Famiglie Missionarie a Km0: un dono dello Spirito

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Rozzano (MI): case popolari

Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente… È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio (Papa Francesco, dal Messaggio per la giornata missionaria mondiale 2019, Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo).

Sulla preziosa e significativa esperienza delle Famiglie Missionarie a Km0 SettimanaNews aveva riferito il 21 febbraio 2021 (qui), presentando il libro-testimonianza del giornalista e scrittore Gerolamo Fazzini, dal titolo Famiglie Missionarie a Km0 – Nuovi modi di abitare la Chiesa, pubblicato nel settembre 2019 dalla casa editrice milanese Istituto Propaganda Libraria (IPL).

L’occasione per riproporre una riflessione su questo innovativo, promettente e silenzioso esempio di esercizio, in forza del battesimo e della confermazione, della responsabilità nell’annuncio liberante del Vangelo e nel concreto impegno a costruire un pezzo di mondo più bello e più abitabile, è offerta da quanto riportato recentemente nel sito web famigliemissionariekm0.wordpress.com.

«Entrare in punta di piedi nelle comunità che ci accolgono»

«Noi siamo S. e D., con i nostri quattro figli (L., C., A. e F.). Viviamo dal giugno 2019 presso il Centro parrocchiale (…) di Varese. Nella diocesi di Milano ci sono altre 25 famiglie del Gruppo delle Famiglie Missionarie a Km0 che abitano in una parrocchia o in una struttura sussidiaria, vivendo per alcuni anni insieme un’esperienza di accoglienza, fraternità, annuncio, servizio, animazione pastorale e corresponsabilità in ascolto delle comunità parrocchiali.

È un’esperienza caratterizzata dall’entrare in punta di piedi nelle comunità che ci accolgono, dall’essere e rimanere per tutto il tempo degli ospiti. Ospiti attenti alle necessità, pronti a servire, ma anche a sostituirsi a chi già c’è. Un’esperienza, prima di tutto, di cura delle relazioni. Una cura silenziosa, attenta e rispettosa. Infatti, l’essere famiglie in parrocchia non ci rende diversi, ma vuole proprio porre la famiglia al centro della vita della Chiesa.

Come tante famiglie della parrocchia, il nostro impegno è quello di esserci, di essere presenza viva a fianco della gente, nelle gioie e nelle fatiche che la quotidianità del vivere accanto da fratelli e da sorelle presenta. Un’esperienza di cura anche ricevuta, ricca di sguardi di benevolenza e di attenzioni».

È il saluto che una coppia di sposi (appunto, S. e D. con i loro quattro figli) domenica 3 ottobre 2021 ha rivolto a B. e A., un’altra famiglia missionaria a Km0, che ha scelto di vivere un’esperienza missionaria a servizio della diocesi di Milano nei locali dell’oratorio di una parrocchia di Tradate, città di oltre 18.000 abitanti della provincia di Varese, animando, d’intesa con il vicario parrocchiale, la vita della comunità con una particolare attenzione alla Pastorale Giovanile.

Il parroco, stendendo le mani per invocare la benedizione su B. e A., ha pregato così: «Dio nostro Padre, Tu che ami le differenze e chiami ciascuno a collaborare con Te dando il meglio di sé per servire i fratelli e le sorelle, benedici la famiglia di B. e A. affinché possa diffondere nel mondo il buon profumo del Vangelo e per questo gustare consolazione e gioia. Attraverso di loro si diffonda lo spirito di comunione, perché si possa vedere che i cristiani hanno un cuore solo e un’anima sola e che questo dà significato e pienezza alla vita. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen».

Alla benedizione del parroco ha fatto seguito la promessa di B. e A.: «Ci affidiamo al Signore consegnando pubblicamente la nostra regola di vita e con questo gesto ci mettiamo a servizio della Chiesa per realizzare la sua missione di annunciare Gesù Cristo perché ogni uomo e ogni donna che ci incontrerà possa fare esperienza della sua misericordia e del suo amore».

«Presenza esemplare di corresponsabilità laicale»

Un analogo ingresso in una parrocchia di Rozzano, comune della periferia milanese, ha avuto luogo sabato 16 ottobre 2021.

Questa volta sono stati M. e B., con i figli ventenni S. e L., ad avviare un servizio alla comunità con lo stile delle Famiglie Missionarie a Km0, nella prospettiva di sostituire l’esperienza in via di conclusione di un’altra famiglia missionaria a Km0, costituita da G. e C., che dal 2013 vive in una struttura parrocchiale della stessa zona pastorale.

