Il cardinale Ambongo nel mirino della giustizia congolese

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È una telenovela che fa il giro del web. Sabato 27 aprile 2024, il Procuratore della Repubblica presso la Corte di Cassazione ha disposto l’apertura di un’inchiesta giudiziaria sul cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo metropolita di Kinshasa.

Va detto subito che la Chiesa cattolica ha sempre avuto un ruolo politico centrale in Zaire e nella Repubblica Democratica del Congo.

Con il cardinale Joseph Malula sotto il presidente Mobutu, e i cardinali Frédéric Etsou e Laurent Monsengwo sotto Mobutu, Laurent-Désiré Kabila e Joseph Kabila – i vertici della Chiesa cattolica sono sempre stati un pungolo per la classe dirigente, che ha dovuto fare i conti con la libertà di parola dei prelati e la loro sistematica difesa degli interessi del popolo congolese.

Ambongo l’erede

L’attuale cardinale sta indubbiamente seguendo le orme dei suoi predecessori, con un discorso che a volte può essere più lucido di essi, che mette il dito nella piaga di ciò che non va nell’attuale configurazione del Paese.

Come i suoi predecessori, il cardinale Ambongo è visto come un contrappeso a un potere corrotto e mediocre che è lì per ingozzarsi mentre il resto della popolazione è in miseria e lotta quotidianamente per la sopravvivenza.

A questa nota irresponsabilità si aggiunge l’atteggiamento inaccettabile del regime di Tshisekedi, che si è fatto gioco delle regole per assicurarsi il potere e imporre le proprie scelte, che ha soppresso la verità, sbattuto dietro le sbarre oppositori e giornalisti, e ha usato il vittimismo come prima linea di difesa nel tentativo di giustificare tutti i suoi fallimenti.

Un potere che ha superato la linea rossa

Da tempo assistiamo a una sistematica messa a tacere di tutti coloro che osano alzare la voce per denunciare la cattiva gestione e l’irresponsabilità dell’attuale governo.

L’efferato ma celato omicidio del deputato nazionale ed ex ministro dei trasporti Chérubin Okende ne è un chiaro esempio. Anche gli oppositori politici e i giornalisti vengono arrestati, perseguiti e imprigionati.

In un momento in cui le malversazioni avvengono su vasta scala e tutti possono constatare che lo Stato è incapace di ripristinare la propria autorità in tutto il Paese e di fornire i servizi sociali minimi, il regime non vuole sentire nessuno parlare. Chiunque osi farlo è vittima di attacchi.

Siamo in un contesto in cui è proibito dire la verità a rischio di essere etichettati come tribalisti, traditori ecc. È un contesto in cui ti fanno soffrire e allo stesso tempo ti dicono di non piangere, ti legano la lingua e ti chiudono la bocca.

La giustizia in soccorso del regime

Basta osservare il contesto per rendersi conto che il regime di Tshisekedi è alla ricerca di un capro espiatorio per nascondere i veri problemi di uno Stato che si è rifiutato di investire nel proprio esercito, preferendo pagare e armare i ribelli, finanziare i mercenari e chiamare in soccorso i vicini o le organizzazioni regionali che non verranno mai a morire per il Congo contro i ribelli che fungono da trampolino per l’aggressore.

E, come accade spesso in Africa, la magistratura fa da stampella ai politici, intervenendo per sottomettere tutto ciò che vuole opporsi al regime politico.

Per tornare ai fatti contro il cardinale Ambongo, il procuratore ha parlato dei “commenti sediziosi” fatti dal prelato durante le sue varie apparizioni pubbliche.

A suo avviso, questi commenti sono “suscettibili di scoraggiare i soldati delle forze armate della Repubblica che combattono al fronte, ma anche di incoraggiare i maltrattamenti da parte dei ribelli e di altri invasori nei confronti delle popolazioni locali già martoriate da tanti anni di destabilizzazione”.

Secondo la lettera del Procuratore, il 25 aprile il cardinale Ambongo è stato invitato nel suo ufficio per discutere di alcuni casi oggetto di indagine. Il cardinale ha però declinato l’invito.

Ciò ha permesso al procuratore di aggiungere: “alla luce delle prove di questi comportamenti, che possono essere visti come un’offesa al Paese, al suo popolo e ai suoi leader, e che minano le leggi della Repubblica, ordino di aprire un’indagine giudiziaria contro il prelato, che viola le coscienze delle persone e sembra trarre piacere da queste false voci e da altri incitamenti della popolazione alla rivolta contro le istituzioni stabilite e agli attacchi alle vite umane. Agire diversamente sarà una negazione della giustizia da parte vostra” – ha proseguito il magistrato, aggiungendo che “la vostra inattività sarà considerata come una complicità”.

Il concetto di “false voci” era già stato utilizzato dalle autorità congolesi non molto tempo fa per giustificare l’arresto e la detenzione per sette mesi (il tempo necessario per le elezioni) del giornalista Stany Bujakera, ora finalmente libero.

Comunque sia, senza entrare in considerazioni diplomatiche, visto che un cardinale è rappresentante dello Stato Vaticano, bisogna dire che la giustizia congolese si sta muovendo su un terreno scivoloso.


