In questo tempo di rinnovamento e di conversione pastorale in cui la Chiesa affronta lo scandalo e le ferite degli abusi sessuali inferti in ogni luogo a così tanti figli di Dio, il nostro santo padre ha ricevuto una coraggiosa testimonianza offerta a tutti i sacerdoti da una sopravvissuta. Con la condivisione di questa testimonianza, offertaci da una vittima il cui nome è stato tolto per motivi di anonimato, sua santità papa Francesco vuole accogliere la voce di tutte le persone ferite e mostrare a tutti i sacerdoti che annunciano il Vangelo la via che porta all’autentico servizio di Dio a beneficio di tutti i vulnerabili.
Card. Seán O’Malley OFM Cap, Presidente della Pontificia commissione per la protezione dei minori
Testimonianza ai seminaristi
Mi chiamo… e per anni sono stata maltrattata da un prete che avrei dovuto chiamare “fratellino” ed ero sua “sorellina”.
Sono venuta qui perché vorrei che vincesse “VERITA’ AMABILE”. Sono qui anche nel nome delle altre vittime… dei bambini che sono stati profondamente feriti, ai quali hanno rubato la loro infanzia, purezza e rispetto… che erano traditi e hanno approfittato della loro fiducia sconfinata… dei bambini dei quali i cuori battono che respirano, vivono… ma li hanno uccisi una volta (due, più volte)… le loro anime sono fatte a piccoli pezzi insanguinati.
Sono qui perché la Chiesa è mia Madre e mi fa tanto male quando è ferita, quando è sporca.
Gli adulti che hanno sperimentato questa ipocrisia da bambini non potranno mai cancellarla dalle loro vite. Potrebbero dimenticarsene per un po’, provare a perdonare, provare a vivere una vita piena, ma le cicatrici rimarranno sulle loro anime, non scompariranno.
Cerco di sopravvivere, di provare gioia, ma in realtà è una lotta incredibilmente difficile… Ho un disturbo dissociativo dell’identità, un grave disturbo post-traumatico complesso (PTSD), depressione, ansie, paura delle persone, errori; non dormo e, se riesco ad addormentarmi, in tal caso ho sempre gli incubi. A volte ho degli stati, quando sono “fuori”, non percepisco “qui” e “ora”. Il mio corpo ricorda ogni singolo tocco…
Ho paura dei preti, di stare nella loro vicinanza.
Ultimamente non posso andare alla santa Messa. Mi fa molto male… Chiesa, quello spazio sacro era la mia seconda casa… e lui me l’ha tolta. Ho una gran voglia di sentirmi al sicuro in chiesa, di riuscire a non aver paura, ma il mio corpo, le emozioni reagiscono in modo completamente diverso…
Vorrei chiedervi di proteggere la Chiesa, corpo di Cristo!
Quello che tutto è pieno di ferite e cicatrici. Per favore, NON permettete che quelle ferite siano ancora più profonde e che se ne verifichino di nuove!
Siete uomini giovani e forti. CHIAMATI! Uomini chiamati da Dio, a servire Dio, e per mezzo di lui alle persone… Dio vi ha chiamati a essere il suo strumento tra gli uomini. Avete una GRANDE RESPONSABILITÀ! Una responsabilità che non è un peso, ma un DONO! Per favore, trattatelo secondo l’esempio di Gesù… con l’UMILTÀ e l’AMORE!
Per favore non spazziamo le cose sotto il tappeto, perché poi inizieranno a puzzare, marcire, e il tappeto stesso si decomporrà… Rendiamoci conto che, se nascondiamo questi fatti, quando ne tacciamo, nascondiamo lo sporco e diventiamo così un COOPERATORE.
Se vogliamo vivere la verità, non possiamo chiudere gli occhi!
Vivere nella verità è vivere secondo Gesù, vedere le cose attraverso i suoi occhi. Ed egli non chiudeva i suoi occhi davanti al peccato, davanti al peccato e al peccatore, ma viveva la VERITÀ con l’AMORE… Con la verità amabile ha indicato il peccato e il peccatore.
Per favore, rendetevi conto che avete ricevuto un regalo enorme. Il dono di essere un “alter Christus”, di essere l’incarnazione di Cristo qui nel mondo. Le persone, e specialmente i bambini, non vedono in voi una persona, ma Cristo, Gesù, nel quale confidano comunque senza limiti.
È qualcosa di ENORME e FORTE, ma anche molto FRAGILE e VULNERABILE.
PER FAVORE SII UN BUON SACERDOTE!
Un pugno sullo stomaco fa molto meno male della lettura di questa testimonianza.
La verità è che noi che siamo stati abusati, viviamo una vita triste, insicura. Spesso priva di speranza. E molte volte ci auguriamo di non risvegliarci dopo esserci addormentati. Mentre loro continuano a vivere la propria vita, come se bulla fosse mai accaduto. Per loro è un’abitudine. Solo un qualcosa di occasionale. Ma poi accusano di essere caduti “umanamente” nel peccato. Utilizzano la solita scusa, solo per non sentirsi sporchi. Però in fondo lo sanno, di non essere neanche minimamente puliti.
Per quanto provassimo ad augurare la morte a noi stessi, per non rivivere gli stessi incubi, in realtà siamo coscienti di non voler morire.
La verità è che abbiamo voglia di vivere, di poter tornare felici. Ma i ricordi non ce lo permettono. Specialmente quando ormai le parole che vengono utilizzate da altri, per risanare il nostro stato d’animo, non ci scalfiscono minimamente.
Siamo vivi, ma morti dentro. Come se fossimo degli zombie o dei fantasmi con un corpo. Ad oggi ho 27 anni ma sono ormai morto dall’età di 21 anni. Ho sempre voluto proteggere la Chiesa. Decisi di non denunciare l’accaduto. Mi confidai con il vescovo che avevamo in quei tempi. Credevo di aver fatto la cosa giusta. Ma fu proprio da lì che aumentarono i problemi e i miei traumi. Venni a conoscenza che colui che cominciò a rovinarmi la vita, era già recidivo da 30 anni e in più casi. Infine lui è ancora sacerdote e percepisce lo stipendio da tale. Mentre noi siamo solo delle anime sperdute in questo mondo. Avrei voluto continuare a vivere. Sorridente e spensierato qual ero. Non so perché lo stia scrivendo a te, per la prima volta. Ma purtroppo e/o per fortuna ci sono ancora. Un morto che continua a vivere, senza neanche comprenderne il perché. Non sono solito a scrivere di me. Non amo mostrare i miei lati non ottimisti. Tanto meno infondere negatività. Forse è anche per questo se restiamo in silenzio. E soprattutto nascosti.