Venezuela: il potere ignora i poveri

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Nello stallo che si è creato tra i due contendenti, Maduro e Guaidó, a rimetterci sono i più vulnerabili. Le loro voci sono del tutto ignorate. Un’istantanea della situazione nel paese ci viene offerta dal teologo dehoniano p. Antonio Teixeira, amico e collaboratore di SettimanaNews.

Nelle guerre di solito a soffrire di più sono i poveri e i deboli. Le posizioni radicali non conducono mai a situazioni che giovano alla maggioranza della popolazione. In Venezuela viviamo una guerra politica. La civetteria tra politici per la lotta del potere fa precipitare il paese in un abisso che sembra non aver fondo.

I due contendenti

Guaidó conta sul riconoscimento internazionale e sul controllo di alcuni importanti fondi patrimoniali internazionali. Maduro controlla il paese all’interno. Isolato dal panorama internazionale, si serve delle forze armate e delle alleanze che con l’Iran, la Russia e la Cina per dimostrare di non essere indebolito.

Nessuna delle azioni dei due leader cerca il benessere della gente, ma il controllo del potere. Le porte che conducono al dialogo sono chiuse. Tutto è radicalizzato e nessuno vuol perdere il terreno guadagnato. Tuttavia, né Maduro né Guaidó hanno perso terreno. Nessuno dei due può dire di trovarsi in una situazione più favorevole rispetto al mese passato e, anche così, continuano a insistere nelle loro posizioni radicalizzate. Come trovare una via d’uscita al paese che giovi alla gente e non dell’ego di questi due leader?

Ogni tentativo di sbarazzarsi del nemico con la forza appare assurdo. La Procura degli Stati Uniti ha offerto recentemente un compenso di vari milioni di dollari per la cattura di funzionari del governo venezuelano, accusati di narcotraffico. Tra questi spicca la figura di Nicolás Maduro, per il quale viene offerto un compenso di 15 milioni di dollari. Mi chiedo a che serve tutto questo scenario politico-giuridico. La Procura nordamericana è proprio convinta che qualche mercenario oserebbe catturare un presidente circondato da nove anelli di sicurezza e consegnarlo alla giustizia? Si vuole far risaltare la criminalità dei governanti favorevoli a Maduro? Fin dove vuole condurci questa guerra per il potere?

Oggi c’è meno speranza di ieri e si vedono con sempre minore chiarezza gli orizzonti che possano condurre ad una uscita dalla situazione. È chiaro che il Covid-19 e le sanzioni imposte al Venezuela hanno aggravato la situazione, ma soprattutto quella di coloro che non hanno né potere politico né potere economico.

L’inefficienza gestionale di Maduro, assieme alle sanzioni, hanno portato il paese a fermarsi. In effetti, il Venezuela, pur essendo il paese con le maggiori riserve di petrolio accertate nel mondo, non dispone di benzina per i venezuelani. Solo alcuni, dopo un’attesa di ore in file interminabili, riescono a comperare 20 litri di carburante. Nelle regioni più lontane dalla capitale ci sono persone che fanno tre giorni di veglia per appena pochi litri. Coloro che dispongono di risorse finanziarie possono comperare, attraverso il contrabbando, 20 litri per 30 dollari (costa di più che in USA). Devo chiarire che la benzina in Venezuela non ha prezzo, la gente offre quello che le pare.

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La mancanza di benzina ha avuto come conseguenza la penuria nelle città capoluogo. Tuttavia, paradossalmente, in un paese dove c’è la fame e la penuria, molti agricoltori hanno perso parte dei loro raccolti perché non c’è chi li trasporti per mancanza di carburante.

Una pesantissima svalutazione

La svalutazione del bolivar ha raggiunto livelli inimmaginabili. Siamo passati da un dollaro a 70.000 all’inizio della pandemia, da un dollaro a 200.000 attualmente. Questo si è riflettuto in maniera significativa sui prezzi, al punto che, pur essendo il bolivar la moneta ufficiale, il governo ha pubblicato il listino di controllo dei prezzi in dollari. La scarsità e i prezzi alti significano che stiamo tornando alla situazione di fame del 2017 quando era frequente vedere gruppi di persone fuori dei ristoranti che aspettavano i rifiuti per poter approfittare di alcuni avanzi.

Nella casa di formazione (seminario) in cui io vivo, aiutiamo due giorni la settimana dando da mangiare a persone che hanno poche possibilità. Significativo è che nel giro di due settimane siamo passati da due commensali a oltre 60. I volti delle persone che ricevono il pasto sono segnati dagli effetti della fame.

Per poter capire meglio la situazione, racconto ciò che è capitato a me recentemente. Sono andato al supermercato e ho speso tutto il mio salario di decano di una facoltà per degli acquisti che basteranno appena due settimane. Ho speso 20 milioni di bolivar senza aver comperato alimenti non deperibili, né prodotti per l’igiene della casa e personale. Devo dire però che mi sento fortunatissimo, almeno ho il sufficiente per dar da mangiare a sei persone.

Alcune ore più tardi, un’amica mi chiama e mi dice che le avevano depositato in banca 300.000 bolivar per la sua quindicina. Questo è sufficiente appena per poco più di un chilo di pomodori che ne costa 200.000. Questa fatto evidenzia molto bene la tragedia vissuta da più dell’85% della gente. Come può vivere la mia amica, che assiste anche sua madre, con un salario quindicinale che vale meno di due dollari, se si pensa che, secondo il listino dei prezzi, una confezione di uova costa due dollari e mezzo?

Devo aggiungere che tra il 2017 e il 2019 sono emigrati più di 5 milioni di persone; questo dice che molta gente in Venezuela viveva di aiuti delle rimesse familiari che venivano dall’estero. Attualmente, a causa della crisi del Covid-19, migliaia di questi migranti sono rimasti senza lavoro e senza possibilità di inviare aiuti ai loro cari.

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La latitanza dell’ONU

Questo è il dramma del Venezuela, un dramma che si accentua sempre più per una stupida lotta per il controllo del potere. Quale via di uscita vedo? Solo una: la mediazione! Non una mediazione che si riduca a un accordo tra poteri, ma una mediazione che giovi alla vita della gente. Oggi è possibile ascoltare la gente, conoscere le loro sofferenze e sentire le loro grida.

La tecnologia non serve solo per fare lezioni in tempo di pandemia, o per inviare un articolo come farò tra pochi minuti, ma può anche essere utilizzata per ascoltare il lamento dei più vulnerabili. Non costa niente ascoltare un numero considerevole di individui in prima persona che raccontano la loro sofferenza e propongono soluzioni.

Perché organismi come l’ONU, che prendono decisioni vincolanti per la politica degli Stati, non hanno il coraggio di ascoltare questi individui in prima persona, ascoltare le loro lamentele, le loro sofferenze e le loro proposte alternative? È assurdo non farlo. Se continuiamo ad alimentare il controllo del potere riconoscendo solo due interlocutori nel paese, Guaidó e Maduro, continueremo a mettere a tacere le grida di coloro che realmente dovrebbero essere i protagonisti di questa storia.

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