
Per crescere e vivere in maniera armoniosa occorre certo ricevere degli stimoli. Poi, però, è fondamentale riuscire a selezionarli, altrimenti rischiamo di venirne travolti o sommersi.
Ciò vale anche per gli animali non umani. Ma ascoltiamo cosa scrissero nel XIX secolo Charles Darwin e suo figlio Francis, nel Potere di movimento delle piante: «Crediamo che non vi sia nelle piante nessuna struttura più meravigliosa, almeno per ciò che si riferisce alle loro funzioni, di quella dell’estremità radicolare. […] Due (o anche più) delle cause eccitanti agiscono spesso simultaneamente sull’estremità, ed una di esse prevale sull’altra, senza alcun dubbio, secondo l’importanza ch’essa ha per la vita della pianta».
Come aggiunge il filosofo della scienza Paco Calvo nel volume Planta Sapiens. Perché il mondo vegetale ci assomiglia più di quanto crediamo, «da questo conflitto tra cause distinte e dal comportamento che ne risulta, possiamo evincere le capacità cognitive delle piante».
Il sapere, umano e non, consiste soprattutto nel discernere. E il conflitto non riguarda solo la nostra interiorità, il nostro universo intimo, bensì anche gli stimoli, gli input che riceviamo. Essi non hanno come esito, passivamente, solo delle reazioni, delle risposte. Possono anche elidersi reciprocamente, e uno può prevalere sugli altri, in virtù di una nostra capacità attiva. Non solo reagiamo agli stimoli, ma agiamo attivamente su di essi. E, naturalmente, fra le possibili risposte e azioni nei loro confronti, ci possono essere delle guerre civili del Sé.
Aspetti diversi di noi, istanze e spinte dissimili, cioè, possono confliggere, in relazione agli input che riceviamo, così che il conflitto fra stimoli differenti, e divergenti, può tradursi in conflitto interiore e, talora, in indecisione.
Se l’approdo di un processo del genere è la ponderazione, esso risulta fruttuoso. Altrimenti può divenire paralizzante.





