano il segreto verso l’autorità ecclesiale; e si aggiunge la condanna della «conduzione di una guerra civile o di una guerra di aggressione esterna».
Come stato indipendente l’Ucraina è stata aggredita dalle truppe russe. Anche negando la sua autonomia statuale in ragione dell’unità (discutibile) delle ‘Rus (Russia, Ucraina, Bielorussia) si cade nel caso della guerra civile. Cirillo non si è mai preso la briga di dare una risposta e una spiegazione.
Parlando ai partecipanti del Forum internazionale delle culture unite (San Pietroburgo, 11 settembre 2024) ha avuto la sfacciataggine di dire: «Non imponiamo nulla a nessuno, non occupiamo nessuno, non schiavizziamo nessuno. Stiamo seguendo con calma il nostro percorso storico».
Nel testo conciliare si afferma: «La guerra è male. Essa è causata, come il male nell’uomo in generale, dall’abuso peccaminoso della libertà data da Dio» (cap. 8, n. 1) e, pur condividendo la possibilità del conflitto militare nel caso di difesa e di restaurazione della giustizia, si chiede il rispetto dei prigionieri e delle popolazioni civili «nemiche». La Chiesa si offre come mediatrice nei conflitti e «si oppone alla propaganda della guerra e della violenza, come pure alle varie manifestazioni di odio, capaci di provocare conflitti fratricidi» (cap. 8, n. 5).
Come giudicare allora le espressioni rivolte ai partecipanti del Forum per la protezione dei valori tradizionali (25 settembre 2024): «Oggi osserviamo con grande preoccupazione come l’ideologia neonazista, di natura anticristiana, venga ripresa e imposta in Europa. Questo fatto ci incoraggia a cercare vie di de-nazificazione, nonché a contribuire a rafforzare il mondo russo attraverso lo sviluppo di legami spirituali, scientifici e sociali, principalmente tra i popoli slavi fraterni».
L’Ucraina è Russia
Dopo il crollo del potere sovietico le antiche nazionalità hanno ripreso il proprio spazio. Il testo de I fondamenti, riferendosi alla Russia, lamenta il venir memo di stati multi-etnici, «specialmente quelli che hanno una storia e una cultura comuni». Ma ammette che la divisione sia giustificata quando si registra una evidente oppressione e solo se la maggioranza dei cittadini si esprime per l’indipendenza (cap. 16, n. 1).
Il caso ucraino rientrerebbe di diritto in questa categoria. Due anni di guerra, in un contesto di evidente disparità di potenza militare lo evidenziano. Ma Cirillo, attraverso il Mandato (documento) del concilio mondiale del popolo russo (cf. qui su SettimanaNews) ignora la volontà degli ucraini e parla di «trinuità» dei popoli della ‘Rus:
«Una volta conclusa l’operazione militare speciale, tutto il territorio dell’attuale Ucraina dovrà rientrare nella zona di influenza esclusiva della Russia. La possibilità che esista su questo territorio un regime politico russofobo, ostile alla Russia e al suo popolo, come pure un regime politico diretto da un centro esterno ostile alla Russia, va assolutamente esclusa».
Difficile considerare questa posizione come coerente con quanto il documento sociale afferma: «Nel caso dei conflitti interetnici (la Chiesa) non si schiera con questa o quella parte, a eccezione dei casi in cui una delle parti abbia perpetrato una evidente aggressione o una palese ingiustizia» (cap. 2, n. 4).
La Russia è santa
I fondamenti difendono il patriottismo cristiano soprattutto nel caso in cui la maggior parte della comunità civile sia ortodossa, ma specifica: «È contrario all’etica ortodossa operare distinzioni di carattere morale fra nazioni e umiliare una qualsiasi nazione, etnica o civile. A maggior ragione sono in contrasto con l’ortodossia gli insegnamenti che mettono la nazione al posto di Dio o degradano la fede a uno degli aspetti dell’autocoscienza nazionale» (cap. 2, n.4).
Difficile mettere d’accordo l’affermazione con quanto Cirillo propone nel recente libro Per la santa Russia. Patriottismo e fede. In esso il patriottismo «è fedeltà al piano divino» e «non è un peccato dare la vita per questo, perché questo conferma la verità di Dio sulla terra».
