
Il 15 marzo 2022, a Mosca, Anastasia Parshkova è scesa in piazza per protestare vicino alla Cattedrale di Cristo Salvatore con un cartello recante la scritta “Sesto comandamento: non uccidere”. È stata arrestata e condotta alla stazione di polizia di Khamovniki (crediti: @avtozaklive).
In qualità di cristiano ortodosso testimone della persecuzione sistematica del clero e dei fedeli in Russia, mi sento in dovere di rompere il silenzio assordante delle nostre comunità ortodosse americane. Il mio cuore si fa ogni giorno più pesante mentre amici – sacerdoti che conosco da decenni – soffrono per la loro fedeltà al Vangelo della pace.
Devo riconoscere che gli ucraini muoiono ogni giorno sotto l’aggressione russa. Allo stesso tempo, centinaia di sacerdoti russi favorevoli alla guerra sostengono attivamente gli sforzi bellici nei territori occupati dell’Ucraina. Mi concentro sulla resistenza all’interno della stessa Russia, su coloro che rifiutano di partecipare a questo tradimento del Vangelo.
Alcuni di questi sacerdoti perseguitati sono miei amici di lunga data, altri li conosco solo da pochi anni. Le loro storie devono essere ascoltate: storie di fede e di confessione in uno Stato totalitario che distruggono l’immagine romantica della Russia come difensore dei valori cristiani. Coloro che si aggrappano al mito della “Santa Rus” non possono accettare queste verità.
Eppure dobbiamo parlare, perché siamo chiamati a vivere nella verità.
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Nel maggio 2025 ho completato “Religious Communities Under Pressure: Documenting Religious Persecution in Russia 2022-2025” (Comunità religiose sotto pressione: documentazione delle persecuzioni religiose in Russia 2022-2025), scritto su richiesta della relatrice speciale delle Nazioni Unite Mariana Katsarova.
Mentre raccoglievo una testimonianza dopo l’altra, sentivo il peso di ogni storia gravare sulla mia coscienza. Questo rapporto rivela una campagna coordinata contro le voci religiose che rifiutano di piegarsi alla pressione dello Stato.
Eppure, all’interno della Chiesa ortodossa in America (OCA) – che ha ricevuto l’autocefalia dalla Chiesa ortodossa russa 55 anni fa e mantiene profondi legami storici con l’ortodossia russa – questa crisi è stata accolta con indifferenza istituzionale, una risposta che non posso più accettare come eticamente difendibile.
La portata è sconcertante: oltre 100 leader religiosi sono sottoposti a varie forme di repressione. Solo tra i cristiani ortodossi, 17 sacerdoti sono stati sospesi a divinis, 14 sospesi e 7 costretti al pensionamento, non per violazioni canoniche, ma per aver rifiutato di benedire la violenza o semplicemente per aver pregato per la pace invece che per la vittoria. Due cristiani sono già morti in prigione.
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Ogni numero rappresenta un volto che conosco, una voce che ho sentito. Padre John Koval è stato sospeso a divinis per aver cambiato una sola parola nella preghiera dopo la liturgia, sostituendo “vittoria” con “pace”, dopo essere stato denunciato dal suo chierichetto.
Ciò che rende questa persecuzione particolarmente preoccupante è la partecipazione attiva della Chiesa ortodossa russa. A differenza di altre comunità religiose che subiscono solo la persecuzione dello Stato, i sacerdoti ortodossi subiscono una doppia pressione da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche.
Questo coordinamento tra Chiesa e Stato rappresenta un profondo tradimento della tradizione ortodossa. Quando la Chiesa diventa uno strumento di violenza di Stato, utilizzando antichi canoni contro coloro che predicano la pace, cessa di essere la Chiesa di Cristo.
Non si tratta solo di una crisi politica, ma di un’emergenza teologica che colpisce la natura stessa di ciò che significa essere il Corpo di Cristo.
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Eppure qui in America, dove godiamo di una libertà religiosa che i nostri fratelli e sorelle russi possono solo sognare, i nostri gerarchi mantengono una ragionata indifferenza. Quando i vescovi che potrebbero parlare liberamente scelgono di non difendere coloro che soffrono per aver proclamato la pace, rischiano di diventare complici della macchina dell’oppressione.
