Chiesa italiana: contro l’usura

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Saluto del Segretario Generale della CEI, mons. Stefano Russo, al convegno promosso dalla Consulta Nazionale Antiusura.

Cari amici delle Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura,

impegni già fissati precedentemente a questo vostro convegno m’impediscono di essere oggi presente lì tra di voi. Per questo vi raggiungo con un messaggio che, oltre essere espressione di saluto, intende sottolineare l’importanza di questo momento. Il titolo scelto – Scenari e Responsabilità sociali, economiche e finanziarie dopo l’emergenza sanitaria: quali rischi e opportunità per la cura del bene comune” – richiama molteplici aspetti del complicato momento storico che stiamo attraversando.

Una riflessione che, peraltro, si affronta all’interno di scenari inediti e dai contorni indefiniti perché – lo sappiamo – la pandemia non è ancora alle spalle. La continua risalita del numero dei contagi e, persino, delle vittime in Italia e in molti Paesi del mondo ne è una conferma. Ci rendiamo conto che, per far fronte alla situazione generata dal Covid, occorrono interventi a vasto raggio, trattandosi di un’emergenza sanitaria che ha innescato, a sua volta, un’emergenza economica e sociale, con pesanti ricadute sulle persone, sulle famiglie, sulle imprese. Le stesse relazioni interpersonali ne soffrono, segnate da comprensibili timori di contagio. Ne abbiamo un esempio posando lo sguardo sulle fatiche che si misurano nel mondo della scuola, con i nostri ragazzi e giovani costretti a un distanziamento tutt’altro che naturale per la loro età.

Osserviamo, fra l’altro, che il quadro internazionale è altrettanto compromesso, rendendo oltremodo difficile una risposta alla crisi. Gli spostamenti e i viaggi per lavoro o per turismo ne risentono, i commerci fra gli Stati subiscono pesanti contrazioni con ulteriori ricadute sui sistemi produttivi e, quindi, sull’occupazione, innescando così una catena di effetti negativi.

Le difficoltà socio-economiche avranno un forte impatto sulla vita delle persone. Diversi osservatori prevedono conseguenze drammatiche per le famiglie. Le vostre Fondazioni sono un campanello d’allarme in tal senso: quanti stanno già ricorrendo a prestiti usurai che alimentano le mafie e la corruzione nel Paese? Sappiamo che l’usura è un fenomeno le cui dimensioni non sono quantificabili a causa dell’ampiezza della domanda e dell’offerta. È un fenomeno ancora sommerso con pochissime denunce in tutta Italia.

Le stime aggiornate della Consulta Nazionale Antiusura parlano di circa 2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altre 5 milioni appena “sopra-soglia”, cioè in equilibrio precario tra reddito disponibile e debiti “ordinari”. Di queste, circa 800mila persone o 350mila famiglie sono nell’area dell’usura. Con realismo, si può stimare che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d’insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell’usura.

Anche le aziende sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia: 40.000 (dato Confcommercio) potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata. Il problema dell’usura, insomma, è alquanto complesso e richiede una presa di coscienza attenta e consapevole. Soprattutto da chi ha responsabilità perché si eviti che chi versa in difficoltà sia costretto a rivolgersi a usurai senza scrupoli.

In questo quadro, possiamo immaginare una reazione corale, virtuosa ed efficace? Diversi soggetti stanno già operando in tal senso, e ne abbiamo riscontro dall’impegno e dalla dedizione delle istituzioni sanitarie, dalle decisioni assunte da varie istituzioni politiche, dalle risposte generose che giungono dalle realtà educative, da tante amministrazioni locali, dal volontariato, dalle stesse comunità cristiane che, con generosità, si sono attivate per stare accanto a chi è nel bisogno.

In momenti come questi si avverte, inoltre, l’urgenza di tutelare con particolare cura i soggetti più deboli e fragili, coloro che magari già prima della pandemia sperimentavano povertà, sofferenze, solitudini, emarginazione, tutte situazioni aggravatesi proprio con l’avvento del Covid. Da qui l’invito a intraprendere azioni che aiutino a superare questa fase senza costringere le prossime generazioni a portare il peso di pesanti debiti, non solo finanziari, accumulati nell’attuale emergenza.

Non di meno occorre rilevare che, pur nella drammaticità di ciò che stiamo vivendo, possiamo cogliere qualche opportunità per il nostro futuro. Si tratta, per esempio, di migliorare la predisposizione ad affrontare situazioni imprevedibili e inattese come quella presente; di rimodellare i sistemi economici con una rafforzata sostenibilità ambientale; di intraprendere scelte politiche nella direzione di una vera giustizia sociale; di costruire relazioni internazionali fondate sulla cooperazione e la pace; di investire sull’istruzione e la ricerca; di scommettere maggiormente sui legami interpersonali e sulla edificazione di

società più giuste, aperte, attente a ogni dimensione dell’essere umano, compresa quella religiosa e spirituale. In questo può essere essenziale stringere alleanze e reti collaborative tra Istituzioni e Organismi, impegnati su obiettivi comuni.

So che diverse associazioni antiusura sono in contatto con le Caritas locali; auspico che per il futuro si possa attivare sempre più una proficua collaborazione fra queste realtà nel segno di quella prossimità, che vi vede spesso in contatto con le ferite profonde dell’umanità del nostro tempo. L’incoraggiamento è anche traccia per il cammino futuro perché la cura del bene comune non sia un sogno, ma diventi realtà che unisce.

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