Nella memoria liturgica di Cirillo e Metodio (24 maggio) Cirillo sottolinea: «Dalle nostre attività ecclesiali – almeno dalla terra di cui siamo responsabili davanti a Dio e davanti alla storia – dipende il futuro della fede ortodossa, e quindi il futuro di quel sistema di valori in cui solo la personalità umana può veramente svilupparsi».
Nel già ricordato Forum delle culture unite il patriarca si chiede: «Perché parlo con tanta sicurezza del nostro paese segnato da Dio? Sì, perché sopportare tanta sofferenza e restare noi stessi è il miracolo di Dio». Dopo aver attraversato le rivoluzioni e la perestrojka. «in questa capacità di preservare la cosa più importante, vedo una certa scelta di Dio. Il Signore è con noi, non lascia la nostra ‘Rus».
Trasformare la Russia nel popolo eletto e l’etnia russa come custode della fede ortodossa hanno scatenato il duro giudizio di oltre 500 teologi ortodossi che in un documento del marzo 2022 scrivono:
«Condanniamo come non ortodosso e respingiamo qualsiasi insegnamento che cerchi di sostituire il Regno di Dio visto dai profeti, annunciato e inaugurato da Cristo, ammaestrato dagli apostoli, ricevuto come sapienza dalla Chiesa, enunciato come dogma dai Padri, e vissuto in ogni santa liturgia, con un qualsiasi regno di questo mondo, sia esso della santa ‘Rus, della sacra Bisanzio, o di qualsiasi altro regno terreno, usurpando così l’autorità di Cristo stesso di consegnare il Regno a Dio Padre, e negando il potere di Dio di asciugare ogni lacrima da ogni occhio» (cf. qui su SettimanaNews).
Putin è il profeta
Nelle relazioni stato-Chiesa sempre di più la dirigenza ortodossa russa sceglie non la legittima dialettica ma il consenso acritico e idolatrico. Il testo de I fondamenti scrive:
«Nello stesso tempo i cristiani devono evitare di assolutizzare il potere e devono guardarsi dal non riconoscere i limiti del suo valore puramente terreno, temporaneo e transitorio, condizionato dalla presenza nel mondo del peccato e dalla necessità di arginarlo» (cap. 3, n. 2).
«Nello stesso tempo per la coscienza cristiana è evidente che qualsiasi ordinamento umano, compreso il potere sovrano di uno stato è relativo di fronte a Dio onnipotente» (cap. 16, n. 1).
Ecco invece l’elogio incontenibile di Cirillo per Putin in occasione del compleanno di quest’ultimo (24 ottobre): difendi la patria con la massima responsabilità, ti preoccupi dello sviluppo e del patrimonio culturale secolare, agisci con saggezza e determinazione, sei di ispirazione per tutti; la benedizione di Dio «scenda su di te tutti i giorni della tua vita “fino alla fine dei tempi” come diciamo noi. Dio voglia che la fine dei tempi significhi anche la fine della tua permanenza al potere».
Anche se quest’ultima espressione è scomparsa dai testi ufficiali resta a testimonianza di una ammirazione quasi idolatrica all’autocrate del Cremlino. Poche settimane prima ha esclamato:
«Non è un miracolo di Dio che in tempi così difficili abbiamo un presidente credente ortodosso, che non esita a venire in chiesa […] che professa apertamente la sua fede, che nella sua personalità unisce intelletto, volontà politica e responsabilità davanti a Dio e davanti alle persone in ragione della propria fede?».
Nel Mandato del concilio mondiale del popolo russo si afferma:
«Il significato più alto dell’esistenza della Russia e del mondo russo da essa fondato, la loro missione spirituale è quella di essere “baluardo” – il riferimento è al Katéchon di 2Ts 2,6, colui che impedisce la vittoria dell’anti-Cristo (ndr) – a difesa del mondo dal male. La sua missione storica è quella di sventare ogni volta i tentativi di instaurare nel mondo un’egemonia universale e di sottomettere l’umanità a un unico principio malvagio».
L’Occidente è il male
La contrapposizione valoriale, «metafisica» e teologica all’Occidente e alla Chiese cristiane che in esso operano è ormai corrente nei molti interventi del patriarca Cirillo. Ne cito alcuni. Perché (gli occidentali) si sono rivoltati contro di noi?
