La pastorale LGBT di Francesco e l’Africa

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Version française ci-dessous.

Il pontificato di Francesco, va detto, è stato uno dei più sconvolgenti nella storia sociale, pastorale e dottrinale della Chiesa cattolica. Ciò è sicuramente dovuto non solo alle origini umili del prelato di Buenos Aires, diventato principe della Chiesa prima di prendere il comando della nave lasciata da San Pietro.

È infatti in un contesto inedito per la Chiesa cattolica che Francesco viene eletto Papa. Le dimissioni a sorpresa di Papa Benedetto XVI continuano a interrogare tutti e suscitano sospetti su possibili disaccordi dottrinali e pastorali. Nulla lo conferma.

Tutto ciò che si sa è che il fumo bianco, poche settimane dopo, annuncia l’arrivo di un profilo inedito: Jorge Mario Bergoglio battezzerà il suo pontificato con la benedizione di San Francesco d’Assisi. La Chiesa ha quindi un nuovo Papa, Papa Francesco.

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Francesco si rivela subito dotato di un carisma pastorale, di una semplicità e di una vicinanza rare al popolo di Dio, consacrando così quella che chiamerà “Pastorale delle vicinanze”. Oltre ai suoi interventi appassionati e preghiere (rivolte ai politici) per lavorare per la pace nel mondo e alla sua preoccupazione di realizzare un ecumenismo vissuto, Francesco ha soprattutto predicato questa pace attraverso l’incontro con i più deboli, gli emarginati, gli esclusi…

Questa è la grazia che Dio, attraverso Francesco, ha dato alla sua Chiesa. Ed è proprio in quest’ottica che vanno comprese alcune prese di posizione di Papa Francesco. Le dichiarazioni da lui rilasciate sul destino pastorale degli omosessuali in varie forme hanno suscitato scalpore e incomprensioni tra i teologi conservatori e in diverse regioni del mondo, in particolare in Africa.

Infatti, il fenomeno LGBT (Lesbianism, Gay, Bisexual and Transsexual) è presente nella società occidentale e, sempre più, in alcune regioni dell’Africa. Questo fenomeno è particolarmente inquietante per la dottrina cattolica sul matrimonio, poiché tocca le caratteristiche essenziali del matrimonio cristiano: l’unione consensuale e benedetta (da un ministro ordinato) di un uomo e una donna con la possibilità di procreare.

Nel caso della comunità LGBT, invece, l’eterogeneità sessuale è relativizzata e la procreazione naturale è impossibile. La precisazione “procreazione naturale” si giustifica con il fatto che oggi è possibile la procreazione artificiale (procreazione in vitro).

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Le coppie omosessuali esistono. Si tratta di una situazione imprevista. L’uomo, il cristiano, si trova al centro di essa. Tra radicalismo, conservatorismo e apertura al rinnovamento, la Chiesa cattolica si trova a un bivio.

Nota per il suo conservatorismo dottrinale, questa volta la Chiesa avverte che le cose stanno cambiando, e questo è solo l’inizio, tanto più che, sul piano politico, gli Stati stanno legalizzando e depenalizzando la situazione sociale degli omosessuali.

È quindi necessario che la Chiesa assuma il messaggio del Concilio Vaticano II: una Chiesa attenta alle situazioni sociali reali, alle gioie e ai dolori della società, delle società.

Papa Francesco apre indicando una possibile benedizione extra-liturgica delle coppie omosessuali. Ciò suscita reazioni e indignazione in vari ambienti. Alcuni credono che il Santo Padre autorizzi il matrimonio omosessuale in violazione della dottrina cristiana sul matrimonio. In Africa si è sull’orlo della rivolta.

Tuttavia, questo non è il messaggio del Papa. C’è quindi un malinteso. E questa situazione è preoccupante perché rivela un rifiuto radicale della differenza, della situazione dell’altro, del dinamismo sociale a favore di un isolamento legalista e dottrinale. È un muro. Non bisogna superarlo.

Eppure, dall’altra parte del muro sono lasciati indietro – pastoralmente parlando – uomini e donne che Cristo non avrebbe abbandonato, lui che si è fatto amico degli emarginati. Non ha esitato a toccare i lebbrosi e a discutere con i farisei.

C’è qui un aspetto importante da riscoprire: aprire la porta della grazia agli uomini di ogni situazione, dialogare con loro per conoscerli meglio e lasciare che sia la forza dello Spirito Santo a discernere il bene dal male. Non spetta alla Chiesa «giudicare» gli uomini, aveva affermato Papa Francesco a proposito della situazione delle coppie omosessuali.

