Ne ha dato notizia il Catholic Herald lo scorso 3 marzo: il Governo canadese interrompe i sovvenzionamenti per le indagini relative alle fosse comuni dei bambini dei popoli indigeni e, alla fine di marzo, scioglierà il Comitato per le scuole residenziali che presiedeva i lavori. Dopo tre anni di scavi nei territori adiacenti a decine delle scuole residenziali dedicate ai bambini nativi non si è trovata nessuna sepoltura collettiva ignota.
Finora non c’è stata reazione da parte dei vescovi cattolici e delle altre chiese coinvolte che gestivano a nome dello Stato le istituzioni educative. Se confermata la notizia rovescerebbe una narrazione largamente condivisa nell’ultimo lustro e giustificherebbe la denuncia di un pregiudizio anticristiano largamente diffuso nel Paese. Da parte di alcuni componenti del Comitato si è rimarcato il tradimento del Governo dei valori di verità e riconciliazione a cui si ispirava l’operazione e, sull’altro fronte, l’amministrazione ha assicurato un ulteriore finanziamento in futuro.
Il caso mediale esplode il 27 maggio 2021, prima sulla BBC inglese, poi sul New York Times e a cascata su tutte le fonti informative mondiali: attorno alla scuola per nativi di Ramloops si sarebbero trovate tracce di 215 sepolture di giovani ospiti. Si alza un’ondata di sdegno a cui il premier, Justin Trudeau, dà voce il 24 giugno parlando di una vergognosa memoria. Qualche settimana dopo i vescovi presentano le proprie scuse per l’accaduto. Sono anticipati da papa Francesco che nel successivo viaggio in Canada del 2022 ispira una parte importante dei suoi interventi per riaffermare la dignità dei popoli nativi, denunciando una politica ingiusta e prevaricatrice contro di loro fra Ottocento e Novecento.
Dopo la prima scoperta ed estendendo la stima delle vittime a tutte le altre 139 istituzioni similari si arrivava a dichiarare 6.000, anzi addirittura fino a 15.000 vittime. Poiché la Chiesa cattolica copriva il 70% del fabbisogno delle scuole è diventata l’accusata principale. Anche perché lo Stato che presiedeva e gestiva l’intero programma di assimilazione dei popoli nativi si era espresso nel 2008 chiedendo scusa pubblicamente e avviando un’apposita «commissione verità e riconciliazione».
Lo scandalo si sgonfia?
L’ipotesi di esistenza di fosse comuni è nata dalla ricerche di una archeologa medica di origine «indiana», Kisha Supernant, che attraverso radar geotermici individuava possibili resti umani nell’area attorno alla scuola di Ramloops. La notizia dei primi risultati è piombata al centro di un vivo dibattito pubblico ed è stata subito rilanciata in tutte le popolazioni native. Il Governo, stimolato dalla «commissione verità e riconciliazione» avviava il Comitato e la sua azione di ricerca sovvenzionata con investimenti dell’ordine di 216 milioni di dollari canadesi.
Di tanto in tanto emergevano notizie di queste ricerche secondo le quali alle stime ipotizzate non corrispondeva un reale risconto. È successo per l’istituto di Alberni, dove le 67 tombe trovate erano comunque registrate, mentre negli scavi in 12 dei 100 ettari che circondano l’edificio non si trovano conferme. È successo per il pensionato dedicato a San Giuseppe rispetto al quale si parlava di alcune decine di tombe presunte. Come anche nell’istituto di Saskatchewan. Tutto questo senza una corrispettiva crescita del dubbio. Qualche mese fa il premier Trudeau (ora dimesso) è tornato a parlare di assassinii. Sono stati mesi di tensione, che hanno prodotto vandalismi e incendi in 120 chiese cattoliche e protestanti.
Il possibile e auspicabile sgonfiarsi dello scandalo specifico delle fosse comuni non dovrebbe azzerare lo sforzo di purificazione della memoria (cf. qui su SettimanaNews). Al di là dei limiti del programma di assimilazione dei Governi e della buona volontà di molti religiosi e religiose (senza ignorare deviazioni e scandali) resta il «genocidio culturale» a cui le popolazioni originarie sono state sottoposte.
150.000 bambini, un sesto della popolazione giovanile dei nativi di quei decenni, sono stati invitati (e talora costretti) ad entrare nelle strutture scolastico-educative a loro riservate. E questo dal 1831 al 1996. Solo in quell’anno una commissione parlamentare di inchiesta diede una prima immagine complessiva della situazione, propiziando un accordo fra stato e Chiese a favore delle vittime, firmato nel 2006.
Nell’ormai lontano 1984 Giovanni Paolo II, costretto a saltare l’appuntamento con i popoli nativi per le proibitive condizioni del tempo, scriveva nel discorso a loro consegnato: «Per quante colpe e per quante imperfezioni essi abbiano avuto, per quanti errori essi abbiano commesso, per quanti danni involontariamente abbiano provocato, si danno ora pena di riparare. Ma accanto a questo arrivo impresso nella memoria della vostra storia, c’è la documentazione con infinite prove, del loro amore fraterno. I missionari rimangono fra i vostri migliori amici, dedicano la loro vita al vostro servizio, perché predicano la parola di Dio».
Ecco cosa succede a mettersi sempre dalla parte del torto.
Aspettare un pochino prima di chiedere scusa non sarebbe stato meglio?
Beh, le scuole residenziali sono state un crimine orrendo a cui la Chiesa Cattolica ha partecipato a piene mani, forte del ruolo che aveva soprattutto in Quebec: di fatto gli indigeni venivano obbligati a inviarvi i propri figli (ufficialmente la cosa era volontaria, ma se non lo facevano subivano la perdita dei sussidi governativi che garantivano la loro sopravvivenza nelle riserve) e i bambini lì dentro subivano abusi e violenze, oltre a venir puniti addirittura per parlare la loro lingua o praticare le loro tradizioni.
Hanno lasciato nelle loro società uno strascico di traumi e disgregazione sociale.
I cattolici lì hanno fatto cazzate e ora hanno ricevuto il contrappasso
Non è che anche queste notizie hanno lo stesso fondamento di quelle sulle fosse comuni?
È una domanda non una insinuazione. Le fonti quali sono?
le fonti si sprecano
https://www.facinghistory.org/en-ca/resource-library/punishment-abuse
https://www.scientificamerican.com/article/canadas-residential-schools-were-a-horror/
https://indigenousfoundations.arts.ubc.ca/the_residential_school_system/
https://www.pbs.org/articles/the-history-and-impact-of-residential-schools
https://time.com/6213238/canada-residential-school-indigenous-children-excerpt/
https://www.theindigenousfoundation.org/articles/residential-schools-their-lasting-impacts
comunque la tecnica di separare i figli dai genitori metendoli in ‘scuole residenziali’ per distruggere un gruppo sociale è stato inventato dai gesuiti in Europa centrale per sopprimere le comunità di anabattisti