Non c’è sinodalità senza lo Spirito

di:

mario toso

Per parlare del cammino sinodale, il vescovo Brambilla ha mutuato alcune espressioni dal discorso di papa Francesco all’Azione cattolica dello scorso 30 aprile 2021: «togliere dall’archivio», «non guardarsi allo specchio», «dal basso, dal basso, dal basso». I tre modi di dire possono indicare la traccia del cammino sinodale: il cammino sinodale perché, come, con chi?

Togliere dall’archivio: le ragioni e le passioni

Il cammino sinodale dovrà incominciare dal Convegno di Firenze, che non va archiviato. Il tema del Convegno era «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo».

Per parlare di umanesimo bisogna partire dalla centralità di Cristo, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo. Non va addomesticata la potenza del volto di Cristo, la sua trascendenza.

L’addomesticamento della potenza del volto di Cristo toglie energie a ogni slancio evangelizzatore. I tratti del volto di Cristo sono da tenere presenti per la Chiesa sinodale: umiltà, disinteresse, beatitudine. Umiltà, come povertà e amicizia dei più poveri. Disinteresse, come non essere centrati su di sé, ma sempre in uscita. Beatitudine, come conoscenza e pratica della solidarietà, della convivialità. In definitiva, la Chiesa sinodale è una Chiesa che assume come tratti distintivi i sentimenti di Cristo.

Non guardarsi allo specchio: lo stile e i modi del cammino sinodale

Ciò che è importante per realizzare un cammino sinodale non è tanto la programmazione di esso quanto acquisire uno stile sinodale. Vivere un’esperienza sinodale non è tanto costituirsi in un parlamento che discute di vari problemi e decide a maggioranza le soluzioni.

La sinodalità non è cercare una maggioranza sulle soluzioni pastorali. Non è essere un parlamento, un parlamento «cattolico». È qualcosa di diverso. È  qualcosa che va oltre. La sinodalità è data dalla presenza dello Spirito, dalla preghiera, dal silenzio, dal discernimento.

Non esiste sinodalità senza lo Spirito. Non esiste lo Spirito senza la preghiera.

Lo stile sinodale non è solo discussione. Non è solo maggioranza. Non è solo convergenza pratica su scelte pastorali. È realtà soprattutto spirituale. È un’azione dello Spirito santo nel cuore della Chiesa.

Per quanto detto, lo stile sinodale assume il carattere di un evento eucaristico, ecclesiale e spirituale. È l’essere stesso della Chiesa, che è un convenire (liturgico), un camminare insieme (evangelizzante). Il primo termine, dice rapporto della Chiesa con la liturgia eucaristica, con la communio. Il secondo, dice la modalità fraterna della communio, che si attua nel camminare insieme. La sinodalità ha a che fare con il dono del consiglio (dimensione teologale) e con la virtù della prudenza cristiana (radice antropologica). La prudenza è l’arte del decidere il giusto e il bene per sé, per la famiglia e la Chiesa, per la società politica. Il dono del consiglio (dono dello Spirito) consente di raggiungere con docilità un fine soprannaturale.

Il tema della sinodalità si articola secondo la dimensione eucaristica come forma di corresponsabilità al governo della Chiesa, come processo di comunione.

Se il «consiglio» nella comunità è l’atto spirituale per eccellenza con cui si «immagina» la Chiesa in modo corrispondente alla sua natura eucaristica, la sinodalità è il cammino per immaginare la Chiesa, le sue azioni e i suoi gesti come plebs riunita dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Solo come popolo adunato dall’eucaristia si può diventare Chiesa sinodale, comunità che cammina insieme, sotto l’ispirazione del dono del consiglio, vivendo il discernimento. Ma non basta l’intreccio tra dono del consiglio e la virtù della prudenza per rendere pieno il cammino sinodale.

Occorre la beatitudine della misericordia. Questa è la via storica su cui camminare insieme. C’è bisogno di tanto amore misericordioso per fare della Chiesa il luogo di buoni legami, perché i credenti portino la gioia del vangelo agli uomini del nostro tempo.

Dal basso, dal basso, dal basso:  i compagni e i tempi del percorso

«Dal basso» sta ad indicare che occorre andare sempre più in profondità della vita della Chiesa, degli uomini e delle donne. Per rinnovarsi occorre partire dalla realtà, più che da idee di moda, astratte. Questa osservazione di papa Francesco ê molto importante. Indica un metodo realista, non idealista.