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Poiché il dibattito si faceva sempre più acceso, con il rischio di intaccare la fede dei fedeli, il Dicastero per la Dottrina della Chiesa ha dovuto, su richiesta di Papa Francesco, chiarire le cose. Da qui la nascita della Dichiarazione Fiducia supplicans firmata dal Santo Padre.

In essa, la Chiesa ribadisce la verità della dottrina cristiana sul matrimonio e precisa la dimensione pastorale dell’apertura all’altro, all’altro cristiano. Gli omosessuali possono quindi, se lo desiderano e in un contesto extra-liturgico, ricevere benedizioni pastorali dalle mani dei ministri ordinati della Chiesa.

Questa nuova realtà pastorale non legittima moralmente la loro situazione, ma si inserisce in una dimensione di non esclusione dell’altro che non sarebbe in linea con il Vangelo di Cristo.

Alla luce di quanto sopra, si può constatare che la Dichiarazione Fiducia supplicans ha calmato gli animi. Tuttavia, questa vicenda mette bene in luce i rischi di esclusione dei cristiani in diverse situazioni: i cristiani divorziati, quelli che vivono in concubinato o addirittura i poligami.

Rendere efficace la pastorale cristiana significherà anche e soprattutto accettare lo scontro di questi incontri e dialoghi difficili con la nostra fede e le nostre dottrine.

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In breve, in questo saggio di riflessione cerchiamo di attirare l’attenzione dei nostri lettori su una situazione particolare che ha segnato la vita pastorale e dottrinale della Chiesa cattolica romana durante il pontificato di Papa Francesco, ovvero la situazione delle coppie omosessuali.

La Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Fiducia supplicans, che abbiamo citato, è arrivata al momento opportuno, precisando la posizione pastorale umanistica della Chiesa senza mettere in discussione il fondamento evangelico e dottrinale del matrimonio cristiano.

Una posizione ben ponderata, tanto più che il dinamismo del mondo e delle nostre società presenta nuove situazioni che non sono tutte peccaminose. Questa è stata la nostra lettura di questa prova della teologia pastorale della Chiesa cattolica romana. E precisiamo che non si tratta di una lettura fatta da un teologo o da un filosofo, ma da un cristiano di buona fede e ragionevole.


Le pontificat de François, il faut le dire, a été un des plus bouleversants de l’histoire sociale, pastorale et doctrinale de l’Eglise Catholique romaine. Ceci est sûrement dû non seulement aux origines simples du prélat de Buenos Aires devenu prince de l’Eglise Catholique romaine avant de prendre les commandes du navire laissé par Saint Pierre. C’est, en effet, dans un contexte inédit de l’Eglise Catholique romaine que François est élu Pape. La démission-surprise du Pape Benoît XVI ne cesse alors d’interroger les uns et les autres et aussi suscite des soupçons sur de possibles désaccords doctrinaux et pastoraux. Rien ne l’affirme. Tout ce qu’on sait c’est que la fumée blanche, quelques semaines après, annonce la venue d’un profil inédit : Jorge Mario Bergoglio baptisera son pontificat sous la bénédiction de Saint François d’Assise. L’Eglise a donc un nouveau Pape, le Pape François.

François se révèle vite d’un charisme pastoral, d’une simplicité et d’une proximité rare envers le peuple de Dieu consacrant ainsi ce qu’il appelera “Pastorale des proximités “. Outre ses interventions passionnelles et priantes d’appel (aux politiques) à œuvrer pour la paix dans le monde et aussi son souci de réaliser un oecuménisme vécu, François a surtout préché cette paix par la rencontre des plus faibles, des marginalisés, des exclus ,… Telle est la grâce que Dieu, à travers François, a donnée à son Eglise. Et c’est bien précisément dans cette optique qu’il convient d’appréhender certaines prises de position du Pape François. Des déclarations qu’il avait faites à propos du sort pastoral des homosexuels sous diverses formes avait suscité remous et mécompréhension dans le chef des doctrinaires conservateurs et dans plusieurs régions du monde, l’Afrique s’étant particulièrement illustrée. En effet, le LGBT (Lesbianism, Gay, Bisexual and Transsexual) est un phénomène au sein de la société occidentale et de plus en plus, dans certaines régions d’Afrique. Ce phénomène est d’autant troublant pour la doctrine catholique du mariage du fait qu’il touche les caractéristiques essentielles du mariage chrétien : union consentie et bénie (par un ministre ordonné) d’un homme et d’une femme avec ouverture possible à la procréation.  Or, dans le cas du LGBT, l’hétérogénéité de sexe est relativisée et la procréation naturelle est impossible. La précision de “procréation naturelle ” se justifie par le fait qu’une procréation artificielle est possible de nos jours (procréation in vitro).

