Francia-Sept-Fons: abusi spirituali

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Dopo il rapporto sul monastero agostiniano di Saint-Maurice (Svizzera) e la visita canonica all’abbazia cistercense di Heiligen Kreuz (Austria), si apre un terzo caso con il monastero trappista di Sept-Fons in Francia.

Non sono in questione la catena di abusi sessuali o gli indirizzi teologici come nei primi due episodi, ma gli abusi spirituali. Tema ancora difficile da definire con categorie canoniche e forme precise di riconoscimento, ma che interpella in profondità la vita di fede. Niente che possa essere censurato dalla legge civile o da un tribunale. Riguarda piuttosto il delicato rapporto pastore-fedeli, padre spirituale-cristiano in formazione e, sul versante della vita consacrata, la relazione fra superiori-formatori e la comunità (in particolare i novizi e le novizie).

La relativa novità della denuncia riguardante Sept-Fons si accompagna all’intervento diretto, positivo eppure insufficiente, del dicastero romano (da cui dipendono i monasteri sui iuris, cioè autonomi) e dal fatto che tutto emerge in pubblico grazie all’intervento del giornale La Croix (16 luglio).

Le autorità ecclesiastiche responsabili sono intervenute e l’emersione del caso non è attribuibile ai media laici, ma ad una testata cattolica. Fatti e interpretazioni sono ancora in via di definizione e vanno narrati e letti con la prudenza necessaria.

Uno stile di plagio

L’ampia inchiesta si apre così: «Dietro una facciata prestigiosa, l’abbazia trappista di Sept-Fons (Allier), fiore all’occhiello della vita monastica in Francia con le sue numerose vocazioni, dissimulerebbe una deriva settaria da alcuni decenni che le autorità ecclesiali sembrano incapaci di sradicare».

Fondata nel 1132 e rinata, dopo la rivoluzione francese, nel 1845, l’abbazia conta oggi un’ottantina di monaci ed è all’origine di diverse altre fondazioni o ri-fondazioni (Latroun – Israele, Badi – Senegal, Novy Dvur – Cechia, Rochefort – Belgio).

Giunta al limite dell’estinzione negli anni ’70, ha conosciuto una ripresa sorprendente grazie alla figura di p. Jérôme al cui magistero fanno riferimento i protagonisti della storia attuale: p. Nicolas (F. Hennequin) e dom Patrick Olive.

Ambedue entrano nell’abbazia nel 1969. Il primo diventa rapidamente maestro dei novizi (responsabile e accompagnatore dei nuovi arrivati), il secondo diventa abate dopo alcuni anni (1980-2022). Sotto la loro guida la comunità rifiorisce nei numeri ma lo stile della vita comune piega sempre di più verso forme di plagio e di indebita influenza.

Nel 2018 p. Nicolas viene scomunicato per aver violato il segreto confessionale, ma la censura rientra dopo la richiesta di perdono e la forte spinta a suo favore della comunità.

Si registrano molte entrate ma anche alcune uscite dolorose e, nei luoghi ecclesiali interessati, si diffondono voci di comportamenti ambigui, processi di dipendenza infantili, clima di paura e di doppiezza.

Personalità carismatica, p. Nicolas favorisce l’identificazione con sé della comunità divenuta una sorta di proprietà privata. Testimonianze interne parlano della diffusa consapevolezza di essere i migliori, i primi della classe, l’élite del monachesimo.

Nel 2017 la celebre sociologa Daniéle Hervieu-Léger definisce in un saggio la comunità monastica come un «sistema totale di potere».

Nel 2020 vi è una visita canonica da parte del dicastero romano che suggerisce un passaggio di mano. I tre visitatori (dom J-C. Naut, C. Falletti e E. Varden) rilevano il disagio ma lo ritengono gestibile.

Nel 2022 dom Patrick finisce il servizio abbaziale a viene eletto, fra molte tensioni, il successore, dom Thomas Getti. La comunità si spacca e, per le infrazioni formali e le numerose proteste, l’elezione viene invalidata.