Dunque, partire dalla realtà per incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio. Il che implica una visione della missione che assume l’umano e scende nel concreto della vita e della storia. Ciò richiede capacità di dialogare e di incontro. Dialogare non è negoziare, ricavare la propria fetta dalla torta comune. È cercare il bene per tutti, anche attraverso il conflitto.

Il miglior modo di dialogare non é quello di parlare e di discutere, ma quello di fare qualcosa assieme, di fare progetti, di costruire insieme, non da soli, tra cattolici, ma con tutti coloro che hanno buona volontà.

Solo cosi si giunge ad una sintesi delle diverse ricchezze culturali. La Chiesa dev’essere fermento di dialogo, di incontro, di unità. È chiamata a dare il proprio contributo critico e a interagire con altre culture in vista del bene comune, nell’orizzonte più vasto dell’annuncio del Vangelo in un tempo di rinascita.

In sintesi

Il messaggio sintetico che ci viene dato all’inizio del cammino sinodale sembra questo: partire dal basso, guardare nel basso, ossia nella profondità dell’essere umano, della Chiesa, della storia. Anche la Trinità va considerata partendo non dall’astratto ma dalla storia, dall’umanità, quale realtà incarnata nei singoli credenti, nel popolo di Dio. La Trinità è presente dentro l’umanità, restando realtà eminente. Detto altrimenti, mentre si ascolta la gente, siamo invitati a guardare verso l’ultimo piano oggettuale della realtà delle persone, della Chiesa e della storia. Nelle persone, nel popolo di Dio, nelle associazioni, nelle aggregazioni cristiane, nel creato stesso possiamo scorgere i germi e la capacità di essere trinitari, esseri relazionali e comunitari, sinodali. Non possiamo dimenticare questa dimensione profonda e strutturale. A livello di metodo, dunque, si tratta di partire dalla fede, dalla sua esperienza di vita, che ci offre una visione ampia, comprensiva di contenuti esperienziali multipli, approfonditi da varie scienze.

Certamente nel cammino sinodale si deve dare importanza all’ana1isi sociologica, all’apporto di altre scienze umane, ma queste non rimandano all’ultimo piano oggettuale che appartiene propriamente all’essere.

Per vivere bene il cammino sinodale ci vuole soprattutto ascolto della Parola incarnata, ascolto della Trinità, che abita e parla in noi come tre Persone in comunione. Il cammino sinodale non è solo un insieme di eventi che si celebrano e basta. È soprattutto un lavoro costante che coinvolge tutti. Un lavoro costante, nell’umiltà. È un crescere graduale e silenzioso come quello del bosco. Per compiere un cammino sinodale, durante il quale si immagina di costruire la Chiesa in termini di comunione trinitaria, occorre essere mossi dallo Spirito d’amore e della verità.

Una sinodalità senza Spirito può ridursi a populismo. È l’accoglienza del dono dello Spirito che rende autentico il cammino sinodale. Occorre essere aperti alla sua azione modellatrice. Lo Spirito ci aiuta a leggere la realtà, a percepire ciò che va fatto per portare a compimento la dimensione trascendente della nostra vita, della storia umana, ossia il Regno di Dio. Esso è da concepirsi in termini di comunità d’amore, di figliolanza, di fraternità, di pace messianica.

Solo percorrendo un simile cammino possiamo recuperare nella società una immagine più autentica della Chiesa, non ridotta alla sua dimensione assistenziale. Solo lo Spirito può rinnovare la nostra passione missionaria, per il Regno di Dio.

Solo lo Spirito può aiutarci a rendere più sinodali le strutture partecipative, ad attivare la forma sinodale delle nostre Chiese locali, comprese quelle che sono più piccole, per essere pronti nel 2025 a celebrare1’anno giubilare.

Solo lo Spirito santo può aiutarci a convertire pastoralmente le nostre parrocchie, affinché diventino luoghi ove i laici assumano le loro responsabilità pastorali e i presbiteri rimodulano la loro presenza e il loro rapporto come altre componenti.

