
(AP Photo/Christophe Ena, Pool)
La rissa in diretta tra Donald Trump e del suo fido J.D. Vance da una parte e Volodymyr Zelensky dall’altra si commenta da sé.
Quello che stupisce di più, in questa storia, non è il comportamento grossolano e ricattatorio del presidente americano, e nemmeno la portata della sua furia vendicativa in patria, ma il fatto che nessuno, all’interno degli Stati Uniti, sembri essere capace di mettervi un freno, di arginare quell’ira funesta riportandola nell’alveo istituzionale, un tempo solido, di quella che continua a essere la prima potenza economica, militare e politica del mondo.
Questo è l’aspetto più sconvolgente – nel senso letterale della parola: che sconvolge non solo gli equilibri internazionali (mai prima d’ora la parola «equilibri» è apparsa così priva di senso), ma anche gli equilibri interni agli Stati Uniti.
Ci si potrebbe quasi chiedere se questo procedere sfrenato, sfrontato e senza bussola riuscirà a distruggere prima gli Stati Uniti o il resto del mondo – ben sapendo che l’autodistruzione degli Stati Uniti implica necessariamente la distruzione del resto del mondo.
Riunire gli europei
Sul piano internazionale, Trump e i suoi volenterosi carnefici stanno creando le condizioni perché accada al più presto tutto ciò che gli Stati Uniti hanno voluto evitare negli ultimi ottant’anni, se non di più: tra le altre cose, stanno spingendo gli europei a unirsi – e ad armarsi – contro una minaccia comune, che non è certo la Russia ma, in modo sempre più palese, l’America stessa.
Vedremo cosa uscirà dal vertice di Londra domenica: in ogni caso, buttare il Regno Unito nelle braccia dell’Unione europea – se quello fosse l’esito – sarebbe un altro capolavoro del signor Trump che getterebbe nell’immondezzaio decenni di meticolose operazioni, anche militari, per mettere un cuneo tra Londra e il Continente.
Nei giorni scorsi, qualcuno deve aver fatto al presidente un riassuntino della storia dell’Unione europea. E lui, elegante mago della comunicazione, ne ha tratto il sunto: l’UE è nata per «screw» gli Stati Uniti, per «fottere» gli Stati Uniti.
Le cose sono un poco più complesse, ma in fondo è vero che l’ipotesi di Charles de Gaulle, all’origine, fosse anche quella, non tanto per ostilità nei confronti dell’America (indubbia, nel caso di de Gaulle), ma per fare dell’Europa a trazione parigina l’alternativa al mondo bipolare guidato da Washington in combutta con Mosca. Il «terzo polo», insomma.
Lasciamo da parte il carattere velleitario dell’ipotesi gaullista, ma traiamone anche noi due considerazioni semplici: la prima è che oggi, colpendo e affondando l’atlantismo del più atlantista dei protagonisti del progetto europeo – la Germania – l’ipotesi di de Gaulle è meno velleitaria; la seconda è che, in politica, e in politica internazionale in particolare, lo scopo di tutti è di screw i propri competitori.
E più si è forti, più si è in grado di farlo; ergo, gli Stati Uniti, negli ultimi ottant’anni, sono stati gli screwers-in-chief della politica mondiale. Non c’è da scandalizzarsene, la politica è fatta così. Ma Trump, ovviamente, la politica non sa dove stia di casa, né gli interessa saperlo.
Il resto del mondo si adegua
Sul fronte asiatico, l’impennata americana non può che turbare i sonni del Giappone e della Corea del Sud, ma anche del Vietnam e delle Filippine, e probabilmente dell’Indonesia e dell’Australia.
E di sicuro, solleva molti interrogativi preoccupati in Cina, dove la bromance tra Trump e Putin è letta innanzitutto come una manovra per isolare Pechino.
Tokyo e Seul pensano sempre più seriamente a dotarsi di una loro dissuasione nucleare, mentre l’ipotesi di un fronte del Pacifico (o addirittura euro-pacifico), comprendente la Cina, per premunirsi dall’imponderabile leggerezza di Washington non è più così surreale.
Altro risultato che dovrebbe impensierire più d’uno negli Stati Uniti è che costringere l’Ucraina alla resa incondizionata o deportare milioni palestinesi è la strada più corta per spingere centinaia se non migliaia di individui a imboccare la via del terrorismo.
