Cristiano:  una “santa alleanza” per il Mediterraneo

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Una tesi e due riferimenti a figure ecclesiali: nel complesso e argomentato volume di Riccardo Cristiano, Figli dello stesso mare. Francesco e la nuova Alleanza per il Mediterraneo (Castelvecchi, Roma 2022) vi è anzitutto l’idea centrale di un possibile futuro dei popoli del Medio Oriente e di quanti si affacciano al Mediterraneo. Solo una nuova alleanza basata sul riconoscimento dei diritti di cittadinanza in una rinnovata fraternità, alimentata dalle fedi, renderà possibile l’uscita dalla guerra infinita. Un grande affresco che si avvale di centinaia di riferimenti ma che valorizza in particolare l’intuizione spirituale e politica di papa Francesco e di padre Paolo Dall’Oglio.

Il richiamo al Mediterraneo e ai popoli che lì trovano il loro centro di gravità mi ha riportato alla memoria l’intuizione di Giorgio La Pira che sovrapponeva il lago di Tiberiade dei vangeli con il Mediterraneo dei popoli.

In una lettera al papa del 4 maggio 1958 così scriveva a papa Pio XII:

«Il Mediterraneo, il “lago di Tiberiade” del nuovo universo delle nazioni; le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare il nuovo Cosmo delle nazioni: da Oriente e Occidente si viene qui; questo è il Giordano misterioso nel quale il re siro (e tutti i “re” della terra) devono lavarsi per mondarsi della loro lebbra».

Tiberiade e Mediterraneo

La visionaria intuizione del sindaco di Firenze aleggia in termini più laici, ma con la stessa attenzione alle fedi e alla sede petrina, nelle pagine del giornalista di lungo corso e di vaste esperienze Riccardo Cristiano.

«La nuova alleanza di cui parla l’autore – annota nella prefazione Massimo Borghesi – è quella tra i popoli di Abramo, tra i membri “arabi” di fedi diverse, chiamati a superare l’orizzonte delle divisioni religiose, la spartizione dei poteri in base alle appartenenze di fede, la formula del protettorato che chiude le varie comunità in mondi chiusi, non comunicanti. Si tratta di una “santa alleanza” diversa da quella che, nel 1815, riportava l’Europa allo status quo precedente la rivoluzione e le guerre napoleoniche. La prospettiva che guida Cristiano è quella di una nuova concezione nel rapporto tra le religioni che trova il suo riferimento nella figura di papa Francesco e nelle personalità più aperte del mondo islamico e cristiano del Mediterraneo e del Medio Oriente» (p. 7).

E Cristiano specifica:

«Alla guerra che devasta il Mediterraneo per combattere il tempo, la storia, con l’espulsione dell’altro – una guerra che dagli anni Ottanta flagella le coste sud-orientali del Mediterraneo e che ora l’Europa spera di poter ignorare chiudendosi in una fortezza dalle porte girevoli che consentono di uscire ma non di entrarvi – Francesco oppone la “nuova santa alleanza” che è l’alleanza con l’altro. Un’alleanza che parte dalla comprensione che il nostro pensiero è incompleto, a differenza di Dio. Il pensiero dell’altro aiuta il nostro a procedere» (p. 21).

La sfida va oltre i contrapposti fondamentalismi dell’islam, supera le pretese messianiche neocon dell’Occidente e delle sue guerre nel Golfo, ma anche l’impaurito rannicchiarsi delle comunità cristiane locali nell’idea del “protettorato”. Il potente locale di turno elargisce per benevolenza la possibilità della sopravvivenza di quelle comunità, ma le rende suoi strumenti, annullando la loro vocazione di alimentare il dialogo religioso e di additare a tutti i diritti di cittadinanza in un contesto democratico.

Quarant’anni di guerre e una nuova «santa alleanza»

Sono quarant’anni che la guerra abita stabilmente le aree del Medio Oriente nelle sue successive stagioni (il conflitto russo-afghano, iracheno-iraniano, la prima e seconda guerra del Golfo, il coinvolgimento del Libano, l’espansionismo turco ecc.).

