Corte Suprema: il diritto dell’illegalità

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L’ultimo trimestre della Corte Suprema degli Stati Uniti è stato caratterizzato da diversi sviluppi preoccupanti. Tra i più significativi vi è stata la lenta e costante legittimazione da parte dei giudici repubblicani della campagna di delegittimazione dell’amministrazione Trump nei confronti delle corti federali di grado inferiore, una tendenza che include, ma non si limita alla sentenza della scorsa settimana nella causa Trump contro CASA.

In diverse sentenze, la Corte Suprema ha dato impulso alla retorica trumpiana secondo cui i tribunali federali che applicano le leggi federali contro l’amministrazione sono in qualche modo illegittimi, da un lato, e, dall’altro, all’idea che siano le decisioni delle corti federali di grado inferiore a limitare l’amministrazione, e non la mancanza di vincoli giuridici dell’amministrazione, a costituire la vera minaccia al sistema costituzionale.

Trump e la sua amministrazione hanno resistito in mille modi alla prospettiva di un controllo giudiziario. Il principale è la campagna di delegittimazione dei giudici e dell’autorità delle sentenze dei tribunali federali.

Quando Laura Ingraham gli ha chiesto se la sua amministrazione rispetta le ordinanze dei tribunali, Trump ha cambiato argomento parlando di quanto siano cattivi certi giudici: “Ho avuto i peggiori giudici. Ho avuto giudici corrotti”. Trump ha definito il giudice Boasberg, che ha supervisionato il contenzioso iniziale sull’Alien Enemies Act, un “giudice pazzo di sinistra radicale” e “un piantagrane e un agitatore” che “dovrebbe essere incriminato”.

I giudici sotto assedio

In una dichiarazione rilasciata dopo la sentenza iniziale del giudice Boasberg contro l’amministrazione, il procuratore generale Pamela Jo Bondi ha affermato che “un giudice di primo grado di Washington ha sostenuto i terroristi di Tren de Aragua a scapito della sicurezza degli americani”.

Trump ha insinuato che i giudici che si sono pronunciati contro di lui potrebbero essere “corrotti” e che “forse dovremmo guardare ai giudici, perché penso che si tratti di una violazione molto grave”. Trump ha demonizzato i tribunali e li ha dipinti come una minaccia, invocando una “GIUSTIZIA coraggiosa” e sostenendo che “se i tribunali non consentono ciò che ci è stato permesso di fare per 250 anni, l’America non potrà più essere la stessa”.

Questa retorica si è estesa alla sfida dell’amministrazione nei confronti delle corti. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che i media stavano “alimentando la paura” riguardo alla prospettiva di una crisi costituzionale, in cui il potere esecutivo non avrebbe ottemperato alle ordinanze dei tribunali, quando “la vera crisi costituzionale si sta verificando all’interno del nostro potere giudiziario, dove i giudici dei tribunali distrettuali e i distretti liberali di tutto il paese stanno abusando del loro potere per bloccare unilateralmente l’autorità esecutiva fondamentale del presidente Trump”.

Ha descritto alcune sentenze dei tribunali di grado inferiore contro l’amministrazione come “incostituzionali” e “ingiuste”. “Non è possibile che un giudice di un tribunale distrettuale di basso livello emetta un’ingiunzione per usurpare l’autorità esecutiva del presidente”.

Il vicepresidente Vance ha affermato che è “illegale” che un giudice emetta determinati ordini a funzionari esecutivi perché “i giudici non sono autorizzati a controllare il potere legittimo dell’esecutivo”.

Alla domanda della senatrice Elizabeth Warren se avrebbe ottemperato a un’ipotetica ordinanza di un tribunale di grado inferiore, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha risposto: “Non credo che i tribunali distrettuali debbano determinare la politica di sicurezza nazionale”. Tuttavia, ha aggiunto: “Se la Corte Suprema si pronuncia su un argomento, noi ci atterremo alla sua decisione”.

A questa retorica si aggiunge il fatto che diversi giudici federali hanno ritenuto che l’amministrazione abbia chiaramente violato le loro ordinanze. I due esempi più eclatanti riguardano questioni relative all’immigrazione federale. Nel caso iniziale relativo all’Alien Enemies Act, il governo federale ha rifiutato di far tornare indietro gli aerei che erano partiti dopo che il giudice Boasberg aveva ordinato loro di farlo (una recente denuncia di un informatore suggerisce che questa azione sia stata eseguita, tra gli altri, su indicazione di Emil Bove, ora candidato alla Corte d’Appello del Terzo Circuito).