In definitiva, si tratta di essere capaci di far proprio uno stile sinodale in maniera universale. In vista di ciò si tratta di coinvolgere tutti i credenti perché si sentano sinodali, capaci di iniziative di comunione, in continuo movimento attraverso la storia, nei vari territori. La sinodalità deve essere riconosciuta più come un essere, più che un fare. La sinodalità è un tempo continuo di conversione.

In definitiva, dobbiamo capire questo: il Sinodo lo fa soprattutto lo Spirito. Basta che Lo riconosciamo come Dio, al quale fare spazio. Il Sinodo viene fatto da1«noi», come Corpo mistico, popolo di Dio in contesto, che dispiega le vele. Lo Spirito soffia e spinge al largo. Pone la Chiesa in uno stato di sinodalità. La indirizza verso le attese dell’umanità e del Regno.

NB 1) Per vivere più intensamente il prossimo cammino sinodale, contestualizzandolo nella nostra Chiesa locale, sarà importante presentare (se non si è ancora fatto), nei Vicariati e nelle varie comunità, gli elementi essenziali dell’Evangelii gaudium, dell’Amoris laetitia e delle encicliche di papa Francesco Laudato si’ e Fratelli tutti;

NB 2) Tutte le realtà ecclesiali della diocesi sono chiamate a sintonizzarsi su queste prospettive e a dare precedenza, rispetto ai programmi particolari, alle varie attività diocesane che saranno man mano programmate in vista del cammino sinodale.

***

Di seguito viene riportata la Carta d’intenti per il «cammino sinodale» che siamo chiamati a compiere e che culminerà con il Giubileo.

1. Le ragioni del sinodo

Con l’Assemblea generale dei vescovi (24-27 maggio 2021) si è dato inizio al “Cammino sinodale”, con la messa a fuoco del tema e la presentazione di una possibile road map, una carta di intenti. Non si punta a celebrate un Sinodo, bensì ad acquisire uno stile sinodale permanente nelle nostre diocesi che culminerà in un Giubileo (2025).

II cammino sinodale è un percorso ove debbono incrociarsi due movimenti: dall’alto e dal basso. Il primo movimento è rappresentato da1 Convegno di Firenze. In quell’esperienza e già stato concentrato il materiale per una sorta di magistero teologico-pastorale italiano. Ora si tratta, inizialmente, di procedere dal basso, mediante una vera e propria consultazione (ascolto) del popolo di Dio. Varie sono le ragioni del cammino sinodale. Sono essenzialmente due:

a) L’ascolto della vita personale e comunitaria

In un tempo di travaglio, rappresentato dalla pandemia e dalla successiva tappa di rinascita, occorre mettersi in ascolto della vita personale e comunitaria, per intercettare nuove domande e tentare nuovi linguaggi al fine di accompagnare la rigenerazione, di rafforzare quanto di buono e di bello si è fatto, di riaccendere la passione pastorale, di rinnovare l’agire ecclesiale mediante un costante discernimento comunitario cristiano, di cogliere i segni di rinnovamento per il dopo-pandemia. Detto altrimenti, si tratta di coltivare un ascolto, un’immaginazione e una pratica in vista di un’Agenda di “temi di ricerca”.

Più che cercare affannosamente soluzioni immediate, sarà importante indicare i “punti cruciali” dell’azione pastorale del prossimo futuro, facendo tesoro di quanto si è imparato nel travaglio del tempo presente. Ossia:

* l’abbondante semina della Parola anche attraverso canali di ascolto rinnovati;

* la proposta della lectio e della meditazione personale quale nutrimento per la vita spirituale;

* la formazione della coscienza;

* il ricupero dell’aspetto escatologico della fede cristiana nell’aldilà e nella speranza oltre la morte;

* la complementarità di celebrazioni sacramentali nelle comunità e di forme rituali vissute nello spazio familiare;

* la catechesi proposta con modalità e luoghi che superino il modello scolastico;

* l’azione educativa verso ragazzi, adolescenti e giovani adatta ad accompagnare nei passaggi della vita;

* la necessità di un’alleanza familiare per correggere il regime di appartamento e aprirlo alla scuola e alla comunità;

* l’urgenza di una nuova stagione di solidarietà e carità, per venire incontro all’aumento prevedibile e drammatico delle povertà materiali e della solitudine spirituale;

* la forza dell’impegno civile attraverso i corpi intermedi della società che e stato il collante nel momento della crisi;

* e, non da ultimo, la pratica di una cittadinanza e di un servizio politico all’altezza delle ripresa auspicata.