Una famiglia, quella di M. e B., con alle spalle significativi percorsi personali e di coppia nel lavoro, nella formazione spirituale e nel servizio alla Chiesa sia in diocesi di Milano sia nella parrocchia di Magenta, che si è trasferita a Rozzano, dopo aver partecipato a diversi momenti di confronto e di scambio con la comunità parrocchiale ospitante (in particolare con i presbiteri e con il Consiglio Pastorale),

Qui la celebrazione liturgica, nel cui contesto è avvenuta la consegna del mandato missionario davanti alla comunità, è stata presieduta dal vicario episcopale Michele Elli. Questi, in una lettera dell’8 ottobre 2021 inviata «a tutti i fratelli e sorelle in Cristo della Comunità pastorale» interessata, aveva scritto: «M. e B. con i loro due figli L. e S. vogliono entrare in punta di piedi e, prima di capire quali impegni assumere, vogliono essere presenza e testimonianza tra voi.

Presenza esemplare di una corresponsabilità laicale che, in forza dell’annuncio del Vangelo, ha il coraggio di lasciare la propria città e la propria casa per mettersi al servizio di una comunità che il vescovo indica loro… Spero e prego che la bella testimonianza di questa famiglia faccia sorgere anche nella vostra Comunità pastorale qualche famiglia che, intuita la bellezza e l’urgenza di una tale vocazione, possa a sua volta diventare dono missionario a vantaggio di qualche altra comunità diocesana. Sarebbe uno dei segni più belli di una Chiesa che vuole essere sempre più unita, libera e lieta» (Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa: è il titolo della proposta pastorale 2021-2022 dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini: n.d.r.).

Alle comunità di Magenta e di Rozzano M. e B. con i loro due figli L. e S. in precedenza avevano scritto: «A voi, cari amici di Magenta, chiediamo di accettare la nostra gratitudine per un cammino di vita iniziato e condiviso in tanti anni. Un percorso fatto di piccoli e grandi doni, che il Signore ci ha offerto quotidianamente bussando, a volte nel pieno della notte, alle porte delle nostre diverse vite e chiedendoci di viverli insieme nel suo nome. Alla comunità di Rozzano chiediamo di accoglierci, come amici che vengono a cercare il Signore presso i loro cuori e poco alla volta ci conosceremo da vicino…

La Chiesa in fondo è il luogo dove Dio ha deciso di rispondere alla storia con la presenza di persone comuni che gli hanno voluto bene; non con idee geniali, non con interventi sensazionali, ma con l’amorevole originalità e la vita di tanti cristiani, spesso dal volto umile e forse anche un po’ affaticato, ma sicuramente tenaci e coraggiosi. Custoditi da Maria e Giuseppe di Nazaret ci affidiamo ai santi delle nostre parrocchie, persone comuni come tutti noi, che hanno deciso di prendere seriamente il loro futuro sorridendo al progetto di Dio».

Lo stile delle Famiglie Missionarie a Km0

Ma chi sono le donne e gli uomini che, decidendo di vivere il loro modo di essere famiglia normale a servizio della Chiesa e di andare ad abitare in una canonica, in un oratorio o in una struttura sussidiaria della parrocchia, suscitano curiosità e ammirazione e si riconoscono nell’esperienza dei gruppi di famiglie missionarie a Km0?

La risposta è rinvenibile nelle due testimonianze sopra riferite.

Spesso sono famiglie, tornate da un’esperienza missionaria ad gentes, che, nella logica del dono e della restituzione, si mettono a disposizione delle comunità cristiane locali con il desiderio di riproporre nella Chiesa diocesana l’esperienza missionaria maturata all’estero nei c.d. “paesi di missione”.

Ma sono anche famiglie che provengono da altri cammini ecclesiali “forti” (movimenti e associazioni come francescani, scout, mondo missionario, CL, spiritualità ignaziana legata ai gesuiti, missionari della Consolata, Operazione Mato Grosso, Comunità papa Giovanni XXIII…) e sono disponibili a mettersi concretamente a servizio delle Chiese locali.

Scelgono di lasciare temporaneamente la propria casa e di abitare per alcuni anni in una struttura parrocchiale con o senza la presenza stabile del presbitero per un’esperienza di servizio alla Chiesa, di accoglienza, di corresponsabilità pastorale, di fraternità-sororità, annunciando la gioia del Vangelo nel modo più semplice e vero: da persona a persona.

Spesso, a seconda dei contesti, fanno una vera e propria esperienza di vita comunitaria, dove le vocazioni – al matrimonio, al presbiterato, alla vita religiosa – si alimentano e si rafforzano reciprocamente, condividendo la bellezza della vita cristiana, le fatiche e le gioie di ogni giorno e il per sempre della propria vocazione.

