
Il Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)
Qualche mese fa – era quasi primavera – le prime pagine dei giornali sono state scosse da un timido sussulto di partecipazione alle vicende della cenerentola istituzionale, la scuola. La pubblicazione dei Materiali per il dibattito pubblico relativi alle Nuove Indicazioni 2025 – Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione ha tenuto accesi per qualche giorno i riflettori sulle «novità» di cui si dava conto nel documento, del tipo «Latino alle medie», «Bibbia alle elementari», o «Solo l’Occidente conosce la Storia».
Dopo il guizzo marzolino, le Nuove Indicazioni 2025 sono quasi del tutto scomparse dall’orizzonte mediatico. Eppure, di materiali per il dibattito si trattava, cioè di un documento in forma di bozza che, prima di raggiungere la forma definitiva, deve attraversare tutta una serie di passaggi preliminari obbligatori.
Doveroso chiedersi, dunque, a che punto siano oggi le Nuove Indicazioni 2025, tra consultazione pubblica, audizione di società scientifiche, sindacati, enti ed associazioni professionali e disciplinari e ricezione dei pareri del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) e del Consiglio di Stato (CdS).
Il parere del CSPI
Già al momento della pubblicazione della prima bozza, l’11 marzo, il MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito) aveva esplicitato l’intenzione di arrivare in tempi brevi alla promulgazione del testo definitivo. Solo tre mesi dopo, l’11 giugno, il documento, passato da 150 a poco più di 100 pagine a seguito delle osservazioni intercorse e dunque già ridimensionato e snellito rispetto alla prima forma, veniva inviato al CSPI, massimo organo collegiale della scuola.
Tempo venti giorni e, a fine giugno, il CSPI comunicava il proprio parere, identificando diverse criticità e proponendo significative modifiche.
Decisamente interessante il fatto che il CSPI abbia ritenuto necessario richiamare, in premessa al parere, il testo normativo che funge da termine di riferimento fondamentale per la scuola attuale, ossia il DPR 275 del 1999, chiamato anche Regolamento dell’autonomia. Nel caso qualcuno non avesse ancora ben chiaro che sono trascorsi molti anni dal tempo in cui l’organizzazione didattica era regolata da programmi prescrittivi calati dall’alto, il CSPI ricorda che «Con l’autonomia scolastica e la necessità di rispondere alle esigenze formative del territorio, i programmi validi a livello nazionale non hanno più avuto ragione d’essere e hanno lasciato lo spazio a piste di lavoro, indicazioni appunto, all’interno di una cornice normativa ministeriale».
Questo richiamo preliminare al Regolamento dell’autonomia risponde alla necessità di riequilibrare il tono impositivo sotteso al documento del MIM. In tanti passaggi testuali l’approccio confonde il piano dei programmi e quello delle indicazioni:
Le conoscenze inserite dopo gli obiettivi rischiano di essere considerate prescrittive e non suggerite, come invece è giustamente indicato dalla Commissione incaricata della redazione del documento. La declinazione delle conoscenze rinvia alla logica del programma.
È dal 1999, con l’introduzione del Piano dell’Offerta Formativa (POF) – divenuto Triennale (PTOF) dal 2015, con la Legge delle Buona Scuola –, che le singole scuole hanno competenza in merito alla progettazione dei propri percorsi formativi. Sono le singole scuole ad essere protagoniste della propria progettazione educativa, curricolare e organizzativa, declinata entro la cornice di riferimento ministeriale, ma adeguata al contesto locale e alle esigenze degli studenti:
Le Indicazioni Nazionali e il curricolo d’istituto connotano la scuola dell’autonomia: le Indicazioni rappresentano la garanzia di unitarietà e di validità del documento su tutto il territorio nazionale; il curricolo rappresenta lo specifico di ciascuna scuola, in quanto declina e contestualizza le Indicazioni.
Dopo le precisazioni preliminari, il CSPI avanzava una serie di richieste relative ad integrazioni e correzioni del testo ministeriale. Tra queste:
- la correzione dell’espressione «curricolo nazionale» con «curricolo di scuola e Indicazioni Nazionali», così da mantenere in evidenza il concetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, elemento fondamentale e fondativo della scuola oggi;
- la valorizzazione del termine «comunità»: nella prospettiva di un progetto educativo legato ad un contesto nel quale locale e globale non hanno confini, in cui essere cittadini italiani è connesso all’essere cittadini d’Europa e del mondo, il CSPI sottolinea la necessità di superare l’enfasi che, nel documento ministeriale, viene data al concetto di cittadinanza collegata all’identità nazionale a scapito del concetto di cittadinanza «globale».