Le Cardinal Ambongo dans les viseurs de la justice congolaise

C’est un feuilleton qui fait bouger la toile. Ce samedi 27 avril 2024, le Procureur Général près la Cour de Cassation a ordonné l’ouverture d’une information judiciaire à la charge du Cardinal Fridolin Ambongo, Archevêque Métropolitain de Kinshasa. Il sied de noter d’emblée que L’Église catholique a toujours joué un rôle politique central au Zaïre et en République démocratique du Congo. Le cardinal Joseph Malula sous le président Mobutu, les cardinaux Frédéric Etsou et Laurent Monsengwo de Mobutu à Joseph Kabila en passant par Laurent-Désiré kabila, les chefs de l’Église catholique ont toujours été des aiguillons pour la classe dirigeante qui a dû composer avec la liberté de parole des prélats et leur défense systématique des intérêts de la population congolaise.

Ambongo est-il juste un héritier ?

L’actuel Cardinal marche sans nul doute sur les traces de ses prédécesseurs, avec un discours pourtant parfois plus policé que ses prédécesseurs mais mettant avec facilité le doigt sur ce qui ne va pas dans la configuration actuelle du pays selon la version. Comme ceux qui lui ont précédé, le Cardinal Ambongo apparaît facilement comme un contre-poids pour un pouvoir des corrompus et médiocres qui sont là pour se gaver alors que le reste de la population est dans la misère se battant au quotidien pour la survie. A cette irresponsabilité notoire, s’ajoute attitude inacceptable pour le régime de Tshisekedi qui s’est toujours assis sur les normes pour assurer son pouvoir et imposer ses choix, qui a escamoté la vérité, jeté les opposants et journalistes derrière les barreaux et qui a érigé la victimisation en premier argument de défense pour tenter de justifier tous ses manquements.

Un muselement qui a franchit la ligne rouge

Depuis peu, on assiste à un muselement systématique de tous ceux qui osent hausser le ton pour dénoncer la mégestion et l’irresponsabilité du pouvoir en place. L’assassinat odieux mais dissimulé du Député national et ancien ministre de Transport Chérubin Okende est un cas patent. A celui-ci s’ajoutent des arrestations, poursuites judiciaires et incarcérations des opposants politiques et journalistes. Alors que se font des détournements en grande échelle et tout le monde constate l’incapacité de l’État à restaurer son autorité sur tout le territoire national et à assurer le minimum pour le social, le régime ne veut pas entendre quelqu’un dénoncer. Quiconque ose le faire est du coup victime des attaques. On est dans un contexte où il est interdit de dire la vérité au risque d’être qualifié de tribaliste, de traître, etc. C’est un contexte où l’on vous fait souffrir et en même temps on vous somme à ne pas pleurer, on vous attache la langue, on vous ferme la bouche.

Une justice à la rescousse d’un régime aux aboies

Rien qu’à regarder le contexte, on se rend vite compte que le régime Tshisekedi est à la recherche d’un bouc-émissaire pour cacher les vrais problèmes d’un État qui a refusé d’investir dans son armée, préférant payer et armer des rebelles, financer des mercenaires et appeler à la rescousse des voisins ou des organisations régionales qui ne viendront jamais mourir pour le Congo face à des rebelles faisant le tremplin de l’agresseur. Et comme en Afrique, la justice se fait passer pour la béquille des politiques, elle s’invite pour mater tout ce qui veut bouger.

Pour revenir sur les faits en charge du Cardinal Ambongo, le Procureur parle des  “propos séditieux” tenus par le Prélat lors de ses diverses prises de parole publiques. Des propos qu’il juge de nature  “à décourager les militaires des forces armées de la République qui combattent au front, mais aussi incitatifs à la maltraitance par les rebelles et autres envahisseurs des populations locales déjà meurtries par autant d’années de déstabilisation”.

Le cardinal Ambongo, selon le courrier du Procureur, il aurait été invité le 25 avril à son bureau pour  un échange autour de certains dossiers en instruction. Mais cette invitation aurait été déclinée par le Cardinal.

Ce qui permet au Procureur d’ajouter : “Devant l’évidence de ces comportements qui s’analysent en faits infractionnels envers et contre la patrie, son peuple et ses dirigeants et qui mettent à mal les lois de la République, je vous ordonne d’ouvrir une information judiciaire à charge du prélat qui violente les consciences et semble trouver plaisir à travers ces faux bruits et autres incitations des populations à la révolte contre les institutions établies et aux attentats contre les vies humaines. Agir autrement s’analysera en déni de justice de votre part, poursuit le magistrat, qui ajoute : votre inactivisme sera considéré comme un fait de complicité”.

La notion de « faux bruits » a déjà été utilisée par le pouvoir congolais il y a peu pour justifier l’arrestation et l’incarcération pendant sept mois (le temps des élections) du journaliste Stany Bujakera, aujourd’hui, enfin libre. Quoiqu’il en soit, sans entrer dans des considérations diplomatique entendu qu’un Cardinal est citoyen de l’État de Vatican, il faut avouer que la justice congolaise s’engage sur un terrain glissant.

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