La famiglia missionaria a Km0 si mantiene con il proprio lavoro. Nell’esperienza milanese si è optato non solo per la non “professionalizzazione” del servizio, come succede, ad esempio, per gli “animatori pastorali” o le “animatrici pastorali” nella realtà della chiesa tedesca, austriaca o svizzera, ma anche per la temporaneità dello stesso. Terminato quest’ultimo, la famiglia missionaria a Km0 verrà – si spera e la diocesi opera perché ciò avvenga – sostituita da un’altra.

L’obiettivo è quello di dare un volto familiare e plurale alla parrocchia, vivendo in prima persona l’attuale tempo di trasformazione e di rigenerazione delle comunità parrocchiali, sperimentandone una diversa forma di presenza sul territorio affinché continuino ad essere – come scrive papa Francesco al n. 28 della Evangelii gaudium – «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».

Il primo compito della famiglia missionaria a Km0 è quello della presenza “sulla soglia” in uno stile di accoglienza e apertura a chi bussa, a chi già vive la vita parrocchiale più o meno intensamente, a chi vive la fatica di una ricerca religiosa, soprattutto a chi si sente lontano dalla vita della comunità cristiana e dalla fede.

In base alle esigenze della comunità, vengono scelti compiti di animazione pastorale, non per sostituire le persone già attive in parrocchia, ma a sostegno di una presenza laicale sempre più diffusa.

Succede quasi sempre che i presbiteri trovano nelle famiglie missionarie a Km0 un’occasione per ritrovare un clima familiare che si traduce nel condividere a volte i pasti, nel mettersi in ascolto della Parola e nel pregare insieme, nell’offrire gesti di attenzione e di buon vicinato, nel confrontarsi sulle scelte da fare a livello pastorale, nel sostenersi a vicenda per superare i momenti di crisi o di scoramento…

Un’esperienza che si sta diffondendo, con modalità diversa, in tutta Italia

L’esperienza, nata a Milano, dove una commissione diocesana sta elaborando delle linee-guida, si sta in realtà diffondendo, con modalità diverse, in numerose diocesi italiane (e anche estere).

Esperienze simili si hanno a Treviso, Padova, Verona, Como, Vercelli, Torino, Alba, Cuneo-Fossano, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Firenze, Fiesole, Massa Marittima-Piombino, Pistoia, Volterra, Ancona, Caserta, Castellaneta…

In sostanza, un’esperienza ricca e promettente quella delle famiglie missionarie a Km0, che potrebbe/dovrebbe essere presa come esempio da imitare in tutti quei contesti ecclesiali in cui la carenza di presbiteri è drammatica, le chiese chiuse sono sempre più numerose, e le strutture parrocchiali (canoniche, oratori, immobili vari) in disuso sono destinate in pochi anni a cadere irrimediabilmente in rovina!

Donne e uomini di buona volontà che, invece di lamentarsi delle cose che non vanno, si rimboccano le maniche e si impegnano in prima persona per contribuire a far crescere quella che, secondo il parere di molte persone lungimiranti, sarà la Chiesa del futuro: meno preti, ma più persone battezzate mature, libere e responsabili che, avendo incrociato il fascino di Gesù e del Vangelo, sanno far trasparire con parresia e umiltà la pertinenza di ciò che la parola cristiana ha da dire sull’essere umano e sulla società, in una Chiesa che – per usare le parole di papa Francesco in occasione dell’incontro con i vescovi, i presbiteri e i catechisti a Breslavia il 13 settembre 2021 – «vuol essere una fontana di speranza nella vita delle persone».

Che la Chiesa, in qualunque luogo e situazione si trovi ad esistere, sia strutturalmente missionaria e chiami a responsabilità tutte le persone battezzate per comunicare al mondo la gioia del Vangelo è un dato acquisito a livello teologico. Ciò che, invece, non è acquisito è il modo, la forma, lo stile con cui la missionarietà della Chiesa deve esplicitarsi qui e ora nel nostro mondo occidentale caratterizzato da una cultura non più impregnata di cristianesimo e assimilabile in qualche modo ai cosiddetti “paesi di missione” nei quali il Vangelo non è mai stato annunciato.

Le famiglie missionarie a Km0 sono un magnifico esempio di missionarietà per abitare cristianamente un contesto sociale complesso e problematico, come il nostro, segnato da una secolarizzazione che fragilizza la fede e chiede ai battezzati e alle battezzate di ripensare profondamente il loro modo di essere cristiani, per esserlo con maggiore autenticità e fedeltà al Vangelo.

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