Lettera aperta a Elly Schlein

di:

lavoro

Gentile Elly,

seguiamo a distanza le vicende politiche che ti hanno eletta segretaria del Pd. Il primo argomento del tuo impegno – almeno da quello che sentiamo dire – è la proposta del salario minimo.

È un tema indubbiamente centrale per l’equilibrio sociale ed economico del nostro paese. Il clima è favorevole, anche perché la realtà dice che mancano 100/200 mila posti di lavoro che gli italiani non faranno: siamo troppo vecchi e i nostri giovani non sono affatto disponibili a lavori faticosi e di basso profilo.

Appelliamo a stranieri e straniere per impegnarli in agricoltura, nella ristorazione, nel trasporto, nell’assistenza.

Siamo proprio brava gente. D’improvviso, da ostili all’immigrazione, dopo gli appelli di industriali, artigiani, commercianti e famiglie, ci siamo “convertiti” diventando accoglienti (a basso costo in cuor nostro). Da «vi aiuteremo a casa vostra» siamo passati «vi aiuteremo a casa nostra».

Si ripete la storia di sempre: le discriminazioni sono una variabile costante. L’economista francese scrive che non abbiamo nemmeno strumenti per misurarle.[1]

Ci consoliamo con i self made man, i rari casi degli eroi fatti da sé; partiti dal nulla e diventati personaggi.

L’impegno è che tutti siano posti in condizione di vivere una vita dignitosa. Come andrà a finire non sappiamo. È sicuramente una buona causa.

A proposito del salario minimo, è da molto tempo che penso alle cosiddette “casalinghe”, nominate spesso con disprezzo. Nei documenti necessari per sposare, molte ragazze oggi si vergognano di scrivere casalinghe; scriviamo “in cerca di occupazione”.

Eppure, molte delle nostre madri e nonne hanno lavorato una vita per accudirci.

Mentre il mondo è evoluto, con riconoscimenti in denaro per prestazioni di lavoro, lo schema economico della famiglia è rimasto quello agricolo.

Il risultato è che donne, il cui lavoro è stato ritenuto gratuito, si ritrovano, in vecchiaia, con una misera pensione, iscritte praticamente nel famigerato “elenco dei poveri” (oggi ISEE). La pensione minima non è sufficiente nemmeno per il ricovero di vecchi.

Il problema si ripropone: le nascite non sono garantite. Come può una giovane famiglia, con un solo stipendio, lontana da nonni e zie, con affitto o mutuo da pagare, pensare a metter al mondo un figlio? E se lavora anche lei, come si accudiscono i figli?

Al di là delle buone volontà è materialmente impossibile essere lavoratrici, mogli e madri. Non è giusto, perché è impossibile. Tra i diritti sociali da garantire è auspicabile una riflessione seria, anche se difficile.

Mi rendo conto che si apre un enorme problema: non possiamo però permettere che continui una sintesi in contrasto con la vita personale e sociale cambiata.

Buon lavoro sempre, don Vinicio


[1] T. Piketty, Misurare il razzismo – Vincere le discriminazioni, La nave di Teseo, Milano, 2023

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3 Commenti

  1. Bilbo 15 marzo 2023
  2. Claudio 14 marzo 2023
    • Adelmo Li Cauzi 14 marzo 2023

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