Il cristocentrismo secondo Giuseppe Colombo

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La svolta cristocentrica operata dal Concilio Vaticano II è diventata il punto prospettico della ricerca della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. La ricerca riprende le varie materie della teologia sotto questo aspetto e si impegna a svilupparne le prospettive che si aprono ulteriormente.

Giuseppe Colombo (1923-2005) è certamente a fondamento di questa ricerca che negli anni si è sviluppata e ha realizzato il definitivo abbandono del “trattato”, per approdare ad una teologia che, radicata nella Scrittura, cerca e mette in evidenza il principio cristocentrico di ogni discorso teologico.

Ci sono anche critiche alla linea presa dalla Facoltà milanese. Quella che pare più significativo segnalare in questa sede è la considerazione che al cristocentrismo non corrisponde un’adeguata attenzione al vissuto di Gesù, o alla sua fenomenologia, così come direbbe Cesare Pagazzi, che ha insegnato a Milano e che ha preso sul serio questa critica concentrandosi proprio su di essa.

Predicando ai vescovi

All’interno, dunque, di una ricerca che si è sviluppata problematizzando sé stessa, il volume Esercizi di cristianesimo (Glossa, Milano 2023), con testi inediti di Colombo, è un ulteriore arricchimento. I testi sono una serie di meditazioni che il professore ha predicato a diverse conferenze episcopali regionali dal 1986 al 1996.

Alla richiesta di predicare gli esercizi ai vescovi piemontesi nel 1986 «scelse come tema il “cristocentrismo” – la “tesi fondamentale e unificante della teologia” – convinto che la teologia in quanto “comprensione riflessa e motivata e argomentata della fede” è “utile in tutti gli ambiti della vita”, e perciò anche nella “pratica della fede”». E per questo l’agile volume per il primo centenario della sua nascita è uno strumento bello e utile.

Per l’esperto, cogliere il passaggio dalla lezione alla meditazione del tema è certo occasione di memoria o di conoscenza curiosa. L’autore sa del suo stile più legato all’accademia, e ne sembra intimorito, tant’è che verifica sul libro degli esercizi di sant’Ignazio la possibilità di uno stile decisamente sobrio, tutto attento al contenuto. E anche nell’impostazione non abbandona il rigore della scuola dividendo le meditazioni in due parti.

«La parte fondamentale tutta impegnata a recuperare e a illustrare quella che ritengo essere la tesi fondamentale e in quanto tale unificante della teologa, il cristocentrismo; la parte applicativa a focalizzare qualche aspetto del ministero ordinato (episcopale)» (p. 4).

A chi legge, la distinzione non appare così netta in realtà perché, come sempre accade, le considerazioni che cercano di rendere ragione della paradossale novità del tema, e che rendono anche ragione di una teologia e di una vita della Chiesa senza questa centralità, offrono immediatamente argomento che interpella. Severe le pagine in cui illustra gli effetti dell’assenza di cristocentrismo, per cui alla Chiesa, al popolo di Dio restano, di fatto, la devozione e l’autorità del papa (cf. p. 33).

Lo stesso autore, a conclusione delle meditazioni, sentirà il desiderio di reinquadrare queste affermazioni dedicando un capitolo alla preghiera dove testimonia la sua gioia nel celebrare la liturgia delle ore.

In queste pagine si sente la discrezione con cui il teologo fa riferimento alla propria esperienza, ed essa fa intuire dunque la sua profondità. In queste pagine illustra il passaggio dal dovere della preghiera alla gioia donata, perché «mi sento proprio arrivare la Parola di Dio».

La Chiesa

Nella seconda parte, invece, viene dato spazio al tema della Chiesa, della sua missione, alla cura pastorale e alla figura del presbitero. In queste pagine tutti possono apprezzare la chiarezza di visione di Colombo che propone orizzonti ancora a tema nella riflessione pastorale di oggi, come il ruolo delle Chiese locali e dei laici.

Da sottolineare le domande circa una gestione del potere di decisione, maggiormente condivisa − oggi parliamo di sinodalità. E le considerazioni di Colombo ci convincono che il processo sinodale avviato da Francesco è domanda conciliare ancora inevasa.

Sono pagine che illustrano come agisce il principio generante della Chiesa stessa, nata dalla sequela di Gesù e chiamata a propiziare l’incontro di ciascuno con lui, perché possa seguirlo. Questa è la vocazione della Chiesa, cioè quella cristiana che dà senso alle vocazioni particolari (p. 25). Ed è per questo che il testo degli esercizi diventa spazio di esercizi per tutti, al di là dei vescovi e dei preti.

Gli Esercizi sono opera preziosa anche per chi non frequenta testi di teologia, perché ha  davanti non solo il principio unificatore, il cristocentrismo, ma ne può comprendere gli effetti sulla vita della Chiesa e sulla spiritualità personale. In questo libro si trovano di fatto anche i criteri per «mettere ordine nella propria vita», come chiede un corso di esercizi.

All’interno poi dell’infinito numero di pubblicazioni e di proposte spirituali il testo offre un saldo criterio di discernimento per trovare strumenti che ci aiutino a vivere un’esperienza veramente cristiana nella sequela di Gesù e per questo veramente umana. Gesù è la via per giungere alla comunione trinitaria, così come recitava l’antica formula del Gloria, che Colombo ricorda: Gloria Patrii, per Filium in Spirtu Sanctum (p. 28).

Maria, la prima

A conclusione del libro, il capitolo dedicato a Maria si apre con una costatazione generale, che però non a caso egli sviluppa proprio per il capitolo mariano. Tale constatazione riguarda la capacità di passare dal vissuto al livello «della consapevolezza riflessa», che permetterebbe di problematizzare il primo. Invece, sottolinea Colombo, non si rinuncia a formule mariane datate e aggiunge: «Forse, a rigore, il Vangelo potrebbe contestarci di mettere vino nuovo in otri vecchi, ma noi pensiamo che questa parola evangelica non urga nel nostro caso e, quindi, possiamo continuare nelle sue fome infantili e datate» (p. 126).

Il nostro legame a Maria è in realtà unico e «obiettivo, che non preclude al sentimento» (p. 130). Come ogni madre, Maria ha avuto coscienza di sé attraverso il proprio figlio, ma in più si è «trovata a praticare il cristocentrismo: la prima a scoprirlo e la prima a praticarlo» (idem).

Il testo conclude rileggendo tensioni in ordine alla mariologia che si sono sviluppate durante il magistero di Giovanni Paolo II, in cui si manifestò la tensione tra l’ala mariana massimalista e l’impostazione conciliare del culto della beata Vergine Maria, fissato in un delicato equilibrio da Paolo VI.

Questione nella prassi ancora aperta, come altre questioni inerenti al rito, e altro che si sono aperte con più chiarezza con il pontificato di Benedetto XVI e quello di Francesco.

La via per la quale ci guidano le meditazioni di Giuseppe Colombo offre criteri precisi, al di là di riferimenti puntuali alle vicende ecclesiali a lui contemporanee. Queste pagine soprattutto consentono di iniziare dalla contemplazione di Gesù nel quale abbiamo l’autocomunicazione di Dio, Gesù, fatto di Spirito santo e da lì dipanare il percorso coerente che colloca ciascuno davanti a Dio, nella Chiesa, dedito all’annuncio ai fratelli.

Giuseppe Colombo, Esercizi di cristocentrismo, Glossa, Milano 2023, XI-131 pp., 14,00 euro.

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Un commento

  1. Francesco Pieri 17 dicembre 2023

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