- la collocazione delle conoscenze in un box in appendice al testo, al fine di ridimensionarne l’impatto rispetto alla modalità con cui vengono presentate nella bozza, giacché l’accento marcato sulle conoscenze fa emergere una scuola dell’insegnamento trasmissivo, che contraddice non solo la funzione docente − come delineata dalla normativa − ma limita e comprime la ricchezza delle competenze che a detta funzione si riconnette.
In merito alle discipline, il CSPI evidenzia come in diversi casi le competenze, gli obiettivi e le conoscenze propongano considerazioni sovrabbondanti rispetto allo scopo. Decisamente significativa la riflessione relativa alla disciplina «Storia»:
Per quanto riguarda la disciplina «Storia», sembra che sia stato totalmente eliminato l’ambito della lettura e dell’interpretazione delle fonti, che è stato un punto fondamentale dello studio della storia nelle scuole. Inoltre, tutto il capitolo dedicato alla disciplina “Storia”, si distingue per impostazione rispetto al resto del testo, assumendo una peculiarità tra le discipline. L’incipit, tra l’altro, potrebbe essere percepito come polarizzante e la finalità dell’insegnamento della «Storia» sembrerebbe accentuare la dimensione della disciplina come strumento per la costruzione di una identità nazionale più che come approccio tipicamente disciplinare.
Il parere (sospeso) del Consiglio di Stato
Recepito il 30 giugno il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, il MIM rispondeva alle osservazioni critiche con encomiabile, ma sospetto, tempismo: il 7 luglio veniva pubblicato il testo definitivo delle Indicazioni Nazionali per il curricolo – Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione, pronto per la trasmissione al Consiglio di Stato, supremo organo di consulenza giuridico-amministrativa del Governo, in vista del relativo parere.
Si arriva, così, all’ultimo passaggio dello scorso 17 settembre, quando, esaminata la correttezza costituzionale, amministrativa e finanziaria del testo del MIM, il Consiglio di Stato «sospende l’espressione del parere, nelle more degli adempimenti di cui in motivazione».
Del testo ministeriale sono segnalate incompletezze e lacunosità dal punto di vista sostanziale e scorrettezze a livello linguistico e formale. Facciamo sintesi delle osservazioni dettagliatamente motivate nelle sedici pagine del parere sospeso, attraverso tre punti:
- Analisi di impatto della regolamentazione (Air) insufficiente
L’Analisi di impatto della regolamentazione (Air) consiste nella valutazione preventiva delle conseguenze sociali ed economiche di un nuovo testo normativo. Il Consiglio di Stato, dopo aver ricordato che l’Air rappresenta un importante ed imprescindibile strumento di garanzia di coerenza, adeguatezza ed efficacia dell’attività normativa, di cui mira a rafforzare sia la qualità che la trasparenza[1], rileva che nel documento del MIM l’analisi di impatto della regolamentazione appare, per molti rispetti, inadeguata allo scopo e postula, pertanto, una serie di interventi sostanziali sul testo prima della sua promulgazione definitiva.
Tra le altre cose, il Consiglio di Stato ritiene necessario un chiarimento in merito all’affermazione contenuta nel paragrafo 2 del testo delle Indicazioni, laddove si dice che «la finalità dell’intervento è la rigenerazione del paradigma formativo che sottende la scuola costituzionale, orientato alla promozione dell’autonomia critica, della responsabilità individuale e della partecipazione civica».
Il CdS mette in evidenza come questa formulazione sia alquanto ambiziosa, in quanto suona evocativa di un tratto complessivamente palingenetico delle nuove Istruzioni, che non trova di fatto riscontro e, nello stesso tempo, sottolinea come essa sia vaga ed indefinita: dal momento che il quadro costituzionale di riferimento, rispetto alle Indicazioni nazionali del 2012, risulta invariato, è necessario specificare i concreti termini della suddetta «rigenerazione», indicando le parti delle vigenti Indicazioni considerate non coerenti con un tale obiettivo.
- Osservazioni del CSPI trascurate
Nonostante il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione avesse segnalato, a fine giugno, significative criticità, rispetto alle quali sarebbe stato necessario rimettere mano in modo sostanziale ad alcuni passaggi del documento, il MIM, ben guardandosi dal prendere in considerazione tali obiezioni, si è preoccupato soltanto di pubblicare il testo il più rapidamente possibile.
