Lima ha un nuovo arcivescovo

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Non me l’aspettavo. È proprio lui il nuovo arcivescovo di Lima, Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, 69 anni, teologo e docente all’Università cattolica del Perù, con un dottorato alla Gregoriana, amico intimo di Gustavo Gutierrez il numero uno della discussa teologia della liberazione.

A Carlos Castillo l’arcivescovo di Lima, card. Cipriani, aveva tolto l’insegnamento e lo aveva confinato a fare il semplice parroco.

Non è facile capire chi abbia influito su papa Francesco perché gli conferisse la nomina. Certamente il card. Barreto, gesuita, metropolita di Huancayo, creato cardinale da papa Francesco il 28 giugno 2018, pastore schierato dalla parte dei più poveri, voce assai ascoltata all’interno della gerarchia, ma non da tutti i vescovi. L’episcopato peruviano è per metà legato al tradizionalismo e succube di Cipriani. Non gli sarà facile convivere con due ausiliari e vicari generali, come i conservatori mons. Adriano Tommasi e, soprattutto, mons. Raul Antonio Chau Quispe che le ha tentate tutte per essere il successore di Cipriani.

Per capire la “svolta” di papa Francesco è opportuno soffermarsi sulla “politica” di Cipriani, alla quale, dal 1999 quando divenne arcivescovo di Lima, diedero man forte movimenti ecclesiali di destra unitamente alla finanza. A tal punto che in Perù rinacque il razzismo, si fece strada il disprezzo dei poveri ed ebbero via libera gli abusi salariali, si incentivarono iniziative di spregiudicato populismo, disprezzando azioni fondate sulla giustizia e sul rispetto dei diritti fondamentali. Ne soffrì la Chiesa.

Ora con il nuovo presidente, Martin Alberto Vizcarra Cornejo eletto il 23 marzo 2018 e succeduto a Pedro Kuczynski, dimessosi dopo essere stato coinvolto in uno scandalo di corruzione e scambio di voti, il paese, oltre 30 milioni di abitanti, ha con tanta difficoltà intrapreso un’altra rotta. Ma non mancano i conflitti sociali a motivo del rialzo dei prezzi e l’incremento della spesa pubblica. La disoccupazione si aggira intorno al 6,7% e la crescita annua supera l’1%.

Il nuovo arcivescovo non avrà certamente vita facile succedendo a Cipriani, accusato di progettare una Chiesa neo-liberista in forma corporativa, a suon di elargizioni ed elemosine.

Cipriani appartiene all’Opus Dei e con lui si sono scontrati i vescovi più vicini al popolo. Uno su tutti, il vescovo Strotmann di Choisica, ottimo teologo, attento a rivendicazioni che aprono cammini democratici, rafforzano l’azione della Chiesa nei campi dell’educazione e dell’evangelizzazione.

Il progetto di Cipriani implicava la struttura di una Chiesa legata al potere con la conseguenza di non avere libertà di evangelizzare.

La missione di Castillo dovrà fare i conti con la mafia dell’ex presidente Fujimori, che di misfatti ne ha fatti tanti, aiutato dall’opusdeista Rafael Rey, suo braccio destro.

I cardinali Landazuri Ricketts, sul quale Castillo ha scritto un bel libro, e Augusto Vargas Alzamora avevano affrontato con coraggio e direttamente Fujimori. Cosa che non ha fatto Cipriani, che si è inginocchiato davanti al fujimorismo, lasciando da parte il magistero della Chiesa, facendo passare le sue posizioni personali per magistero assoluto, continuando a pretendere che tutto il suo clero lo seguisse nel “suicidio” del cattolicesimo peruviano.

Cipriani si oppose alla candidatura alla presidenza di Ollanta Humala, che la spuntò sulla figlia di Fujimori Keiko. I rapporti con il presidente Humala non furono certo idilliaci, adoperandosi con ogni mezzo affinché l’eredità di Fujimori non venisse cancellata. Con Humala il cardinale non si diede mai per vinto cercando di influenzare tutto l’episcopato peruviano. Non ci è riuscito. Ha tentato di farsi eleggere presidente della Conferenza episcopale, ma fu battuto da mons. Salvador Pineiro. Per la vice-presidenza fu battuto da mons. Barreto.

Cipriani passerà alla storia per la tristissima vicenda della Pontificia università cattolica del Perù (PUCP). Quando nel 1999 arrivò a Lima volle imporre la sua nuova dottrina, definendola non cattolica né pontificia perché non si assoggettava alle direttive della Santa Sede. Appoggiato in questo dall’ex segretario di stato, card. Bertone, dall’Opus Dei, dal Sodalizio di vita cristiana (un movimento fondato nel 1971 da Luis Fernando Figari, un laico, che ha finito miseramente la sua vicenda per condanne di abusi sessuali. Non solo lui, ma anche altri del potente Sodalizio, ben protetto e difeso fino all’ultimo da Cipriani).

L’Università ha vinto la battaglia, il pieno appoggio della Santa Sede e ha richiamato in servizio teologi e docenti allontanati. È da rilevare che Cipriani uscì sconfitto nel conflitto sull’Università; sconfitto all’interno della Conferenza episcopale; sconfitto nel caso del Sodalizio. Riuscirà il nuovo arcivescovo Carlos Castillo a far fronte ai tanti problemi della Chiesa peruviana in comunione con vescovi che la pensano in maniera del tutto opposta, come Del Rio, arcivescovo di Arequipa, fanatico del cammino neocatecumenale?

Anche in Perù la Chiesa si pone sulla stessa linea delle Chiese del continente sudamericano, dove si confrontano e scontrano due linee pastorali: una che ascolta e vive accanto alla comunità locale, ai poveri di Dio, sofferenti e indifesi, l’altra che abbraccia modelli di potere e collateralismi politici, movimenti autoreferenziali, che privilegiano la massa e il formalismo rispetto alla verità e alla coscienza della persona.

È fuori dubbio che la scelta di Carlos Castillo da parte di papa Francesco animerà dibattiti. L’ordinazione episcopale verrà celebrata il 2 marzo nella cattedrale di Lima.

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Un commento

  1. Jesús Martínez Gordo 26 gennaio 2019

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