Congo: assassinato Cherubin Okende

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Chérubin Okende Senga, ministro dei Trasporti dall’aprile 2021 al dicembre 2022, attualmente eletto deputato nazionale per la circoscrizione di Lukanga a Kinshasa e vicino al leader del partito di opposizione Moïse Katumbi, è stato rapito lo scorso mercoledì 12 luglio mentre si recava presso la Corte Costituzionale dove era stato convocato per un’audizione. Il giorno successivo è stato trovato morto nella sua auto nel cuore della capitale Kinshasa.

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Ci è stato insegnato che esiste qualcosa come una buona morte. Quindi, anche se ogni morte è una morte, la morte non è uguale. Non si muore allo stesso modo perché ognuno ha il suo modo di morire, sempre inaspettato e speciale. Un po’ come ognuno ha la sua vocazione.

Dire che ci sono morti buone significa dedurre che ci sono morti cattive; morti che non ci augureremmo mai. È certamente questo tipo di morte che non dovrebbe lasciare indifferente un mondo che sa anche chiudere gli occhi di fronte a certe atrocità commesse da esseri umani che eccellono per la loro animalità.

Ma va detto che, quando si ha un cuore, ci sono morti che fanno vibrare le viscere, che fanno venire i brividi e che non possono non sciogliere le lingue che hanno imparato a tacere anche di fronte a vergogne di cui non si pronuncia il nome.

Sciogliere le lingue è il senso del martirio. Infatti, come dice Augustin Kanine Aurelius: “Uccidere qualcuno fa sì che si parli di lui, che ci si interroghi sulla sua morte e sulle ragioni che l’hanno determinata, che si parli di lui più di quanto sarebbe stato in grado di fare da solo. Uccidere qualcuno per un motivo, e non è mai senza motivo, significa farne un martire”. E se questo poeta avesse ragione?

L’uccisione del deputato nazionale Cherubin Okende Senga è una di queste morti. È stato un martirio? Si potrebbe tentare di dirlo, ma quello che sappiamo con certezza è che è morto per qualcosa o per ragioni note solo a coloro che sono coinvolti in questo efferato crimine. Dato per disperso il giorno prima, l’onorevole è stato trovato senza vita nella sua auto, con il corpo intriso di sangue e con segni di proiettili come stigmate sul corpo, che indicano il modus operandi dei suoi carnefici.

Ci sono tutte le ragioni per credere che si sia trattato di un crimine politico, dato che l’attuale clima politico è più teso che mai e che il terrore spietato viene sempre più messo in atto dai “più forti”. È quanto ha dichiarato il controverso oppositore Moïse Katumbi, di cui era anche portavoce: “Sono molto arrabbiato; quello di Cherubin è un assassinio politico, egli era la voce del partito. Quando non si controlla più nulla nel Paese, si uccide e si cerca di metterci a tacere. Non lo accetteremo mai”.

Di fronte all’atrocità di un simile atto e ad altri dello stesso tipo che passano inosservati nel Kivu e nell’Ituri, come si può non provare un senso di sconforto, di rabbia e di rivolta che sale dentro di noi? Come non gridare dai tetti che sia fatta giustizia?

Sì, giustizia per Cherubin. Ammettiamolo, nessuno merita una morte simile. Questo è il grido della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), che “chiede alle autorità, garanti della coesione nazionale e della sicurezza delle persone e dei loro beni, di fare luce su questo crimine selvaggio e sanguinoso e di mettere le mani su Caino, l’assassino dell’onorevole Cherubin Okende, affinché sia fatta giustizia”.

Questo crimine ha gettato l’intera nazione nello scompiglio e ha gettato discredito sulle istituzioni dello Stato, che finora erano considerate le più sicure e dovevano ispirare fiducia.

In realtà, l’inaspettato omicidio di Cherubin ci ricorda che nessuno è al sicuro e che la vita, che è la cosa più preziosa del mondo, qui non vale più nulla. Il sangue di Cherubin è una goccia nel fiume di sangue che scorre giorno e notte a Beni, Komanda, Djungu, Kamando, Kasindi e Graben, ma è troppo.

Porta alla luce la sofferenza di tutte queste persone costrette a dormire sotto le stelle perché temono per la loro vita e fuggono dall’odore di morte che sentono senza intorno a loro tregua.