E nel caso del trasferimento in un paese terzo: dopo che un giudice aveva impedito all’amministrazione di espellere persone verso paesi diversi da quelli designati in un ordine di espulsione senza fornire loro preavviso e la possibilità di contestare il trasferimento in un luogo specifico, l’amministrazione ha inviato alcuni uomini in El Salvador via Guantanamo Bay, ha tentato di inviare altri in Libia e ha messo alcuni uomini del sud-est asiatico su un aereo diretto in Sudan (nell’ultima sentenza prima della pausa estiva, la Corte Suprema ha dato il suo benestare al trasferimento di queste persone nel Sud Sudan – sebbene una sola provenga da quel paese; n.d.r.). Il tutto senza alcuna parvenza di giusto processo.

Vari funzionari dell’amministrazione Trump hanno avanzato l’ipotesi di mettere sotto accusa i giudici dei tribunali di grado inferiore che si pronunciano contro l’amministrazione. Alcuni repubblicani al Congresso hanno espresso la loro disponibilità a farlo. La settimana scorsa, l’amministrazione ha intentato una causa contro tutti i 15 giudici federali del Maryland per un’ordinanza che blocca l’espulsione immediata dei migranti che contestano il loro allontanamento.

I giudici federali hanno recentemente subito un’ondata di minacce rivolte a loro e alle loro famiglie. Dopo che la giudice della Corte Suprema Amy Coney Barrett si è pronunciata contro l’amministrazione Trump su una questione, la famiglia di sua sorella è stata oggetto di un allarme bomba.

Corte Suprema: col Presidente contro le corti

È in questo contesto che devono essere comprese le decisioni della Corte Suprema. Si verificano nel contesto di un’amministrazione che rivendica sempre più potere, mentre attacca l’idea stessa che il potere esecutivo possa essere soggetto alla legge e che i tribunali federali di grado inferiore possano applicare la legge nei confronti del potere esecutivo.

Pronunciandosi così spesso contro i tribunali di grado inferiore e nei casi in cui lo ha fatto, la Corte Suprema ha fornito una certa legittimità giuridica e una copertura alla campagna di delegittimazione del poetere giudiziario messa in atto dell’amministrazione Trump e alla sua resistenza nei confronti delle sentenze dei tribunali di grado inferiore.

Si considerino alcune delle sentenze dei tribunali federali di grado inferiore che la Corte Suprema ha bloccato. In un caso, Trump v. Wilcox, i membri nominati dai repubblicani hanno permesso al presidente di fare qualcosa che i tribunali di grado inferiore non possono fare, ovvero annullare preventivamente una delle decisioni della Corte Suprema.

Trump ha licenziato i presidenti di commissioni composte da più membri in violazione delle leggi federali che la Corte Suprema, con una decisione risalente a quasi un secolo fa nel caso Humphrey’s Executor, ha chiaramente dichiarato costituzionali.

Infatti, casi recenti hanno descritto Humphrey’s Executor come un caso riguardante la costituzionalità della limitazione da parte del Congresso dell’autorità del Presidente di rimuovere i capi delle commissioni composte da più membri. I tribunali di grado inferiore hanno bloccato le rimozioni di Trump, basandosi su Humphrey’s Executor. E la Corte Suprema ha chiarito che i tribunali di grado inferiore non possono preventivamente decidere contro una decisione della Corte Suprema – anche se tale decisione è stata indebolita e sono certi che la Corte Suprema la annullerà.

A quanto pare, ora i presidenti statunitensi hanno questa autorità. Come ha scritto la giudice Elena Kagan nel suo dissenso in merito al caso Wilcox, “l’attuale presidente ritiene che Humphrey’s debba essere annullata o limitata. E ha scelto di agire in base a questa convinzione – in realtà, di farsi giustizia da solo”. L’ordinanza della Corte, ha osservato, “consente al Presidente di annullare la sentenza Humphrey per decreto”, anche se “ricorda spesso agli altri giudici che se uno dei nostri precedenti ha applicazione diretta […] essi devono seguirlo […] lasciando a questa Corte la prerogativa di annullare le proprie decisioni”.

La Corte Suprema ha inoltre accolto la richiesta del governo di bloccare due delle sentenze che l’amministrazione sembra aver violato in modo più evidente: quella che bloccava le espulsioni iniziali ai sensi dell’Alien Enemies Act e che ordinava all’amministrazione di far tornare indietro gli aerei; e quella che vietava al governo di procedere alle espulsioni verso paesi terzi senza garantire un giusto processo.

Nel suo parere di dissenso sulla decisione relativa al trasferimento verso paesi terzi, la giudice Sotomayor ha scritto: “Ogni volta che questa Corte premia l’inosservanza con un provvedimento discrezionale, erode ulteriormente il rispetto per i tribunali e per lo stato di diritto”.