Il terrorismo, si sa, è l’arma degli sconfitti e dei disperati: aggrava sempre la sconfitta e la disperazione ma, intanto, lascia una scia di sangue che eccita vendette esponenziali e quindi sparge molto altro sangue. Bisogna prepararsi.
Al contrario, Donald Trump e i suoi si stanno attivando a smantellare proprio l’apparato di sicurezza americano, quello che, dal 2001, ha impedito altri atti di terrorismo sul suolo patrio.
Il dipartimento incaricato di licenziare i funzionari statali infedeli sta svuotando la macchina amministrativa, le rotelle che permettono all’orologio di funzionare, e rimpiazzando dirigenti e impiegati competenti e sperimentati con giovanotti inesperti nel migliore dei casi, e con giovanotti inesperti e razzisti nel peggiore. La caccia all’immigrato, poi, sta svuotando le casse del Paese (perché costa, e molto) e i posti di lavoro americani.
I tassi di fertilità dei superstiti non potranno mai compensare i vuoti che si stanno creando, e quindi la macchina produttiva della prima economia mondiale rischia di essere doppiamente compromessa dalla carenza di manodopera e dalla rottura della macchina amministrativa che sta in cabina di regia.
Trump ha esplicitamente invitato gli operatori economici stranieri a investire direttamente in America, approfittando dei tagli fiscali e aggirando in questo modo i dazi.
Potrebbe essere un’idea astuta, in sé; ma il clima di grave turbolenza creato dalla nuova amministrazione scoraggia ogni possibile iniziativa in questo senso. A voler giocare sul paradosso, si potrebbe dire che, oggi, l’investitore medio valuta più sereno il clima politico di Damasco che quello di Washington.
Il cerino della crisi
Ultimo, ma di sicuro non meno importante: la guerra dei dazi farà più vittime della guerra di Gaza, di Ucraina e del terrorismo. Se, su tutto l’olio incendiario che sta spargendo l’amministrazione di Washington, cadesse il cerino di una crisi economica mondiale provocata dai dazi, la conflagrazione sarebbe spaventosa.
I libri di storia sono spesso obbligati a semplificare. La Seconda Guerra mondiale è spesso descritta come la guerra di Hitler. Trump, da qualche tempo, butta sempre più di frequente sul tappeto delle discussioni lo spettro della Terza Guerra mondiale.
Le cause delle guerre sono molto più complesse di quanto si pensi quando le si personalizza, quando le si imputa all’imprevidenza, al sonnambulismo o anche alla follia di questo o quello. Ma se Trump vuole passare alla storia – e sicuramente ci riuscirà – la terza guerra mondiale sarà la guerra di Trump, se ci sarà la guerra, e se ci sarà qualcuno per scrivere libri di storia dopo quella guerra.
- Dal Substack di Stefano Feltri, Appunti, 1 marzo 2025
Putin è un ex agente del kgb e capo dei servizi di sicurezza russi, mette al primo posto la famiglia, è nazionalista e conservatore, stratega, chiaramente omofobo e misogenista.
Dall’altra abbiamo D.J.Trump, aka dott Jekyll e nr Hyde, instabile, offensivo, imprevedibile, incapace sia come negoziatore (vorrei sapere la verità di come si è fatto strada nella vita) che come leader ( considera americani solo la metà votante, Gli altri starebbero bene a Guantanamo).
Non esiste che Putin possa avere rispetto di un uomo come Trump.
Sta affondando l’economia del proprio paese imponendo dazi senza valutare l’impatto catastrofico nel breve periodo, sta enplellendo migliaia di lavoratori che contribuiscono al sistema fiscale ed economico americano, la società americane hanno perso in 2 settimane migliardi di capitalizzazione, sta sostituendo impiegati pubblici con giovani senza esperienza, sta disarmando militarmente il proprio paese portando all armamento molti altri paesi, ha liberato 1500 assalitori del Capital Hill dicendo che hanno pagato abbastanza ( tutta brava gente visto che uno è finito morto ammazzato dalla polizia perché alterato ad un alt e con un arma credo non dichiarata nell auto).