Il dicastero vaticano interviene con una lettera molto severa in cui si parla di «profondo malfunzionamento», di comportamenti menzogneri e intrusivi, di indebite confusioni fra foro interno e foro esterno, di espressioni verbali sconvenienti, di indebite ironie sui “dissidenti”. Nomina ad nutum dom Guillaume Jedrzejczak, il quale dà fiducia ai processi comunitari in atto con alcune restrizioni, ma senza mettere mano a sostituzioni e rimozioni.

Nel 2024 si torna ad eleggere l’abate e il consenso maggioritario è ancora su Thomas Getti. Davanti alla chiusura insuperabile delle logiche interne e istituzionali, alcuni dei monaci si rivolgono alla stampa cattolica, a La Croix. Dopo un’accurata indagine giornalistica, il reportage viene pubblicato con una nota redazionale in cui si testimonia la sofferta scelta di non tacere.

Testimonianza interna

Il giornale pubblica, inoltre, una testimonianza interna che attesta un sistema di plagio e condizionamenti pervasivi e la necessità di interrompere un clima di condizionamenti pesanti attivo da troppo tempo nell’abbazia. «È necessario che scompaiano le ingerenze nella coscienza dei fratelli, che la confidenzialità sia rispettata, che ciascuno ritrovi una piena libertà spirituale. La divisione della comunità, generata da un ristretto cerchio di privilegiati, deve finire. È necessario ristabilire la distinzione tra foro interno (coscienza) e foro esterno (azioni visibili). Una vita intensa di preghiera non esime dalla pratica concreta del Vangelo: benevolenza, discrezione, perdono, rispetto delle persone, assenza di giudizi aprioristici e carità».

La prudente disposizione tradizionale di sentire il proprio padre spirituale una volta al mese non deve diventare un dialogo quotidiano per di più riferibile con altre persone e chi è allontanato dalla comunità (p. Nicolas) non è prudente che torni per dei mesi riprendendo le relazioni che si dovevano interrompere. È urgente uscire da un clima teso, aggressivo, sospettoso, vendicativo e menzognero.

Come definire l’abuso spirituale?

I profili dell’abuso spirituale restano imprecisi, anche se il suo cuore è molto oscuro e pesante. Per illustrare la sua sostanza, riprendo alcune indicazioni del sussidio della conferenza episcopale italiana L’abuso spirituale dell’aprile scorso (cf. SettimanaNews, qui).

«L’abuso spirituale è una particolare forma di abuso di coscienza che si concretizza nella violazione della dignità, libertà e integrità della persona nella sua autodeterminazione religiosa e spirituale. Tale abuso è il più invasivo dell’intimità della persona, perché si attua in riferimento alla relazione con Dio, con la vita di fede e spirituale, attraverso un esercizio distorto del potere e dell’autorità personale, religiosa e istituzionale». «L’abuso spirituale si caratterizza come una sequenza di atti intenzionali e manipolatori perpetrati in nome di Dio e si configura come una forma di violenza intrapresa da un leader spirituale o da più persone (guide spirituali, confessori, catechisti, educatori, operatori pastorali…) o da una comunità (movimento, associazione…) sia verso un individuo sia verso un gruppo o un’intera comunità».

L’abusante è spesso una figura carismatica che crea attorno a sé gruppi esclusivi con un elevato tasso critico rispetto all’istituzione ecclesiale. Il carismatico annulla progressivamente lo spazio vitale della libertà interiore dei membri, diventa autorità indiscussa circa l’appartenenza, crea un proprio linguaggio e impedisce una formazione esterna al gruppo. Tendenzialmente si sostituisce a Dio.

Tutto questo ha bisogno di un contesto in cui svilupparsi di tipo comunitario, sociale e istituzionale: un “contesto sistemico”. «Il concetto di “sistema”, inteso in senso ecclesiale, comprende la missione, le norme e le strutture necessarie per realizzare il mandato originario della Chiesa e per garantire la sua continuità. Tutti gli elementi del sistema, se utilizzati in maniera distorta, contribuiscono direttamente o indirettamente a permettere, favorire e coprire abusi al loro interno».

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5 Commenti

  1. don Angelo Battista 24 luglio 2025
  2. Chiara 23 luglio 2025
  3. Giuseppe 23 luglio 2025
    • Enrico 24 luglio 2025
      • Chiara 25 luglio 2025

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