Gaza senza luce né acqua

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La Striscia di Gaza vive una gravissima emergenza umanitaria e una crisi energetica più grave di quella subita durante la guerra del 2014. Lo denuncia OXFAM Italia (8 agosto 2017), che ha lanciato una campagna di sostegno alla popolazione. Una situazione drammatica, aggravata degli effetti del decennale blocco di Israele sulla Striscia, dove oggi sono garantite solo 2 ore di elettricità al giorno, e due milioni di persone hanno scarso accesso all’acqua e ai servizi igienici.

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Cosa sta succedendo a Gaza?

Le tensioni con Israele, iniziate quattro mesi fa, hanno portato al taglio del 40 per cento dell’erogazione di elettricità sulla Striscia, su richiesta della stessa Autorità Nazionale Palestinese. Una situazione che sommata alla crisi del carburante, alla crisi sanitaria e salariale sta rendendo insostenibile la vita della popolazione di Gaza.  Il tutto nel contesto di una delle aree più densamente popolate del pianeta, dove si registra il più alto tasso di disoccupazione al mondo: oltre il 43 per cento.

Ad agosto del 2014, 900 mila persone necessitavano di acqua e servizi igienici. Oggi questo numero è salito a 2 milioni.

Dopo l’ultima guerra (2014), l’80 per cento della popolazione viveva solo con quattro ore di elettricità al giorno. Oggi la maggioranza della popolazione vive con solo due ore. 2,3 milioni di uomini, donne e bambini dipendono ormai dagli aiuti umanitari per sopravvivere e 1,6 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza.

Quali conseguenze?

I costi economici e umanitari di questa crisi sono altissimi. I nostri progetti sono tutti condizionati dalla crisi energetica. Senza elettricità i progetti di ristrutturazione delle centrali di desalinizzazione sono stati interrotti, i pescatori non possono immagazzinare la propria merce e gli agricoltori non possono irrigare le loro colture. Chi è impegnato in progetti informatici non può lavorare e le aziende sono costrette a licenziare.

Chiediamo che tutte le parti coinvolte in questa crisi garantiscano agli abitanti il ripristino del normale approvvigionamento di elettricità e carburante. Chiediamo che popolazione non venga usata come merce di contrattazione per le dispute politiche anche tra i partiti e le fazioni palestinesi.

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