Dopo la caduta del muro di Berlino Gorbachev aveva concordato con l’America che la NATO (ricordo che fino a ieri era capitanata dall America) non si sarebbe estesa oltre il limite orientale della Germania (oggi la nato è presente fino alla Romania , Estonia , Lettonia, Lituania, polonia ecc). L’America aveva inoltre concordato con la Russia lo stop della produzione di alcuni missili (vedi trattato INF del 1987 tra Reagan e Gorbachev).
L Europa alcuni anni fa ha sigliato accordi commerciali con L’Ukraine tagliando i precedenti con la Russia e vietando la lingua russa.
In Ukraine inoltre vi fu un colpo di Stato organizzato da insurrezionalisti nazionalisti di estrema destra (anche lì non si sa bene chi gli ha dato le armi, CIA, Europa? topolino… non si sa). Ricordo che il Dombass, per chi era impegnato a smacchinare sulla tastiera invece di leggere libri di storia, aveva votato democraticamente per stare con Russia.
Penso che Putin di tentativi diplomatici ne abbia fatti fin troppi, la Russia è stata più che presa in giro negli anni da questa NATO (che devo ancora capire contro chi è), e se non avessero per 3 anni inviato montagne di armi probabilmente una guerra non ci sarebbe mai stata e nel giro di una settimana i russi sarebbero tornati a casa loro ( andate a guardare chi ha pagato i 16 mld di debiti Ukraini 15 anni fa, “la Russia”.
Ah poi.. chi ha prestato nel 2002 2003 le basi vicino all’ Iraq agli americani quando combattevano i talebani? La Russia!!! doveva essere per un breve periodo ma in quelle basi ci sono rimasti decenni.
È ora che ci si svegli e finisca di credere a tutto quello che si sente in tv, che qui ci stanno prendendo in giro ogni giorno, parlano, parlano, si riuniscono, si indegnano ma alla fine niente cambia se non la vita dei cittadini onesti che ormai da diversi anni non arrivano più a fine mese!!! Io ho seriamente paura di Trump e dei rappresentanti europei, il governo italiano no, infondo immagino farà da spettatore.come sempre.
Insultatemi, contradditemi se pensate che abbia detto qualcosa di sbagliato, fate come volete ma questo è quello che io penso.
So che a qualcuno potrà non piacere ma questa è “letteralmente” la “pace di Trump”. Forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa.
Ci sono diocesi, parrocchie e istituti religiosi che san bene che cosa significhi avere il Trump di turno come guida e pastore. Tutto il mondo è paese…
Gli USA stanno “flirtando” con la Russia, mi pare evidente; questo è un problema grossissimo per l’Europa. Se osserviamo la politica degli ultimi dieci anni, acuitasi negli ultimi tre, essa è stata orientata a danneggiare il rapporto UE – Russia in modo irreparabile. La Russia era, è e sarebbe, il nostro partner naturale per convergenza culturale e per vicinanza territoriale. Risorse minerarie, alimentari ed energetiche illimitate e un potentissimo ombrello nucleare; tutto quanto manca all’Europa. Il parteneriato, quando non l’alleanza, con i russi, ci avrebbe portato ad essere la potenza delle potenze; per questo gli USA hanno sempre cercato di osteggiare il crearsi di legami. Trump sa che cooptando Mosca, allontanandola dall’Europa e cercando di distanziarla da Pechino, ha chance di non vedere soccombere l’impero americano, ormai verso il suo tramonto.
Consiglio, per amor della verità, la visione completa delli’ncontro presso la Casa Bianca. Dall’inizio alla fine. Così che ognuno possa rendersi conto in prima persona chi ha avuto parole di pace e chi, con sorda perseveranza, abbia portato il discorso su livelli conflittuali e rifiutando, consapevolmente, di porre fine a questa carneficina.
Che sarebbe arrivato Trump o un altro rappresentante della destra più o meno repubblicana si sapeva da un po’. E tenuto conto che in Europa tutte le elezioni successive allo scoppio della guerra avevano bocciato i partiti che l’avevano sostenuta, era molto ipotizzabile il successo di Trump o chi per lui. Motivo in più per trovare un accordo prima, con Biden e i paesi europei in grado offrire migliori garanzie all’Ucraina. Sentire lamentarsi adesso delle mosse di Trump come fosse un asteroide arrivato all’improvviso dallo spazio e non un’eventualità pià o meno prevedibile è fastidioso.