Qualche settimana fa ho scritto al metropolita Tikhon (Mollard), primate dell’OCA, chiedendo spazio per la mia relazione sulla persecuzione al Concilio generale dell’OCA di luglio che si terrà a Phoenix, non nel programma ufficiale, ma semplicemente come evento collaterale. Sei settimane dopo è arrivato il rifiuto: padre Alessandro Margheritino, cancelliere dell’OCA, ha addotto “motivi tecnici”: li avevo contattati troppo tardi, il programma era definitivo e non si poteva cambiare nulla.
Un tale formalismo burocratico di fronte alla sofferenza dei nostri fratelli nella fede sfida ogni comprensione. Non si tratta di protocollo o di procedure, ma dell’essenza stessa della nostra fede: la solidarietà con chi chiede aiuto. Abbiamo ridotto a mera teoria l’invito a «portare i pesi gli uni degli altri» (Galati 6,2) e a «ricordare i carcerati, come se foste loro compagni d’incarcerazione» (Ebrei 13,3)?
Come posso tacere quando giovani seminaristi a Mosca languiscono da febbraio in un centro di detenzione dell’FSB, accusati di terrorismo con prove fabbricate e torturati per le loro origini ucraine e le loro convinzioni contro la guerra?
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L’eredità storica dell’OCA rende questo silenzio ancora più grave. Durante l’era sovietica, la nostra Chiesa era un faro di speranza. Il metropolita Leonty, l’arcivescovo John Shahovskoy, i padri Alexander Schmemann, John Meyendorff e Leonid Kishkovsky hanno coraggiosamente denunciato la repressione religiosa, difendendo i dissidenti sovietici.
La stessa OCA che un tempo dava voce ai perseguitati ora non permette nemmeno una presentazione parallela sulla sofferenza dei sacerdoti di oggi. Cosa ci è successo? Come siamo passati dall’essere testimoni profetici all’essere istituzionalmente codardi?
Comprendo le complessità. L’OCA mantiene una rappresentanza a Mosca. Ma fino a che punto le considerazioni istituzionali oscurano il nostro dovere di stare al fianco dei membri sofferenti del corpo di Cristo?
La tragedia si aggrava a causa della diffusa ignoranza degli ortodossi americani su queste repressioni, ignoranza derivante da decisioni istituzionali che impediscono a queste storie di raggiungere le nostre parrocchie e i nostri seminari.
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Sento il dovere di condividere queste storie nascoste e di risvegliare la nostra coscienza cristiana collettiva. Non possiamo predicare sui primi martiri e allo stesso tempo voltare le spalle ai confessori contemporanei: questa è ipocrisia.
A giugno ho promosso una lettera aperta a tutti i membri del Consiglio Panamericano, nella convinzione che la coscienza dei fedeli potesse essere risvegliata anche quando i processi istituzionali si dimostrano inflessibili.
Questa lettera non chiede dichiarazioni politiche, ma una solidarietà cristiana fondamentale: preghiere per i perseguitati citati per nome nelle nostre liturgie, sostegno finanziario alle famiglie del clero sfollato, istituzione di meccanismi per accogliere e sostenere i sacerdoti in fuga e un dialogo onesto su cosa significhi essere ortodossi quando la nostra fede viene usata come arma di guerra.
Alcuni potrebbero chiedersi: «Perché gli ortodossi americani dovrebbero interessarsi alle questioni interne della Russia?». La risposta è semplice: non si tratta solo di questioni russe, ma di questioni ortodosse, e i nostri legami storici con l’ortodossia russa rendono il nostro silenzio ancora più doloroso per coloro che soffrono.
Sono profondamente grato a coloro che hanno già firmato: cristiani provenienti dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Messico, dall’Europa occidentale e dalla Russia (anche se le firme russe non possono essere rese pubbliche per motivi di sicurezza).
A coloro che sostengono che la Chiesa dovrebbe rimanere «al di sopra della politica», rispondo: quando il clero viene punito per aver predicato la pace, quando le preghiere vengono riscritte per santificare la violenza, quando la Chiesa diventa un braccio della sicurezza dello Stato, questa non è politica, è apostasia. È in gioco la natura stessa della Chiesa come Corpo di Cristo. Non siamo di fronte a una questione politica, ma a una crisi teologica fondamentale sul significato dell’essere ortodossi.
Altri sostengono che parlare apertamente potrebbe mettere in pericolo i cristiani ortodossi russi. Ma il silenzio non li ha protetti, ha solo incoraggiato i loro persecutori. Solo la pressione internazionale e la testimonianza morale ortodossa globale possono dare speranza.
