In morte di Ghislain Lafont: percorso di vita

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Ghislain Lafont

È morto Ghislain Lafont, monaco benedettino e una delle più grandi figure di maestro teologico e spirituale del cattolicesimo del XX secolo. Caro amico di SettimanaNews, lo ricordiamo con un breve profilo di vita scritto da Francesco Strazzari.

Ghislain Lafont nasce il 13 febbraio 1928 a Parigi. Nel 1945 entra nell’abbazia benedettina de la Pierre-qui-vire. Nel 1961 consegue il dottorato in teologia e incomincia ad insegnare nella sua comunità benedettina. Si fa conoscere nel mondo teologico con un libro di notevole spessore: Peut-on connaitre Dieu en Jésus-Christ? che, pubblicato nel 1969, attira l’attenzione dei grandi teologi francesi del tempo: Chenu, Congar, Daniélou, Sesboüé, Jossua, Moinght.

Nel 1975 esce con un altro libro: Des moines et des hommes. Nel 1978 viene chiamato a Roma per insegnare teologia sia all’Ateneo Sant’Anselmo dei benedettini sia alla Gregoriana dei gesuiti. È un invidiabile conoscitore di san Tommaso, pur non essendo domenicano. Lo si avverte nelle opere Dieu, le temps et l’etre del 1986; nell’Histoire  théologique de l’Eglise catholique: itinéraire et formes de la théologie ( 1994) e, infine, nel celebre saggio Imaginer l’Eglise catholique  (1995).

In questo volume, affrontando il tema  della “nuova evangelizzazione”, riprende l’analisi del secolare conflitto tra modernità e gerarchia; analizza le forme istituzionali della Chiesa; mostra come il concilio Vaticano II, con difficoltà, ma coraggiosamente, abbia cercato di disegnare una nuova percezione teologica e spirituale sia della Chiesa sia del mondo; approfondisce temi come il matrimonio, l’autonomia della vita religiosa, la missione, la catechesi, la liturgia, l’autonomia della teologia, la collegialità dei vescovi, la riforma della Chiesa, il celibato sacerdotale, la ministerialità, il primato del papa.

Ghislain Lafont si schiera sul fronte del “rinnovamento” e propone qualche rimedio alle inquietudini della modernità. Il suo maestro e faro è sempre san Tommaso, che è oggetto nel 1996 del libro Structures et méthode dans la “Somme théologique” de saint Thomas d’Aquin.

Nel turbinio degli eventi affronta due temi – la saggezza e la profezia – che gli sono cari in La sagesse et la prophétie: modèles théologiques. Nel 2001 esce il libro Eucharistie: le repas et la parole, che riprende in seguito con una prospettiva ecumenica di grande sensibilità nel Piccolo saggio sul tempo di papa Francesco (EDB 2o17), che riscuoterà un notevole successo. Il monaco e grande teologo nei libri Promenade en théologie del 2003 e Que nous est-il permis d’espérer? del 2009 mette  in luce la sua chiaroveggenza con una forza profetica che incanta e scuote.

Cantore innamorato di Dio, appassionato della Chiesa, rivolto a uomini e comunità che cercano Dio a tentoni. Teologia e spiritualità monastica raggiungono il culmine nelle opere più tarde, che costituiscono il suo testamento.

Nel 2019 sente ancora il bisogno di offrire una sintesi matura della sua riflessione teologica. Lo fa nel libro Un cattolicesimo diverso, EDB. Parte da quattro elementi di novità nei confronti della visione classica del cattolicesimo. Rivisita l’idea di sacrificio come pratica intrinsecamente legata all’amore e non quindi al male o alla colpa; ripensa l’eucaristia come “memoria attiva” del sacrificio “assolutamente unico” di Cristo, senza far ricorso all’apparato rituale, al quale siamo abituati; offre una visione  del ministero della Chiesa come “autorità complessiva radicata in un carisma specifico”, a servizio di tutto il corpo ecclesiale.

Richiama la Chiesa a uno stile più conforme al Vangelo evocando il tema a lui tanto caro dell’amore misericordioso del Padre – che è ora la sua dimora per sempre.

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3 Commenti

  1. Flavio 26 giugno 2021
  2. Daniele Gianotti 13 maggio 2021
  3. Raffaella Zilio 13 maggio 2021

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