«Mi rispondo in questo modo: la Russia ha osato – e ha osato perché è una grande potenza indipendente – seguire un percorso di civiltà diverso. Oggi anche nei paesi cristiani si abbandona Cristo, Dio, la Chiesa» (20 novembre).
«Forze esterne cercano in molti modi di dividere un popolo storicamente unito, di abolire la cultura russa, di strappare le persone alle loro radici ortodosse, di distruggere il nostro patrimonio storico» (30 ottobre).
«Non riesco a trovare altra ragione (del conflitto, ndr) se non il fatto che la Russia e, per grazia di Dio, la Bielorussia e la nostra Chiesa offrono al mondo, compreso il mondo occidentale un’alternativa allo sviluppo della civiltà. Se in Occidente c’è una comprensione assolutamente errata della libertà come permissività, se lì, sotto le spoglie di slogan di libertà, i diritti delle persone a commettere peccato non solo viene incoraggiato, ma legiferato, allora questa è la strada verso la fine» (8 settembre); ecc.
Svuotare il testo, tornare indietro
I temi accennati sono rilevanti nell’impianto complessivo de I fondamenti. La difesa dei diritti umani e della libertà di coscienza, già fragili nel testo, così come l’indirizzo ecumenico, ancora subordinato al «ritorno» di tutti i cristiani all’Ortodossia russa, espongono il documento a interpretazioni passatiste.
Le amnesie e le rimozioni di Cirillo lo svuotano del tutto, invalidando lo sforzo di una ridefinizione del rapporto con lo stato che è il vero cuore del testo. La decisione più importante del concilio del 2000 è stata l’approvazione del documento.
«Il punto centrale della dottrina sociale della Chiesa ortodossa è la revisione completa della multisecolare tradizione del rapporto con lo stato», scrisse Anatoli Krassikov nel suo commento su Il Regno (Attualità, 16[2000],508). Sta invece tornando la speranza di una “sinfonia” che permetta di «costruire un organismo sociale il cui corpo è affidato alle autorità dei laici e la cui anima è rappresentata dal clero».
Una ipotesi che fino ad ora si è rivelata fallimentare e che Cirillo ripropone nel mezzo di una guerra di aggressione con centinaia di migliaia di morti e feriti, alcuni milioni di profughi e la distruzione di intere regioni.
L’altra «sinfonia»
Ben diversamente parla di «sinfonia» il documento conciliare delle Chiese ortodosse dopo Creta Per la vita del mondo. Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa (cap. 2, par. 14):
«Col tempo, questa cooperazione per il bene comune fu sancita nella tradizione ortodossa sotto il termine “sinfonia” nelle Novelle dell’imperatore Giustiniano. Questo stesso principio è stato operativo nella costituzione di molti stati nazionali ortodossi nel periodo post-ottomano. E anche oggi il principio della sinfonia può continuare a guidare la Chiesa nei suoi tentativi di collaborare con i governi verso il bene comune e di lottare contro l’ingiustizia. Non può, tuttavia, essere invocata come giustificazione per l’imposizione dell’ortodossia religiosa alla società in generale, o per promuovere la Chiesa come potere politico».
La difesa dei valori democratici, dei diritti e della libertà di coscienza, della preziosità delle fede nel vissuto storico e civile fanno del testo delle Chiese ortodosse elleniche un’alternativa al probabile ripiegamento su posizioni storico-sociali passatiste dell’attuale dirigenza della Chiesa russa.







L’ atteggiamento del Patrircato russo continua cioè a legittimare a ragion veduta la condotta aggresiva nei confronti del popolo e del territorio ucraino. Anche in questo caso non basteranno mai lac condanna el’ estraneità del mondo intero (anche di quello lontano dall’ ispirazione ortodossa che peraltro nella figura istituzionale di Cirillo ha difeso l’ invasione da subito fornendo un brutto modello di critico ossequio al potere, senz’ altro pochissimo adeguato a proporre l’ ascolto dell’annuncio di Cristo).
«È contrario all’etica ortodossa operare distinzioni di carattere morale fra nazioni e umiliare una qualsiasi nazione, etica o civile. A maggior ragione sono in contrasto con l’ortodossia gli insegnamenti che mettono la nazione al posto di Dio o degradano la fede a uno degli aspetti dell’autocoscienza nazionale» . – Bisogna corregere “una qualsiasi nazione, etica o civile” – etnica