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Il Concilio generale dell’OCA si aprirà il 14 luglio 2025. Questo è il momento della nostra decisione. Coglieremo questa opportunità per stare al fianco di chi soffre o la lasceremo passare con comoda indifferenza? Il tempo sta per finire.
Ci troviamo a un bivio tra la comoda indifferenza e la testimonianza a caro prezzo, tra la conservazione istituzionale e l’integrità del Vangelo.
Prego affinché scegliamo di stare dalla parte di coloro che soffrono per il Vangelo della pace, sapendo che la nostra risposta a questo momento risuonerà negli anni a venire. Che non ci troviamo inadeguati quando i nostri fratelli e sorelle avranno più bisogno di noi.
- Pubblicato su Public Orthodoxy (originale inglese, qui).
Costantinismo politico: perfetta definizione. È particolarmente con Costantino che io cristianesimo ha smesso di obbedire al comando di Cristo di “non fare parte del mondo”.
Le chiese che si immischiano nella politica sono definite “adultere” nella parola di Dio. E nel libro della Rivelazione vengono rappresentate da una prostituta che cavalca una bestia feroce, simbolo delle potenze politiche.
Ma sempre nel libro della Rivelazione è scritto che Dio stesso metterà nei cuori dei politici di distruggere questa prostituta. Fra breve tutte le religioni verranno attaccate e lì ancora di più “si vedrà di nuovo la differenza tra chi serve Dio e chi non lo serve”.
I tempi che stiamo vivendo sono profetizzati neila Parola di Dio, siamo nei tempi dei piedi della statua descritta dal Profeta Daniele.
L’unica soluzione per le sofferenze dell’umanità è il Regno di Dio, che il nostro Re Gesù ha insegnato a pregare perché VENISSE a prendere potere “anche in terra”.
Sì, va bene, Putin è l’aggressore e L’Ukraina e l’aggredito. Non si và indietro… Ma anche se si va ai giorni nostri: NATO alle porte della Russia. Che volete che Putin faccia dinnanzi alla minaccia?
La signora che mostra il sacrosanto comandamento a Putin, perché non glielo faceva vedere a Netanyahu? Quanti ne hanno ucciso, quanti ne stanno uccidendo? E anche là, aggressore, aggredito e tutto quanto. Quello schifo va avanti da ottanta anni e un cartello con non uccidere o non desiderare la roba degli altri a Netanyahu non gliel’hanno mostrato.
Si parla anche di “non dire falsa testimonianza” e voi giornalisti, non avete menzionato neppure una volta il nome di Israele e Palestina.
Vergogna!
Non dire falsa testimonianza!
Scusi, questo sito ha pubblicato innumerevoli articoli in cui si denunciano le atrocità israeliane a Gaza, addirittura scrivendo che è GENOCIDIO!
Quindi a che pro queste accuse?
Comunque la NATO è una minaccia solo nei sogni di Putin
La Russia invece è una minaccia reale e va combattuta.
Scusate la NATO e nata come organizzazione difensiva, come una volta esisteva il Patto di Varsavia, ora come ebbe dire il presidente francese MACRON la NATO soffriva di morte celebrale, ci ha pensato PUTIN A RISUSCITARLA ! Infatti due nazioni neutrali da sempre come FINLANDIA e SVEZIA hanno appena aderito.spaventati dalle nuove mire imperialista da chi comanda al CREMLINO, infatti cercano in tutti modi di ricostituire la vecchia UNIONE SOVIETICA, dove possono , certo se qualche nazione entra nella NATO poi questo diventa impossibile, per questo si sono presi prima la CRIMEA poi ora L’UCRAINA senza contare i vari interventi nelle altre Repubbliche di confine, a rischio è anche la MOLDAVIA. Questa è la chiave di lettura.
È possibile che chi, tra i sacerdoti, stia inneggiando alla vittoria sia influenzato dal concetto di ‘ guerra santa’ dei ” vicini”? Nella guerra, quando si comincia ad assistere a episodi di crudeltà e a una generale perdita di misura nelle azioni diventa difficile capire chi ha torto e chi ha ragione. Quindi no alla guerra. Siamo nel 2025: le questioni di questo tipo vanno affrontate a livello diplomatico non bombardando gli ospedali.grazie Liana Gioieni
Il coraggio di dire la verità è fondamentale, solo la verità può condurre alla libertà e senza libertà la vita è già inferno.