Il sangue di Cherubin urla a gran voce che non c’è nulla, e poi nulla, che superi la vita umana e che questa deve essere protetta e preservata a tutti i costi e con tutti i mezzi.


On nous avait appris qu’il existe une bonne mort. Donc, même si toute mort est une mort, il appert que la mort ne se ressemble pas. On ne meurt pas de la même manière puisque, il faut le noter, chacun a sa manière de mourir, toujours inattendue et spéciale. Un peu comme chacun a sa vocation.

Dire qu’il y a de bonne mort, c’est déduire qu’il y en a de mauvaise ; de mort que l’on ne se souhaiterait jamais. C’est assurément  ce genre de mort qui ne laisse pas le monde indifférent ; même ce monde sait aussi  faire sourde oreille devant certaines atrocités commises par des humains qui brillent par une animalité.

Mais il faut le dire, quand on a un cœur, il y a des morts qui font remuer les entrailles ; elles font frissonner et ne peuvent pas ne pas faire délier les langues qui ont appris à se taire même face aux impostures qui ne disent pas leur nom. Délier les langues ; ça, c’est le propre du martyre. En effet, comme le dit Augustin Kanine Aurèle : « tuer quelqu’un fait qu’on parle de lui, qu’on interroge sa mort et ses raisons, qu’on en parle plus loin que, tout seul vivant, il n’aurait pas pu parvenir. Tuer quelqu’un pour une raison, et ce n’est jamais sans raison, c’est en faire un martyr ». Et si ce poète avait raison !?

Ceci dit, la mort du député national Chérubin OKENDE SENGA en est une. S’agit-il d’un martyre ? On peut tenter de l’affirmer ; mais ce que l’on sait avec certitude est qu’il est mort de quelque chose ou pour des raisons que seuls les savent les acteurs de ce crime crapuleux.

En effet, annoncé disparu la veille, cet honorable a été retrouvé sans vie dans sa voiture, le corps baignant dans le sang et les marques des balles, comme des stigmates sur le corps, annonçant le mode opératoire de ses bourreaux. Tout laisse croire à un crime politique sachant que le climat politique actuel est plus que jamais tendu et que progressivement s’installe une terreur impitoyable semée par le « plus fort ».

C’est en fait ce qu’a laissé glisser l’opposant controversé Moïse Katumbi dont il était par ailleurs porte-parole : « Je suis très en colère ; c’est un assassinat politique pour Chérubin qui était la voix du parti. Quand on ne contrôle plus rien dans le pays, on tue et on veut nous réduire au silence. Nous n’allons jamais accepter ». Face à l’atrocité d’un tel acte et d’autres du même genre qui passent sous silence au Kivu et en Ituri, comment ne pas sentir monter en soi un sentiment d’abattement, de colère et de révolte ? Comment ne pas crier sur tous les toits que justice soit faite ?

Oui, que justice soit faite pour Chérubin. Il faut l’avouer, une telle mort, personne et alors personne ne la mériterait. C’est le cri même de la Conférence Episcopale Nationale du Congo (CENCO) qui « en appelle aux autorités, garantes de la cohésion nationale et de la sécurité des personnes et de leurs biens, de faire la lumière sur ce crime sauvage et sanglant, et de mettre la main sur Caïn l’assassin de l’Honorable Chérubin OKENDE pour que justice lui soit rendue ». Ce crime jette un désarroi dans le cerf de la Nation tout entière et l’opprobre aux institutions de l’Etat que l’on considérait jusque-là les plus sécurisées qui devraient inspirer confiance.

De fait, l’assassinat inopiné de Chérubin nous rappelle que personne n’est à l’abri et que la vie qui, pourtant est la chose la plus chère, ne vaut plus rien ici. Le sang de Chérubin apparaît comme une goûte dans le fleuve de sang qui coule nuit et jour à Beni, à Komanda, à Djungu, à Kamando, à Kasindi, dans le Graben… mais il est de trop.

Il vient révéler au grand jour la souffrance de toutes ces populations obligées de dormir à la belle étoile puisque craignant pour leur vie et fuyant l’odeur de la mort qu’elles hument sans répit. Le sang de Chérubin crie tout haut qu’il y a rien et alors rien qui dépasse la vie humaine et qu’elle est à protéger et à préserver à tout prix et par tous les prix.

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