Né la traduzione intransigente dell’islam khomeinista dell’Iran, né quella wahhabista dell’Arabia Saudita e, ancora meno, il fondamentalismo jihadista dell’Isis e dei neo-califfi sembrano impensierire le autocrazie locali. Nessun protagonista del potere interpreta le istanze libertarie e umanistiche delle piazze che nel 2011 si sono riempite di popoli e giovani generazioni.

L’islam interiore e popolare ha trovato maggiore sintonia ed efficacia nella visione della fratellanza universale di Francesco e di quanti nel sunnismo (Ahamad al Tayyib, di Al-Azhar) e nello sciismo (Al Sistani) hanno percepito la necessità di una riforma umanistica dell’islam, del ritorno alle sue origini, di un dialogo paritario con il cristianesimo.

Se la prima parte del volume affronta la «guerra dei quarant’anni» e la seconda traccia gli elementi essenziali dei rapporti fra Europa e Medio Oriente, delle rispettive culture e del dialogo delle fedi, la terza parte è centrata su papa Francesco e la sua visione.

Dal sinodo straordinario sul Libano (1991) al sinodo sul Medio Oriente (2010), dal magistero non privo di increspature di Benedetto XVI alle scelte non sempre lucide degli episcopati locali si arriva alla progressiva elaborazione di Francesco.

Già in Evangelii gaudium si avverte l’attenzione all’islam popolare e umanistico nel giudizio sulle piazze libertarie del Medio Oriente: «In molte parti del mondo, le città sono scenari di protesta di massa dove migliaia di abitanti reclamano libertà, partecipazione, giustizia e varie rivendicazioni che, se non vengono adeguatamene interpretate, non si potranno mettere a tacere con la forza» (p. 140).

Le scansioni successive precisano le condizioni e i criteri di un dialogo che non tollera alcuna pretesa di egemonia. Le tappe più significative sono il viaggio in Egitto nel 2017, la Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune (Abu Dhabi, 2019), l’enciclica Fratelli tutti (2020) e il viaggio in Iraq (marzo 2022).

Francesco e Dall’Oglio

Così il documento di Abu Dhabi indica il tema della cittadinanza: «Il concetto di cittadinanza si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto di piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati o dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi di alcuni cittadini discriminandoli» (p. 202).

La secondo figura di riferimento, dopo il papa Francesco, è il p. Paolo Dall’Oglio. Di lui si ricostruisce il sequestro (29 luglio 2013) e le sue ragioni: latore di una lettera dei kurdi ai combattenti dell’Isis. «Lui sapeva che quella lettera era una flebile ricerca di cui nulla sappiamo, per scongiurare una mattanza, una delle pagine più oscene della storia recente. Non poteva desistere; non ha desistito» (p. 121).

Ma quella scelta, forse l’esito finale della sua vita (non abbiamo ancora certezza), era legata all’intuizione del senso della presenza cristiana in quelle terre o, in altri termini «la questione propriamente teologica del valore e della funzione dell’islam nella storia della salvezza» (p. 122). Una funzione non da difendere nel ridotto del «protettorato» del potente di turno, ma da giocare con fiducia nella logica della speranza e della carità. Sapendo apprezzare, ad esempio, la sconfitta inflitta a noi cristiani dall’islam: esso «blocca la pretesa del cristianesimo di costruire la società perfetta, finale, escatologica» (p. 124).

In altri termini, Dall’Oglio è l’anticipata traduzione sul terreno delle intuizioni di Francesco.

Le brevi note qui richiamate non dicono la ricca complessità del testo. Basti accennare al ritratto assai pungente di alcuni protagonisti come il turco Erdogan e il siriano Assad. In particolare la rilevanza morale e spirituale di uomini come Giovanni Fausti, Mohammad Taha, Maher Mahmassani, Roger Asfar, Amin Maalouf ecc. Forse il cammino più intrigante sarebbe quello di ripercorrere la narrazione della nuova «santa alleanza» a partire dalla storia, dai testi, dai gesti, dalla fede, dagli antichi e nuovi protagonisti del mondo islamico.

Riccardo Cristiano, Figli dello stesso mare, Castelvecchi, Roma 2022, 232 pp., 17,50 euro.

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