Les couples homosexuels sont là. Il s’agit là d’une situation imprévue. L’homme, le chrétien est dedans. Entre radicalisme, conservationisme et ouverture vers le renouveau, l’Eglise Catholique romaine est à la croisée des chemins. Reconnue pour son conservationisme doctrinal, l’Eglise Catholique romaine sent cette fois-ci les lignes bouger et ce n’est que le début d’autant plus que, politiquement, les Etats sont en train de légaliser et de dépénaliser la situation sociale des homosexuels. Il faut donc que l’Eglise assume le message de Vatican II : une Eglise attentive aux situations sociales réelles, aux joies et pleurs de la société, des sociétés.

Le pape François lance le jeu en ouvrant la porte à une possible bénéction extra-liturgique des couples homosexuels. Ce qui suscite des réactions et indignations dans divers camps. D’aucuns croient que le Saint Père autorise le mariage des homosexuels en violation de la doctrine chrétienne  du mariage. En Afrique, l’on est au bord de la révolte. Pourtant, tel n’est pas le message du Pape. Il y a donc quiproquo. Et cette situation est encore préoccupante puisqu’elle se révèle être un refus radical de la différence, de la situation de l’autre, du dynamisme social pour de l’enfermement légaliste et doctrinal. C’est un mur. Il ne faut pas le franchir. Pourtant, de l’autre côté du mur sont laissés pour compte – pastoralement parlant- des hommes et des femmes que le Christ n’aurait pas laissé, lui qui s’est fait l’ami des exclus. Il n’a pas hésité de toucher les lépreux et de discuter avec les pharisiens. Il y a ici un aspect important à redécouvrir : ouvrir la porte de la grâce aux hommes de toute situation, dialoguer avec eux pour mieux les connaître et laisser la force de l’Esprit Saint discerner le bien du mal. Il n’appartient pas à l’Eglise de “juger” les hommes, avait lancé le Pape François à propos de la situation des couples homosexuels.

Les débats devenant de plus en plus intenses avec risque d’affecter la foi des fidèles, le Dicastère pour la doctrine de l’Eglise a dû, sur appel du Pape François, clarifier les choses. D’où l’avènement de la Déclaration “FIDUCIA SUPPLICANS” signé par le Saint Père. Dedans, l’Eglise réaffirme la vérité de la doctrine chrétienne du mariage et précise la dimension pastorale de l’ouverture à l’autre, à l’autre chrétien. Les homosexuels peuvent donc, s’ils le désirent et en contexte extra-liturgique, recevoir des bénédictions pastorales des mains des ministres ordonnés de l’Eglise. Cette nouvelle donne pastorale ne légitime pas moralement leur situation mais s’inscrit dans une dimension de non-exclusion de l’autre qui n’irait pas dans le sens de l’Evangile du Christ.

Eu égard à ce qui précède, l’on s’aperçoit que la Déclaration “FIDUCIA SUPPLICANS” a calmé les esprits. Cependant, ce feuilleton révèle bien les risques d’exclusion des chrétiens en différentes situations : des chrétiens divorcés, ceux vivant en concubinage voire des polygames. Rendre efficace la pastorale chrétienne reviendra aussi et surtout à accepter le choc de ces rencontres et dialogues difficiles d’avec notre foi et nos doctrines.

Bref, nous venons dans cet essai de réflexion de tenter d’attirer l’attention de notre lectorat sur une situation particulière ayant marqué la vie pastorale et doctrinale de l’Eglise Catholique romaine durant le pontificat du pape François, la situation des couples homosexuels. La Déclaration du Dicastère pour la doctrine de la foi, FIDUCIA SUPPLICANS, que nous avons évoquée  est venue à point nommé précisant la position pastorale humaniste de l’Eglise sans mettre en épochè le fondement évangélique et doctrinal  du mariage chrétien. Une position bien refléchie d’autant plus que le dynamisme du monde, de nos sociétés présente de nouvelles situations qui toutes ne sont pas pécamineuses. Telle a été notre lecture de cette épreuve de la théologie doctorale et pastorale de l’Eglise Catholique romaine. Et précisons qu’il ne s’agit pas d’une lecture faite par un théologien ni par un philosophe mais d’un chrétien de bonne foi et raison.

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5 Commenti

  1. Giovanni Di Simone 29 giugno 2025
  2. Non credente 28 giugno 2025
    • Pietro 28 giugno 2025
  3. Gian Piero 28 giugno 2025
    • Pietro 28 giugno 2025

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