Spero che Kirill non trovi giustificazioni nel latrare alle sue porte di Cattolici, Luterani o Anglicani. Kirill dovrebbe essere un successore degli apostoli ma purtroppo è solo un successore di Giuda, che vende per pochi rubli a un tiranno sanguinario la sua Chiesa Ortodossa. Assistiamo a un costantinismo politico vergognoso e criminale. I dati riportati dal saggio Sergei Chapnin sono terribili non solo per il criminale Putin ma per la complicità di un Patriarca che ha la stessa autorità del Papa romano. Criminale amico di criminale. Non dovremmo temere di dircelo tra fratelli cristiani, come non temiamo di dire che chi è colluso con un mafioso è mafioso anche lui. Kirill deve convertirsi alla coerenza del Vangelo e alla fedeltà all’unico signore della storia che è Gesù Cristo. <>. Ma tutti come cristiani dobbiamo convertirci alla causa del Cristo che è la causa dei poveri e degli oppressi della storia, eterni crocifissi del potere opprimente dei troppi tiranni che anche oggi dominano il mondo, purtroppo benedetti da troppi solerti <>. E devono convertirsi tutte le autorità religiose alla causa della pace e della fraternità calpestate dalla presunzione di tutte la rivoluzioni. Le coscienze religiose devono smetterla di illudersi che ci sia qualche uomo della provvidenza capace di realizzare pace e fraternità. Riscrivo ancora una volta che è necessario creare una <>. Non dico a Kirill di ascoltare me ma di imitare un santo della sua Chiesa: Pavel Florenskij.
Fratello Kyrill, ascolta il grido degli ultimi, i piccoli, gli oppressi della storia. Tu e i tuoi fratelli nell’episcopato, Ortodosso, Cattolico, Riformato, toglietevi di dosso insegne faraoniche e imperiali, vestitevi dei panni degli operai, come Gesù di Nazareth. Abbandonate palazzi sontuosi e guardie del corpo, accettate di rischiare la vita come veri profeti. Solo allora la povera gente potrà comprendere almeno un poco che siete veri servitori del Vangelo dei Poveri.
Giovanni Lupino – prete cristiano
È senza dubbio una tragedia che è anche aggravata dal fatto storico che le Chiese ortodosse nazionali si identificano con lo Stato. Infatti le Chiese non accettano la separazione da esso come accade anche in Grecia ad esempio. L’unione Stato è Chiesa è un dogma nell’Ortodossia. Il nazionalismo acceca è indurisce i cuori.
Mi permetto un commento.Sono 80enne,Cattolico e cerco il zvolto di Cristo,la Verità chiedendo la Misericordia infinita e l’aiuto continuo del Padre.
Cattolici,Ortidossi,Protestanti…..ciò che conta è l’aderire strettamente ,completamente al Vangelo,letteralmente e in senso lato.
Umiltà,preghiera e meditazione intense e continue,adorazione Eucaristica sono indispensabili premesse per affrontare il mondo (cioè la parte di esso gkvernata dal Diavolo) con coraggio.Coraggio che,con l’aiuto di Dio ,”apre” inevitabilmente al martirio.Come Gesù ha insegnato e dimostrato. È un percorso personale dj crescita,maturazione,ascesi,prima anvora che istituzionale,etico,politico.
In ogni guerra la Chiesa locale e prima ancora i suoi membri,soffrono per qyeste divergenze tra Governanti e Verità evangeliche.Ricordiamo anche una parte dei Cristiani durante la II guerra mondiale….
Quando si prega poco e si aumentano gli schieramenti ideologici,politici,di potere è inevitabile un deragliamento e una immagine religiosa che diventa squallida.
E qui è importante che tutti,specialmente i Pastori,i Maestri e custodi della Fede siano i primi nel preporre l’Umiltà ,la povertà,come stile di discernimento.Credo che in questo momento ,in casa Cattolica sia particolarmente significativo e pertinente quello che sembra il Magistero di Papa Leone XIV….e,naturalmente dello Spirito Santo.
“Storie di fede e di confessione in uno Stato totalitario che distruggono l’immagine romantica della Russia come difensore dei valori cristiani” – eh si, era ora che qualcuno lo dicesse, chi sa quanti dovranno farsi togliere la “cataratta russa”