Il Big Bang, il papa e il prete scienziato

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lemaitre

«Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono».

Chi l’ha detto? Papa Francesco, nel 2014 (cf. qui sul sito della Santa Sede). Se vi sorprende che il leader della più grande confessione religiosa al mondo possa essere un sostenitore così convinto di un racconto materialista sull’origine del cosmo, forse vi interesseranno altri due dati. L’idea del Big Bang fu concepita da un prete cattolico nel 1927 – e quando papa Pio XII sembrò avallarne le teorie… lo stesso prete disse al papa di smetterla.

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Il reverendo Georges Lemaître era un prete belga, ma era anche fisico teorico e matematico. Nato nel 1894, iniziò gli studi per il sacerdozio nel 1911, ma si arruolò nell’esercito belga nel 1914, servendo nella Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. Fu ordinato presbitero per l’arcidiocesi di Mechelen-Bruxelles nel 1923, conseguendo nel frattempo anche un dottorato. Come molti altri preti-studiosi prima e dopo di lui, fu spesso preso per un gesuita, ma rimase sempre un prete diocesano e membro della «Fraternità sacerdotale degli Amici di Gesù».

Professore di fisica all’Università Cattolica di Lovanio dal 1927 fino al suo pensionamento nel 1964, Lemaître ottenne un secondo dottorato al M.I.T. nello stesso anno. In quel periodo era in costante dialogo con altri eminenti fisici, tra i quali Albert Einstein (con cui appare nella celebre foto), le cui equazioni sull’universo furono uno dei suoi primi oggetti di ricerca.

Tra il 1927 e il 1931 Lemaître elaborò e propose la sua «ipotesi dell’atomo primordiale», ciò che oggi conosciamo come Big Bang (che all’inizio veniva utilizzato come termine dispregiativo): l’idea che l’intero universo abbia avuto origine da un unico, incredibilmente denso atomo, la cui esplosione miliardi di anni fa – e la continua disgregazione – hanno formato tutta la materia dell’universo e il tessuto stesso dello spazio-tempo.

Poiché fino ad allora la maggior parte dei fisici – compreso Einstein – riteneva l’universo un fenomeno statico, l’idea di Lemaître fu rivoluzionaria, ma alla fine ottenne il riconoscimento della comunità scientifica. Negli anni successivi, il suo lavoro abbracciò anche l’uso dei primi computer per affrontare le crescenti complessità della fisica teorica.

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Padre Lemaître rimase sorpreso quando papa Pio XII affrontò il tema del Big Bang in un discorso del 1951 alla Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano (dove Lemaître era presente).

«Pare davvero che la scienza odierna, risalendo d’un tratto milioni di secoli, sia riuscita a farsi testimone di quel primordiale Fiat lux, allorché dal nulla proruppe con la materia un mare di luce e di radiazioni, mentre le particelle degli elementi chimici si scissero e si riunirono in milioni di galassie», disse il papa, aggiungendo che la scienza «ha additato il loro inizio in un tempo di circa 5 miliardi di anni fa, confermando con la concretezza propria delle prove fisiche la contingenza dell’universo e la fondata deduzione che verso quell’epoca il cosmo sia uscito dalla mano del Creatore. La creazione nel tempo, quindi; e perciò un Creatore; dunque Dio!».

Un attimo, replicò padre Lemaître, insieme ad altri. Da un lato, l’apertura della Chiesa cattolica verso la scienza era quasi del tutto positiva; dall’altro, egli riteneva che il papa fosse andato troppo oltre, e glielo fece notare. Perché?

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Abbiamo avuto la fortuna di ospitare ad America Guy Consolmagno, gesuita, direttore uscente della Specola Vaticana, al quale abbiamo chiesto perché Lemaître fosse rimasto turbato dalle parole del papa. Le ragioni erano diverse, ma la principale era che il Big Bang è un’ipotesi, non un fatto – e come gran parte della scienza, sarebbe stato rivisto e forse superato in futuro; non poteva quindi essere equiparato a una verità eterna espressa poeticamente nella Scrittura. (Il che, peraltro, è già accaduto: i «cinque miliardi di anni fa» di Pio XII oggi corrispondono piuttosto a 14 miliardi di anni).

Inoltre, teologia e scienza funzionano meglio come partner in dialogo alla ricerca della verità; così come non devono essere antagoniste, non esistono nemmeno per giustificare reciprocamente le proprie affermazioni. Lemaître sosteneva infatti che uno scienziato cattolico dovesse mantenere separata la propria fede dalla propria attività scientifica, scrivendo una volta: «Non perché la sua fede potrebbe creargli difficoltà, ma perché non ha direttamente nulla in comune con la sua attività scientifica. In fondo, un cristiano non agisce diversamente da un non credente quando si tratta di camminare, correre o nuotare».

«La sua concezione del rapporto tra scienza e fede era piuttosto circospetta, tracciando con cura i rispettivi ambiti come vie di conoscenza», dichiarò nel 2016 Karl van Bibber, allora professore e presidente del Dipartimento di Ingegneria Nucleare dell’Università della California, Berkeley. «Per lui la scienza era la metodologia per comprendere il cosmo fisico; la religione rivelata insegnava verità fondamentali per la salvezza. Era perfettamente soddisfatto nel constatare che le scoperte scientifiche non erano in alcun modo discordanti con la rivelazione scritturistica, e viceversa, ma nessuna delle due doveva oltrepassare i propri confini».

Pare che Pio XII abbia accolto le osservazioni di Lemaître – anche se ciò non ha impedito ai papi successivi, compresi san Giovanni Paolo II e lo stesso papa Francesco, di dare credito, se non un imprimatur papale, alla teoria del Big Bang.

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Nel 1959 Lemaître fu nominato secondo presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Si ritirò dall’insegnamento a Lovanio nel 1964.

Negli anni Sessanta, padre Lemaître riuscì a evitare un’altra difficile intersezione tra scienza e fede, quando Paolo VI gli chiese di far parte della Commissione Pontificia sulla Contraccezione. La sua salute malferma – e il suggerimento che i matematici non dovessero occuparsi di teologia morale – lo portarono a rifiutare di partecipare a un processo che culminò con l’enciclica Humanae Vitae del 1968.

Padre Lemaître morì nel 1966 all’età di 71 anni. In occasione del 50° anniversario della sua morte, nel 2016, la Pontificia Accademia delle Scienze organizzò una «Sessione speciale di cosmologia» per onorare i suoi contributi. Il riassunto della sessione ricordava che, tre giorni prima della morte di Lemaître, gli amici gli portarono la notizia della scoperta della radiazione cosmica di fondo. Se quelle onde fossero davvero la radiazione residua dell’origine dell’universo, ciò avrebbe rappresentato una forte conferma dell’ipotesi del Big Bang. «Je suis content», avrebbe risposto Lemaître. «Maintenant on a la preuve» («Sono felice. Adesso abbiamo la prova»).

Pubblicato su America, 16 settembre 2025 (qui l’originale inglese)

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11 Commenti

  1. Giuseppe 3 ottobre 2025
    • Mauro Pastore 4 ottobre 2025
      • Giuseppe 4 ottobre 2025
  2. Mauro Pastore 3 ottobre 2025
  3. Franco 2 ottobre 2025
    • Angela 2 ottobre 2025
  4. Giovanni Di Simone 30 settembre 2025
  5. Silvio 30 settembre 2025
  6. Giuseppe 30 settembre 2025
    • Aquini Massimiliano 30 settembre 2025
    • gio.disimone 30 settembre 2025

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