b) La prospettiva sintetica del cammino

Nell’intraprendere un “cammino sinodale” per il prossimo quinquennio (a partire dall’Evangelii gaudium alla luce del discorso di papa Francesco a Firenze) vi è una prospettiva sintetica da tener presente. Ossia, quella che passa dal modello pastorale in cui le Chiese in Italia erano chiamate a recepire Orientamenti a un modello che introduce a un percorso sinodale con cui la Chiesa si mette in ascolto e in ricerca per individuare proposte e azioni pastorali comuni. Detto diversamente: una prospettiva in cui si passa da una pastorale deduttiva e applicativa a un metodo pastorale di ricerca e di sperimentazione che implica ascolto, ricerca e proposte.

2. Modalità del sinodo

La scommessa del cammino chiama anzitutto la Chiesa al risveglio della sua coscienza missionaria e, prima, della sua coscienza comunitaria e trinitaria. Da ciò derivano per la Chiesa: uno stile ecclesiale, un metodo sinodale, pervasi da sensus ecclesiae,  slancio, comunionalità, ardore.

3. Scansione dei tempi

a) Il cammino avrà un arco temporale che va dal 2021 al 2025, anno del Giubileo.

Avvio del processo sinodale (2021): domenica 17 ottobre alle 18 in cattedrale;

Prima tappa: dal basso verso l’alto (2022): coinvolgimento del popolo di Dio con momenti di ascolto, ricerca e proposta nelle diocesi, parrocchie e realtà ecclesiali.

Seconda tappa: dalla periferia al centro (2023): momento unitario di raccolta, dialogo, confronto con tutte le anime del cattolicesimo italiano;

Terza tappa: dall’alto verso il basso (2024): sintesi delle istanze emerse e consegna, a livello regionale e diocesano, delle prospettive di azione pastorale con relativa verifica.

Giubileo del 2025: verifica a livello nazionale per fare il punto del cammino compiuto.

b) I primi passi del cammino ovvero l’avvio del processo sinodale (2021) con i seguenti passaggi:

– Formazione di un Gruppo di lavoro affinché formuli un’Agenda di temi di ricerca (da sottoporre alla discussione delle Conferenze episcopali regionali) e una bozza di statuto per il cammino sinodale;

– Un’Assemblea straordinaria dei vescovi per varare il cammino sinodale, approvare l’Agenda per il cammino sinodale, lo statuto del cammino sinodale, un agile regolamento, un comitato per la regia del percorso e l’indicazione di strumenti per l’ascolto e la proposta, di una piattaforma digitale;

– Nei primi mesi dell’anno 2022 si avrà l’avvio del percorso nelle diocesi e nelle Regioni ecclesiastiche.

4. Conclusione

Rendere capillare la sinodalità vuol dire far parlare tutti quelli che lo desiderano, dare delle opportunità a tutti, creando dei luoghi e dei tempi di ascolto (con l’intento di accrescere la comunione, la partecipazione, la missione).

Il primo anno dovrà essere il tempo di un ascolto profondo. In vista di ciò bisognerà dotarsi di strumenti, cominciare ad attivarli a partire dall’autunno, mirando all’incontro delle persone (famiglie, associazioni, gruppi di  giovani e di adulti, professionisti ecc.), non arrivando solo ai praticanti. I vicariati, le unità pastorali dovranno essere delle cinghie di trasmissione e punti di raccolta importanti, per arrivare ad ascoltare nelle case, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei rioni…

L’obiettivo è di mettere in campo una forma rinnovata dell’annuncio del Vangelo. In vista di ciò la Chiesa non deve essere seduta, ma più capace di profezia, più agile, non frenata da strutture superflue non più sostenibili. Occorre, in particolare, continuare la conversione pastorale che già si e iniziata nelle parrocchie e che mira a renderle più missionarie, più partecipate dai laici (cf. lettera pastorale Voi siete la luce del mondo per l’anno 2015-20 e il sussidio pastorale Nuova evangelizzazione: luoghi pastorali 2020-21, ma non va dimenticato il documento post-sinodale, Collaboratori della vostra gioia).

  •  Articolo pubblicato sul settimanale diocesano di Faenza-Modigliana, Il Piccolo, il 10 giugno 2021, pp. 6-7.

 

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