Tutt’altro che encomiabile, dunque, il tempismo di Valditara, dal momento che, fra le lacune strutturali che hanno portato il CdS a sospendere il parere, vi è il fatto che il testo delle Indicazioni è stato pubblicato senza tenere conto delle osservazioni formulate nel parere reso del CSPI. In particolare, la disciplina della storia, che è stata oggetto di una richiesta di modifica del CSPI, è stata riproposta tale e quale: la relazione illustrativa si è limitata a ricondurre alle prerogative ministeriali il fatto di definire struttura e impostazione delle discipline, senza dar conto delle ragioni della scelta.
- Mancanze di chiarezza del documento
Oltre alla correzione di numerosi refusi testuali, indice di frettolosità e scarsa cura dal punto di vista redazionale, il CdS segnala la necessità di precisare la definizione di concetti vaghi ed evocativi, dall’aspetto di slogan, come «rigenerazione del paradigma formativo», «cittadinanza storica» o «dimensione glocale».
Significativa l’osservazione relativa alle locuzioni contenute alla pagina 12 delle Indicazioni, laddove si dice che tali locuzioni devono essere rese coerenti con l’art. 34, primo comma, della Costituzione («La scuola è aperta a tutti»). Forse con inconscia, ma non certo ingenua sincerità, il testo delle Indicazioni aveva, infatti, sostituito il lemma costituzionale «tutti» con «tutti i cittadini».
P.Q.M. (per questi motivi), alla luce di tutti i rilievi evidenziati, il Consiglio di Stato ha ritenuto di dover sospendere il proprio parere, in vista dell’erogazione del quale sollecita il MIM ad una rinnovazione complessiva dell’analisi preventiva di impatto e ad una coerente ed eventuale riscrittura del testo delle Indicazioni, laddove necessario.
Tanto rumore per nulla?
Sopire, troncare, troncare, sopire. Minimizzare. Ignorare. Questo l’atteggiamento assunto dal ministro Valditara davanti al parere sospeso 1017/2025 del CdS. Forte del fatto che tale parere non ha natura vincolante, Valditara ha presentato la sospensione come un banale dettaglio procedurale, dichiarando a chiare lettere «nessuna bocciatura».
È evidente che riconoscere che il CdS ha messo le nuove Indicazioni in una situazione di stallo significherebbe ammettere l’inadeguatezza non solo del testo, ma anche di tutto il lavoro svolto dal Ministero. Una sconfitta, un mezzo fallimento.
Intanto, mentre a viale Trastevere ci si arrabatterà in qualche modo per rispondere alle richieste del CdS, intanto, nella scuola, nella vita vera della scuola, cosa succede? Giusto i principi della libertà d’insegnamento e dell’autonomia della scuola, cosa se ne farà, cosa se ne fa, la scuola, delle Indicazioni di Valditara? Tanto rumore per nulla?
Nel frattempo, a scuola, nella vita reale, cerchiamo di non annegare nel fogliame digitale che quotidianamente ci viene riversato addosso, fronteggiando eroicamente le incombenze burocratiche che, nel loro esponenziale moltiplicarsi, rischiano di prosciugare vita e passione a quella che resta una vocazione e uno dei mestieri più belli del mondo.
[1] Parere sospeso 1017/2025: Non pare inutile rammentare che essa (l’Air, ndr) rappresenta un importante ed imprescindibile strumento di garanzia di coerenza, adeguatezza ed efficacia dell’attività normativa, di cui mira a rafforzare sia la qualità che la trasparenza, e ciò a mezzo di un elaborato e critico supporto informativo basato sull’evidenza dei dati di riferimento, sulla circostanziata e misurata analisi di contesto, sulla consequenziaria e decifrabile individuazione delle ragioni dell’intervento e delle alternative programmatiche soppesate, sulla stima preventiva degli effetti attesi sia sul piano (formale) della trama regolatoria di settore sia sul piano (sostanziale) degli esiti di ordine sociale ed economico, strumentale alla successiva (e circolare) verifica di impatto.






Quanto a burocratese siamo primi assoluti nel mondo e nella scuola c’è chi si fa i muscoli per rendere qualsiasi cosa anche la più semplice una complicazione…insomma a livello ministeriale, interministeriale o anche semplicemente mino, la scuola italiana fa scuola. Da sempre.
È proprio vero