La Corte Suprema non ha fatto pagare all’amministrazione il prezzo della sua sfida alle sentenze dei tribunali di grado inferiore; al contrario, ha eliminato l’obbligo dell’amministrazione di ottemperare alle sentenze che ha disatteso, conferendo una certa credibilità all’affermazione dell’amministrazione secondo cui esse in realtà non erano mai state legittime.

Proprio ieri sera, la Corte ha accolto la richiesta dell’amministrazione di “chiarire” la sentenza irragionevole e inmotivata della Corte stessa nella questione dell’espulsione verso un paese terzo. In tal modo, la Corte Suprema ha chiarito che la sua precedente sentenza era evidentemente così ampia da bloccare anche la sentenza correttiva del tribunale distrettuale che aveva ordinato al governo di garantire agli uomini che il governo aveva cercato di espellere verso il Sud Sudan (in violazione di un’ordinanza di un tribunale di grado inferiore) una parvenza di giusto processo.

La Corte Suprema non si è ancora degnata di spiegare perché l’ordinanza iniziale del tribunale di grado inferiore fosse errata. In parere di dissenso molto critico, la giudice Sotomayor ha scritto: “La sentenza odierna chiarisce solo una cosa: gli altri querelanti devono seguire le regole, ma l’amministrazione ha la Corte Suprema a portata di mano”.

L’invenzione di una nuova Costituzione

È questo contesto che rende ancora più irritante la decisione della Corte Suprema in merito all’ingiunzione su piano nazionale discussa nel caso Trump v. CASA. La Corte Suprema ha avuto l’opportunità di esaminare la legittimità delle ingiunzioni a livello nazionale su richiesta dell’amministrazione Biden. Ha rifiutato di farlo.

Invece, i giudici repubblicani hanno preferito esprimersi sulla questione e limitare l’autorità dei tribunali di grado inferiore, nei primi sei mesi di un’amministrazione impegnata in violazioni sfacciate e sistematiche della legge, e in un caso che coinvolge alcuni dei più chiari esempi dell’illegalità dell’amministrazione.

Il decreto esecutivo sulla cittadinanza per diritto di nascita è illegale. Scegliendo di limitare l’autorità dei tribunali di grado inferiore in un caso che riguarda esempi più sfacciati e trasparenti di illegalità, la Corte ha ancora una volta dato credibilità e argomenti giuridici alle gravi violazioni della legge da parte dell’amministrazione.

Vari funzionari dell’amministrazione hanno esultato per la decisione della Corte, che rafforza, in senso generale e vago, gli attacchi dell’amministrazione Trump ai tribunali di grado inferiore che osano pronunciarsi contro di essa. La Corte ha inviato un messaggio intervenendo su tale questione in questo caso e in questo momento: le lamentele dell’amministrazione Trump riguardo alla supervisione dei tribunali di grado inferiore sono fondate e essa dovrebbe continuare a insistere su questo punto.

Tali preoccupazioni e critiche sono ben evidenti sia nel parere di dissenso della giudice Sotomayor che in quello della giudice Jackson. Il parere di dissenso della giudice Sotomayor ha rimproverato la Corte per aver “vergognosamente” “assecondato” il “gioco sporco” del governo – ovvero la richiesta del governo di una sentenza a suo favore in uno dei casi in cui non ha alcuna difesa seria nel merito perché la sua politica è palesemente illegale.

“Poiché non voglio essere complice di un attacco così grave al nostro sistema”, ha scritto a nome dei tre giudici di nomina democratica, “dissento”. Il dissenso della giudice Jackson è stato ancora più esplicito sul ruolo della Corte nel facilitare il mancato rispetto dei tribunali di grado inferiore: “La complicità di questa Corte nella creazione di una cultura di disprezzo per i tribunali di grado inferiore, le loro sentenze e la legge (come essi la interpretano), accelererà sicuramente la caduta delle nostre istituzioni che ci governano”.

Legalizzare l’illegalità esecutiva

Prese isolatamente e in astratto, alcune di queste decisioni della Corte Suprema possono essere difese in modo plausibile. Ma nel loro insieme e inserite nel contesto attuale, esse equivalgono a una sorprendente legittimazione e abilitazione di un ramo esecutivo illegale che si oppone all’idea che il presidente e il potere esecutivo siano soggetti alla legge.

Come troppo spesso accade, i giudici repubblicani stanno legalizzando l’atmosfera irrespirabile del Partito Repubblicano e del presidente – in questo caso, la totale illegalità.

Nella misura in cui c’è diritto in ciò che stanno facendo i giudici repubblicani, si tratta di un corpus giuridico che favorisce il non rispetto della legge e produce ulteriore illegalità.

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