Cabo Delgado (Mozambico): il vescovo di Pemba denuncia

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vescovo di pemba

I Paesi dell’Africa australe sono in allarme dopo che il 12 agosto un gruppo di uomini armati della «Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico» ha preso il controllo del porto di Mocimboa da Praia e ha sbaragliato l’esercito mozambicano. È la prima volta che gli insorti jihadisti presenti nella provincia di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania, riescono a conquistare e mantenere un luogo così strategico.

Il 13 agosto il Ministro degli Esteri del Mozambico, Veronica Macamo, ha affermato che il Nord del Paese «affronta una minaccia di terrorismo violento ed estremismo che, se non contenuto, potrebbe diffondersi» in tutta l’Africa meridionale. La Southern African Development Community (SADC), che raggruppa 16 paesi tra cui Mozambico, Tanzania e Sud Africa, si è riunita il 17 agosto per discutere della situazione critica a Mocimboa da Praia. I capi di stato e di governo hanno preso l’impegno di sostenere il Mozambico nell’affrontare «terrorismo e attacchi violenti», senza però specificare come intendono procedere.

Le denunce del vescovo

La situazione estremamente critica nella provincia di Cabo Delgado è stata denunciata da mons. Luiz Fernando Lisboa, vescovo di Pemba. «L’impatto della crisi è fatale, ha colpito ogni provincia e tutti gli abitanti della provincia di Cabo Delgado», ha detto mons. Lisboa, affermando come siano oltre 250.000 gli sfollati sparsi in tutta la provincia che necessitano di assistenza. «Il nostro popolo ha urgente bisogno di pace perché questa crisi ha completamente destabilizzato la nostra provincia», ha affermato il vescovo, lanciando un appello «alla comunità internazionale affinché venga in nostro aiuto. Le persone hanno bisogno di solidarietà e oltre ad aiutare a porre fine alla crisi, dobbiamo nutrire tutti questi sfollati. Abbiamo bisogno di cibo, medicine, vestiti, coperte, tutto l’aiuto necessario per aiutare gli sfollati».

L’esercito mozambicano, presente in forze a Cabo Delgado, ma scarsamente equipaggiato, sta lottando per respingere i combattenti islamisti, anche con l’appoggio di mercenari russi e sudafricani. Fonti della Chiesa locale riferiscono che mons. Lisboa avrebbe in questi giorni denunciato anche gli eccessi delle forze armate mozambicane nella repressione dei jihadisti, con azioni che avrebbero coinvolto anche civili innocenti. Il vescovo avrebbe espresso la sua preoccupazione circa il fatto che le violenze commesse dalle forze armate starebbero creando reclute per gli insorti, alienandosi il supporto della popolazione locale.

Il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, trovandosi lo scorso 14 agosto a Pemba, ha avuto parole di denuncia per «quei mozambicani che, ben protetti, prendono alla leggera le sofferenze di coloro che li proteggono, compresi alcuni stranieri che scelgono liberamente di vivere in Mozambico ma che, in nome dei diritti umani, non rispettano il sacrificio di coloro che mantengono in piedi questa giovane patria, e proteggono il loro soggiorno a Cabo Delgado e in Mozambico in generale». Secondo diversi commentatori il presidente si sarebbe rivolto proprio al vescovo brasiliano della città.

Rischio destabilizzazione

Il porto di Mocimboa da Praia, conquistato dai guerriglieri, riveste un’importanza strategica per i piani di sviluppo economico del Mozambico. Il gruppo francese Total è impegnato nella costruzione di due impianti di estrazione di gas nella penisola di Afungi, 60 km a nord di Mocimboa da Praia. Insieme ad un altro progetto guidato dall’americana ExxoMobil, si devono investire nella regione quasi 60 miliardi di dollari (52 miliardi di euro), ma le compagnie dipendono dal porto di Mocimboa da Praia per gli approvvigionamenti.

La SADC deve «venire urgentemente in aiuto del Mozambico per arginare la violenta insurrezione», si legge in una nota diffusa dal centro studi sudafricano «Institute for Security Studies», nella quale si esortano i sedici Stati dell’Africa australe a intraprendere insieme una «azione decisiva che possa aiutare a porre fine alla crisi». Altrimenti, si legge ancora nella nota, la situazione della provincia potrebbe degenerare, assumendo proporzioni simili alle crisi di sicurezza nel Sahel, nel bacino del Lago Ciad e nel Corno d’Africa.

  • Cf. Agenzia FIDES, dispacci del 17-18 agosto 2020.
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