Il papa ai teologi

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lampada

Papa Leone XIV ha visitato la Pontificia Università Lateranense in occasione dell’inaugurazione del suo 253° anno accademico. È stata un’opportunità per celebrare l’università che Giovanni Paolo II volle definire «del Papa», ma anche per riflettere sul senso delle università pontificie ed il compito attuale della teologia (cf. qui su SettimanaNews). Papa Prevost ha spiegato che la Chiesa ha bisogno del prezioso servizio reso dalle università ecclesiastiche, raccomandando di conservare «occhi e cuore puntati verso il futuro».

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Questa sua espressione merita un primo commento, poiché, talvolta, i teologi vivono la loro missione guardando al passato e alla conservazione della tradizione, quando invece, oggi, è fondamentale anche la categoria di futuro. Nel cuore stesso della fede di un cristiano, infatti, c’è sempre l’idea del Regno (di Dio), che è per eccellenza una categoria collegata a un futuro a cui occorre guardare, come dice Papa Leone, «con il cuore».

È anche in quest’ottica, che Prevost ha illustrato quale deve essere il senso delle università (ecclesiastiche e pontificie): quello di compiere un’opera di «mediazione culturale». In sostanza, ha voluto sottolineare quanto sia necessario che la fede si ricolleghi con la cultura e, potremmo aggiungere, con le culture. D’altro canto, già il secondo capitolo della Gaudium et Spes spiegava l’importanza del dialogo tra fede e cultura, che è uno strumento fondamentale per l’evangelizzazione e per il contrasto al secolarismo.

Si potrebbe aggiungere che la «mediazione» richiede un confronto con la letteratura, con la musica e in generale con tutte le forme di arte, e che tale confronto non sempre trova spazio nei piani di studio delle università pontificie. Queste ultime, a ogni buon conto, hanno la funzione, secondo il Papa, di pensare la fede, affidando loro il compito urgente di affrontare le molte sfide che accompagnano il nostro tempo. Leone XIV ha invitato a una svolta missionaria della teologia, affinché essa sappia contestualizzare, inculturare e colmare il vuoto culturale delle società contemporanee.

Interpretando le parole del pontefice, ciò che oggi serve è, potremmo dire, una «teologia in uscita». Al riguardo, risulta significativo l’appello rivolto alla facoltà di teologia – e quindi a tutte le facoltà di teologia – affinché possa far risaltare la bellezza e la credibilità del deposito della fede. Compito, quest’ultimo, che non è scisso o scindibile dal servizio pastorale ritenuto di «vitale importanza».

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Il nucleo centrale del discorso che il Papa ha dedicato alla mission educativa dell’università, va riassunto in tre indicazioni.

La prima è l’invito alla «fraternità», perché anche negli ambienti accademici è spesso presente, anziché uno spirito di servizio, l’individualismo, il carrierismo, l’autocelebrazione e la coltivazione dell’ego.

La seconda indicazione è la «scientificità», perché la teologia, in un mondo che ha raggiunto alti livelli di specializzazione in ogni disciplina, non può permettersi di essere meno scientifica. Va rimarcato come questa missione – con una significativa puntualizzazione – il Papa l’abbia affidata anche ai laici.

La terza indicazione è quella di guardare al «bene comune», perché la teologia deve dare un suo specifico contributo alla costruzione di un mondo solidale e giusto, affinché, nei suoi vari ambiti, possano risplendere i valori cristici.

A una prima lettura, queste tre indicazioni del pontefice possono sembrare semplici, ma risultano in verità decisive nella loro pragmaticità. Esse forniscono una direzione concreta al lavoro accademico, conferendogli solidità e completezza. È facile cogliere, infatti, come la prima indicazione sia di natura antropologica, la seconda epistemologica e la terza etica.

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In generale, il discorso alla Lateranense ha messo in evidenza quali debbano essere la funzione della teologia e le coordinate strutturanti del suo servizio alla Chiesa e al mondo. A questo riguardo, non si possono che accogliere e condividere gli ammonimenti del pontefice nei confronti dei possibili ed opposti estremi che talvolta accompagnano l’indagine teologica, che è sempre suscettibile di cadere in eccessive semplificazioni o in controproducenti ed inopportune rigidità. Le parole del Papa suonano come un invito all’equilibrio, alla prudenza, al dialogo, alla moderazione e all’eticità.

Egli ha invitato i teologi anche a «guardare fuori», con I care nei confronti delle necessità sociali e culturali del mondo contemporaneo.

In sintesi, con tono pacato e poche parole, Leone XIV ha impostato le coordinate per uno sviluppo virtuoso della teologia nelle istituzioni universitarie pontificie. Il suo intervento, infatti, non è stato solo un semplice omaggio alla storia della lateranense, ma una più ampia riflessione su cosa comporti oggi essere accademici e teologi. La sua visita all’università del Laterano, ha fatto comprendere che la teologia ha un posto speciale nel cuore del Papa.

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2 Commenti

  1. Vincenzo 26 novembre 2025
  2. Alberto 25 novembre 2025

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