Austria: visita canonica ad Heiligenkreuz

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Il 5 giugno una lettera del Dicastero vaticano per la vita consacrata annuncia al monastero di Heiligenkreuz, non lontano da Vienna, l’avvio di una visita canonica in capo a Jeremias Schröder, abate generale dei benedettini, e Christine Rod, monaca delle missionarie di Cristo e vicepresidente dell’unione dei religiosi/e austriaci.

La visita non è una decisione eccezionale ma per le discussioni sollevate attorno all’abbazia in questi mesi, ha suscitato molta attenzione.

Heiligenkreuz è un’abbazia cistercense fra le più antiche. Nasce nel 1133 ed è nota per la prestigiosa bellezza dei suoi edifici (biblioteca compresa), per il canto gregoriano, per la tradizione monastica e per il centinaio di monaci che ospita. Il suo “studium” è diventato università con Benedetto XVI nel 2007.

I monaci sono attivi in 27 parrocchie viciniori e da loro dipendono le comunità di Sabiona (Alto Adige) e i tre priorati a Vienna e in Germania. L’università operativa negli edifici monastici ha circa 300 studenti e 40 seminaristi.

I visitatori hanno il compito di esaminare lo stile di governo dell’abbazia, la questione di come vengono gestite le accuse circa gli abusi, le procedure di discernimento per le vocazioni e la coerente vita evangelica dei monaci. L’intento della visita vuole essere un sostegno per lo sviluppo della fiorente abbazia e per evitare possibili minacce interne ed esterne.

Il priore, Johannes Paul Chavanne, ha espresso la propria gratitudine per la decisione. La comunità, che esiste da nove secoli e che è in sviluppo, deve affrontare nuovi compiti e sfide che richiedono una particolare attenzione anche dai vertici romani.

L’abate Maximilian Heim ha scritto ai monaci invitandoli a collaborare con i visitatori. «In un secondo momento la comunità dovrebbe essere sostenuta per intraprendere un proprio percorso di rinnovamento interiore e accompagnata lungo il cammino, superando le difficoltà esistenti in spirito di verità e fraternità».

La rete della nuova destra teocratica

Oltre a questioni interne, formative e di governo, la visita potrebbe risentire delle polemiche esterne che, da qualche mese, accompagnano l’azione e la riflessione di alcuni professori dell’università.

Uno dei suoi uomini di punta, Edmund Waldstein, espressione dell’orientamento conservatore dell’istituzione, è stato al centro di una denuncia: egli appartenere a una rete internazionale che, in nome dei valori cristiani tradizionali, persegue l’indebolimento del sistema democratico e la giustificazione di forme autoritarie teocratiche. Fino ad affermare una rinnovata giustificazione della pena di morte anche per gli eretici.

Ha scritto nel suo blog: «Tutti i battezzati sono sudditi della Chiesa […] A volte questo esige la punizione se violano i loro obblighi cristiani […] (La Chiesa) deve avere memoria del (sacerdote biblico) Eli che ha trascurato di punire i suoi figli, a grave detrimento del bene comune. In certe circostanze, questo può significare che deve chiamare il (potere) braccio secolare per mettere a morte gli eretici. Vi possono essere abusi di potere ma anche un suo uso legittimo. È stato uno degli errori di Lutero, condannato dal papa».

La rete di esponenti conservatori, che fa politicamente capo alla nuova amministrazione americana (il vicepresidente Vance in primis) e al governo ungherese di Orban, punta a collocare i propri esponenti nei luoghi di potere per condizionare un piegamento autoritario dei governi europei. La denuncia è apparsa su autorevoli settimanali austriaci come Falter, Feinschwarz, Die Furche.

L’università di Innsbruck ha invitato Waldstein a ritirarsi dal suo lavoro di dottorato e l’intero insegnamento di Heiligenkreuz è oggetto di attenzione da parte dei centri teologici di lingua tedesca.

Analoga denuncia arriva anche da fonti esterne come la Konrad Adenauer Stiftung che accusa gli intellettuali integralisti (da Waldstein a David Engels, da Christian Machek ad Adrian Vermeule) di perseguire regimi cattolici autocratici che subordino il governo temporale all’autorità spirituale della Chiesa. Elogiano la teocrazia iraniana. Essi fungono in realtà come una facciata cattolica per l’indebolimento della democrazia liberale e favoriscono rinnovate forme autoritarie dal potere politico.

Waldstein ha successivamente chiarito le sue posizioni rifiutando gli estremismi di alcune sue espressioni. Senza peraltro convincere.

La protesta dei vescovi

A margine di tutto questo è sorta anche una polemica pubblica fra alcuni vescovi e la televisione austriaca (ORF) che, dando ampia informazione sulla visita canonica all’abbazia, ha enfatizzato le tendenze più intransigenti e barricadiere come legittimate dall’autorità ecclesiale.

I vescovi Franz Lackner, presidente della Conferenza episcopale, Manfred Scheuer e Wilhelm Kraurtwaschl, hanno preso carta e penna per denunciare una forma settaria e manipolatoria dell’informazione pubblica. Ricordano l’esplicito rifiuto della pena di morte introdotto nel Catechismo della Chiesa cattolica da papa Francesco e l’assoluta estraneità rispetto ad ogni velleità di punizione degli eretici. Una regressione barbarica di alcuni individui. «Nella Chiesa austriaca posizioni antidemocratiche e antiliberali non sono tollerate dai vescovi».

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Un commento

  1. Giuseppe 1 luglio 2025

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