Venezuela – vescovi: ultima chiamata

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appello vescovi

La Conferenza episcopale venezuelana ha denunciato la «gravissima situazione del paese», le «terribili conseguenze di un modello economico» autoritario e comunista, le violente persecuzioni verso ogni dissenso, l’impoverimento di un intero paese. L’esortazione pastorale porta la data dell’11 gennaio ed è frutto dell’ultima assemblea episcopale, radunata in forma virtuale il 7-9 gennaio 2021.

«Accompagnando e interpretando il sentimento della maggioranza dei venezuelani, insistiamo ancora sul fatto che il paese ha bisogno di un cambiamento radicale nella conduzione politica, che richiede al governo una decorosa integrità, razionalità e sentimenti di amore al paese per contenere il mare di sofferenza del popolo. Così come l’urgente disponibilità per trovare una via legale e pacifica che porti al più presto alle elezioni presidenziali e parlamentari in condizioni di libertà e uguaglianza per tutti i partecipanti, col controllo di organismi plurimi. Siamo consapevoli di chiedere al governo un atto di coraggio. Ma esso è necessario per il bene delle persone, soprattutto dei più poveri».

«Il mese scorso ci sono stati due eventi di grande importanza per la politica nazionale, il voto del 6 dicembre e la consultazione popolare, certo assai espressivi della drammatica divisione del paese. Le cosiddette “elezioni” sono state segnate da gravi irregolarità, scarsa partecipazione e misconoscimento da un vasto settore internazionale.

La nostra conferenza episcopale nel suo messaggio del 15 ottobre 2020, aveva correttamente previsto che “lungi dal contribuire alla soluzione democratica della situazione politica che stiamo oggi vivendo, (le elezioni) tendono ad aggravarla e non aiutano a risolvere i veri problemi della gente”. Sia la scarsa partecipazione che i suoi risultati non esprimono la volontà del popolo, né riflettono il pluralismo sociale. L’istallazione di una Assemblea Nazionale priva di fondamento democratico, in un contesto di revanscismo, non aiuta a risolvere i problemi del popolo e non alimenta la fiducia per il rinnovamento del paese».

La consultazione popolare finalizzata allo svolgimento di libere elezioni presidenziali e parlamentari, che ha avuto una partecipazione significativa, non le prevede nell’immediato futuro.

Continua il processo di impoverimento. Secondo una indagine dell’università cattolica Andres Bello di Caracas i livelli di povertà hanno collocato il paese all’ultimo posto  dell’America Latina e dei Caraibi. Il 96% dei venezuelani vive in povertà e il 70% in povertà estrema. Mentre un gruppo ristretto si arricchisce a scapito della popolazione. È peggiorata la qualità della vita, dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, mentre una iperinflazione e svalutazione inarrestabili gravano sulla popolazione. Proprio nel momento in cui la pandemia richiederebbe solidarietà servizio e cura reciproca, peraltro dimostrati da medici, personale sanitario e volontari.

Una quadro drammatico e fosco che su queste pagine è stato raccontato con precisione da Antonio Teixeira (cf. SettimanaNews: Vincere il male con il bene; Il potere ignora i poveri) e che chiama il presidente Nicolas Maduro, al potere dal 2013, e il suo partito (Psuv) ad assumersi la responsabilità. Il testo episcopale si chiude con una nota di speranza.

La prossima beatificazione di J. Gregorio Hernandez, come modello di servizio per i poveri e di una professionalità medica generosa può aprire spazi di dialogo  e riconciliazione in ordine alla giustizia, alla libertà e alla fratellanza richiesta dalla fede in Dio.

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